L’evidenza legale, filosofica e documentaria a supporto della posizione di diritto di Srila Prabhupada come Guru Iniziatore per l’ISKCON
dal KRISHNAKANT
Prefazione del Dr. Kim Knott,
Professore di Studi Religiosi all’Università di Leeds, UK
Richiesto originariamente per essere sottomesso ad un comitato scelto del GBC dell’ISKCON nell’Ottobre 1996
THE FINAL ORDER - Pubblicato dall’ISKCON Revival Movement (IRM)
Per ogni tipo di informazione relativa ai contenuti di questo libro, contattare l’autore al seguente indirizzo di e-mail: irm@iskconirm.com
Copyright 2001, Tutti i diritti riservati
Prima Edizione: Novembre 2001 – 2000 Copie Seconda Edizione: Luglio 2002 – 3000 Copie
Prefazione del Dr. Kim Knott Premessa Introduzione L’evidenza Obiezioni in relazione diretta alla forma e alle circostanze dell’ordine Il Nastro della Nomina Altre obiezioni relative Conclusione Che cos’è un ritvik? Diagrammi Citazioni rilevanti dagli insegnamenti di Srila Prabhupada Il guru ha bisogno di essere presente fisicamente? Seguire l’istruzione, non il corpo I libri sono sufficienti Srila Prabhupada è il nostro guru eterno
La lettera del 9 Luglio 1977 “A tutti i GBC e Presidenti di Tempio” Altre prove Lettera di Tamal Krishna Goswami Lettera di Rameshwar Swami Conversazioni in stanza Confessioni di Tamal Krishna nella Casa Piramide Dichiarazione di Volontà di Srila Prabhupada (4 Giugno 1977) Codicillo (5 Novembre 1977)
del Dr. Kim Knott, Professore in Studi Religiosi all’Università di Leeds, UK
Recentemente, mentre stavo compilando una carta su ‘Percezioni di Srila Prabhupada dall’interno e dall’esterno’, mi sono trovato a fare giustizia ai diversi punti di vista mantenuti dai devoti a proposito della successione disciplica e il ruolo dei guru in seguito alla scomparsa di Srila Prabhupada nel 1977. Naturalmente ero stato consapevole prima di ciò dei periodi di crisi che circondarono la caduta di guru individuali e le ondate di shock e tristezza sperimentate dai loro discepoli iniziati e da confratelli e consorelle. Avevo sperato, come molti, che le riforme alla posizione del guru negli anni Ottanta avrebbero risolto le difficoltà nella guida dell’ISKCON e sulle iniziazioni. Riguardando questa questione mentre preparavo la mia carta, ho letto alcuni degli argomenti a favore e contro il sistema attuale così come l’opera di altri studiosi sulle questioni del guru e della successione. Era chiaramente ancora una questione accesa. Nell’ultimissimo studio sull’Istituzione della Parampara, nel volume 5 del Giornale di Studi Vaishnava, Jan Brzezinskih ne discute vari aspetti, rimarcando l’importanza di guida qualificata e carismatica nel futuro dell’ISKCON. Il suo è solo un punto di vista, ma è indicativo del potere di questo soggetto di motivare interesse dentro e fuori il Movimento.
In seguito, nel 1996 mi è stato chiesto di leggere L’Ordine Finale, per dare le mie opinioni e per discutere le questioni poste in esso. Leggendolo, sono rimasto senza alcun dubbio che questo era un argomento di grandissimo significato per l’ISKCON che un gran numero di devoti prendeva molto sul serio. Mi sembrava che esso sollevasse importanti questioni teologiche a riguardo dell’autorità spirituale e la sua trasmissione, la relazione del discepolo e il rappresentante di Krishna, il guru, e gli oggetti appropriati dell’adorazione devozionale. Da esterno, non mi sento molto capacitato a giudicare sull’argomento (ed incapace di pesare l’evidenza presentata qui contro l’evidenza per il presente sistema degli acharya). Tuttavia, sono in grado di proporre quel che è presentato qui come un tentativo serio di dibattere il caso che Srila Prabhupada stabilì un sistema di ritvik guru che egli intendeva avrebbero dovuto iniziare discepoli a suo nome. Spero che esso sarà letto con attenzione e discusso ampiamente, non perché appoggio o condanno la sua posizione, ma perché le questioni profonde che solleva esigono considerazione a tutti i livelli. Ogni devoto ha un profondo interesse in questa materia.
Senza dubbio non è saggio per un esterno rimanere coinvolto scrivendo una prefazione del genere, ma i miei motivi rimangono il mio interesse verso il Movimento e la mia benevolenza verso tutti i suoi devoti.
Kim Knott, Febbraio 1997
Questo libro è un umile tentativo di presentare le istruzioni che Srila Prabhupada lasciò alla Commissione del Corpo Governativo, o GBC, su come intendesse che le iniziazioni continuassero all’interno dell’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna. Sebbene ci riferiremo a parecchie carte ed articoli che sono stati pubblicati da devoti anziani dell’ISKCON su questo soggetto, i punti principali di riferimento saranno il manuale ufficiale più recente del GBC sull’iniziazione intitolato “Guru e Iniziazioni nell’ISKCON” (a cui ci riferiremo d’ora in poi come GII), e la carta ‘Compreso su mio ordine’ che è menzionata sotto la sezione 1.1 delle ‘Leggi dell’ISKCON’:
In GII è intenzione chiaramente affermata del GBC di rimuovere incoerenza e contraddizione dai codici dell’ISKCON e dalle leggi che circondano guru, discepoli e guru tattva in generale, stabilendo così un siddhanta finale: Preghiamo sinceramente che questa carta sia in linea con quegli stessi obiettivi.
Nell’interesse di maggiore consistenza e castità filosofica, sentiamo che ci sono ancora una o due discrepanze non pienamente indirizzate in GII che potrebbero essere di beneficio mediante ulteriore investigazione e discussione. Sebbene alcune delle questioni che confrontano queste discrepanze possano sembrare parecchio radicali, persino penose da trattare, sentiamo che fronteggiarle ora minimizzerà moltissimo la confusione futura e la deviazione potenziale. Non è senza precedenti che i sistemi dei guru nell’ISKCON siano stati revisionati in modo radicale. In passato sono stati rimossi simboli, abbreviate cerimonie e spostati paradigmi – tutto ciò senza troppe spaccature a lungo termine.
Nell’intero schema delle cose l’ISKCON è indubbiamente l’Associazione più importante sul pianeta. È perciò imperativo che sia mantenuta una costante vigilanza per assicurarsi che l’Associazione non devii nemmeno di un milionesimo della punta di un capello dai parametri manageriali e filosofici fissati dall’Acharya Fondatore. Srila Prabhupada sottolineava costantemente che non dobbiamo cambiare, inventare o speculare; ma semplicemente continuare ad espandere quello che egli stabilì con così tanta cura e pena. Quale momento migliore che il suo centenario per esaminare da vicino i modi in cui stiamo portando avanti la missione di Srila Prabhupada?
È nostra convinzione che il sistema presente dei guru nell’ISKCON dovrebbe essere portato pienamente in linea con l’ultima direttiva firmata da Srila Prabhupada sull’argomento; il suo ordine finale sulle iniziazioni, rilasciato il 9 Luglio 1977 (vedere l’Appendice). Talvolta qualcuno mette in discussione l’enfasi posta su questa lettera rispetto ad altre lettere o insegnamenti. In nostra difesa ripeteremo semplicemente un assioma che il GBC stesso usa nel manuale GII:
Poiché la lettera del 9 Luglio è veramente l’istruzione finale sulle iniziazioni nell’ISKCON, rivolta come fu all’intero Movimento, deve essere vista in una categoria a parte. Sarà mostrato che l’accettazione piena e l’implementazione di quest’ordine non cozzano in alcun modo con gli insegnamenti di Srila Prabhupada.
Non abbiamo alcun interesse in teorie cospirative, né intendiamo rispolverare i dettagli cruenti delle difficoltà spirituali di individui sfortunati. Quel che è fatto è fatto. Possiamo certamente imparare dagli errori precedenti, ma preferiremmo tracciare la via per un futuro positivo di riunificazione e perdono piuttosto che indugiare troppo a lungo sugli scandali del passato. Per quel che riguarda gli autori, la vasta maggioranza di devoti nell’ISKCON si sta sinceramente sforzando di soddisfare Srila Prabhupada; e dunque consideriamo che sia assai improbabile che qualcuno stia disobbedendo in modo deliberato, o inducendo altri a disobbedire, un ordine diretto del nostro Acharya Fondatore. Non di meno, in un modo o nell’altro, sembra come se certe aberrazioni di epistemologia e dettagli manageriali si siano fatti strada nell’ISKCON in generale negli ultimi diciannove anni. Nell’identificare queste aree grigie preghiamo di poter essere di un qualche aiuto nello sradicare le ostruzioni non necessarie al nostro servizio devozionale verso Srila Prabhupada e Krishna.
In questo libro presenteremo come evidenza la documentazione firmata rilasciata personalmente da Srila Prabhupada e copie delle conversazioni, che sono state tutte accettate come autentiche dal GBC. Poi guarderemo con attenzione sia ai contenuti sia al contesto di questi materiali per vedere se essi debbano essere presi in modo letterale o se esistono istruzioni modificatrici che possano alterare in modo ragionevole il loro significato o la loro applicabilità. Discuteremo anche tutte le questioni filosofiche rilevanti sollevate in connessione con questa evidenza e risponderemo a tutte le obiezioni più comuni contro un’accettazione testuale della lettera sulle iniziazioni del 9 Luglio. Ed infine vedremo come il sistema dell’acharya ufficiante, come delineato nell’ordine del 9 Luglio, potrebbe essere implementato con il minimo disturbo.
Baseremo tutti i nostri argomenti solamente sulla filosofia e le istruzioni date da Srila Prabhupada nei suoi libri così come in lettere, lezioni e conversazioni. Preghiamo umilmente, per misericordia di tutti i Vaishnava, di non essere causa di offesa verso nessuno o di smembrare in qualche modo la missione vitale di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Srila Prabhupada.
Chiunque conosceva Srila Prabhupada notava spesso la sua natura meticolosa. La sua attenzione minuziosa verso ogni dettaglio del suo servizio devozionale era una delle caratteristiche che lo distinguevano; e per coloro che lo servirono più da vicino, era l’evidenza intrinseca del suo amore profondo e del suo attaccamento per il Signore Sri Krishna. Tutta la sua vita fu dedicata a portare avanti l’ordine del suo maestro spirituale, Srila Bhaktisiddhanta, e in quel dovere egli fu straordinariamente vigilante. Egli non lasciò nulla al caso, sempre correggendo, guidando e rimproverando i suoi discepoli nel suo sforzo di stabilire l’ISKCON. La sua missione fu la sua vita. Egli disse persino che l’ISKCON era il suo corpo.
Per Srila Prabhupada sarebbe certamente stato del tutto fuori dal suo modo di fare quello di lasciare nell’aria, nell’ambiguità o in qualche modo aperta al dibattito o alla speculazione una questione così importante, quale quella del futuro delle iniziazioni nella sua amata Associazione. Ciò è particolarmente vero alla luce di quel che avvenne alla missione del suo maestro spirituale che, come egli stesso sottolineò spesso, fu distrutta in parte attraverso l’operazione di un sistema non autorizzato di guru. Tenendo questo in mente, cominciamo con i fatti che nessuno mette in discussione:
Il 9 Luglio 1977, quattro mesi prima della sua dipartita fisica, Srila Prabhupada fissò un sistema di iniziazioni impiegando l’uso di ritvik o rappresentanti dell’acharya. Srila Prabhupada istruì che questo sistema dell’acharya ufficiante doveva essere istituito immediatamente e procedere da quel momento in poi, o ‘henceforward’ –(vedere l’Appendice). Questa direttiva manageriale, che fu inviata a tutti i GBC e Presidenti di Tempio dell’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna, istruiva che da quel momento in poi gli 11 ritvik nominati avrebbero dato i nomi spirituali, le corone per recitare il maha-mantra e i mantra gayatri ai nuovi iniziati. I ritvik dovevano agire per conto di Srila Prabhupada e i nuovi discepoli sarebbero diventati tutti discepoli di Srila Prabhupada. Srila Prabhupada diede così delega totale su chi avrebbe potuto ricevere l’iniziazione, rendendo chiaro che da quel momento in poi egli non doveva più essere consultato. (per i dettagli sui doveri di un ritvik , vedere la sezione intitolata “Che cos’è un ritvik?”)
Immediatamente dopo la dipartita fisica di Srila Prabhupada il 14 Novembre 1977, il GBC sospese questo sistema ritvik. Durante il Gaura Purnima 1978 gli 11 ritvik avevano assunto i ruoli di diksha guru e acharya di zona iniziando discepoli a nome loro. Il loro mandato per far ciò era un presunto ordine di Srila Prabhupada che essi soltanto dovevano succedergli come acharya iniziatori. Alcuni anni dopo questo sistema dell’acharya di zona fu sfidato e rimpiazzato, non con il restauro del sistema ritvik, ma con l’aggiunta di dozzine di altri guru insieme ad un sistema elaborato di ‘controllo’ per trattare con quelli che avevano deviato; la ragione per questo cambiamento fu che l’ordine per diventare guru non era, come ci era stato detto, applicabile solo agli 11, ma un’istruzione generale per chiunque seguisse strettamente e ricevesse un voto di maggioranza da parte di due terzi del corpo del GBC.
Il resoconto citato sopra non è un’opinione politica, è un fatto storico, accettato da tutti, incluso il GBC.
Come menzionato sopra, la lettera del 9 Luglio fu inviata a tutto il GBC e ai Presidenti di Tempio, e rimane a tutt’oggi l’unica istruzione firmata sul futuro delle iniziazioni che Srila Prabhupada rilasciò a tutta l’associazione. Commentando sull’ordine del 9 Luglio, Jayadvaita Swami scrisse di recente:
La fonte della controversia sorge da due modifiche che furono imposte successivamente su questa direttiva che è altrimenti chiara ed autorevole:
Le riforme al sistema dell’acharya di zona che presero luogo intorno al 1987, mantennero intatte queste due assunzioni. Le stesse assunzioni, infatti, puntellavano il sistema stesso che venivano a rimpiazzare. Ci riferiamo ad a) e b) di cui sopra come modifiche poiché nessuna delle due affermazioni appare nella lettera del 9 Luglio né in qualsiasi documento rilasciato da Srila Prabhupada che sia successivo a quest’ordine.
La carta del GBC, GII, appoggia chiaramente le modifiche menzionate sopra:
Nel corso degli anni un numero crescente di devoti ha cominciato a mettere in discussione la legittimità di queste assunzioni di base. Per molti, esse non sono mai state sostanziate in modo appropriato e di qui un senso inquieto di dubbio e sfiducia è cresciuto sia dentro sia fuori l’Associazione. Al presente, libri, carte, e-mail e portali di Internet offrono quasi ogni giorno resoconti sull’ISKCON e il suo sistema dei guru presumibilmente deviante. Qualsiasi cosa che possa portare qualche sorta di soluzione a questa controversia deve essere positiva per chiunque abbia veramente a cuore il Movimento di Srila Prabhupada.
Un punto su cui tutti sono d’accordo è che Srila Prabhupada è l’autorità ultima per tutti i membri dell’ISKCON e dunque qualunque fosse l’intendimento del suo ordine, è nostro dovere portarlo avanti. Un altro punto d’accordo è che l’unica affermazione firmata sul futuro delle iniziazioni, che fu inviata a tutti i capi dell’Associazione, fu l’ordine del 9 Luglio.
È significativo notare che nel GII l’esistenza della lettera del 9 Luglio non è neanche riconosciuta, anche se questo è l’unico posto dove gli undici ‘acharya’ originali sono di fatto menzionati. Questa omissione è imbarazzante, specialmente considerando che si suppone che GII offra il siddhanta finale sull’intera faccenda.
Guardiamo allora da vicino l’ordine del 9 Luglio per vedere se c’è veramente qualcosa a supporto delle assunzioni a) e b) di cui sopra:
Come menzionato precedentemente, l’ordine del 9 Luglio afferma che il sistema ritvik avrebbe dovuto essere seguito ‘d’ora innanzi’ (henceforward). La parola specifica usata, ‘henceforward’, ha solo un significato, cioè ‘d’ora innanzi’. Ciò sia in accordo all’uso precedente della parola da parte di Srila Prabhupada sia al significato attribuito ad essa dalla lingua inglese. A differenza di altre parole, la parola ‘henceforward’ non è ambigua poiché possiede solo una definizione nel dizionario. Nelle altre 86 occasioni che troviamo nel Folio dove Srila Prabhupada ha usato la parola ‘henceforward’, nessuno ha mai sollevato la possibilità che la parola potesse significare qualcos’altro a parte ‘d’ora innanzi’. ‘D’ora innanzi’ non significa ‘d’ora innanzi finché diparto’. Significa semplicemente ‘d’ora innanzi’. Non c’è alcuna menzione nella lettera che il sistema avrebbe dovuto fermarsi alla dipartita di Srila Prabhupada, né afferma che il sistema doveva essere operativo solo durante la sua presenza. Inoltre l’argomento che l’intero sistema ritvik ‘si appoggi’ su una parola - ‘henceforward’ – è indifendibile poiché anche se togliamo la parola dalla lettera, non cambia nulla. Uno ha sempre un sistema stabilito da Srila Prabhupada quattro mesi prima della sua dipartita e nessuna istruzione successiva che lo faccia terminare. Senza una tale contro-istruzione questa lettera deve essere vista come l’istruzione finale di Srila Prabhupada sulle iniziazioni e come tale dovrebbe essere seguita.
Ci furono altre affermazioni fatte da Srila Prabhupada e dal suo segretario nei giorni che seguirono la lettera del 9 Luglio che indicano chiaramente che il sistema ritvik sarebbe dovuto continuare senza cessazione:
“...il processo per le iniziazioni che deve essere seguito nel futuro.” (11 Luglio) “...continuate a diventare ritvik e ad agire su mio nome.” (19 Luglio) “...continuate a diventare ritvik e ad agire per conto mio.” (31 Luglio) (vedere Appendice)
In questi documenti troviamo parole come ‘continuate’ e ‘futuro’ che insieme alla parola ‘henceforward’ (‘d’ora innanzi’) puntano tutte verso la permanenza del sistema ritvik. Non c’è affermazione da parte di Srila Prabhupada che persino accenni che il sistema dovesse terminare alla sua dipartita.
Una volta che il sistema ritvik fu stabilito, Srila Prabhupada non rilasciò mai un ordine successivo per fermarlo, né affermò che avrebbe dovuto essere sciolto alla sua dipartita. Forse consapevole che una cosa del genere sarebbe potuto accadere per sbaglio o altro, egli pose all’inizio della sua volontà finale che il sistema amministrativo nell’ISKCON deve continuare e non dovrebbe essere cambiato – un’istruzione lasciata intatta da un codicillo aggiunto solo nove giorni prima della sua dipartita. Sicuramente quella sarebbe stata l’opportunità perfetta per sciogliere il sistema ritvik se quella fosse stata la sua intenzione (vedere l’Appendice). Che l’uso di ritvik per dare i nomi degli iniziati fosse un sistema amministrativo essere illustrato dal seguente:
Nel 1975 una delle risoluzioni preliminari del GBC sanzionava che il GBC avrebbe avuto la sola responsabilità degli affari manageriali. Qui sotto riportiamo alcune delle questioni manageriali che il GBC trattò quell’anno:
Queste risoluzioni furono approvate personalmente da Srila Prabhupada. Esse dimostrano in modo conclusivo che la metodologia per condurre le iniziazioni era considerata un sistema amministrativo. Se l’intera metodologia per condurre le iniziazioni è considerata un sistema amministrativo da Srila Prabhupada, allora un elemento dell’iniziazione, cioè l’uso di ritvik per dare nomi spirituali, deve cadere sotto gli stessi termini di riferimento.
E dunque cambiare il sistema ritvik di iniziazione fu in violazione diretta della volontà finale di Srila Prabhupada.
Un’altra istruzione nella volontà di Srila Prabhupada che indica l’intesa longevità del sistema ritvik, è dove esso afferma che i direttori esecutivi per le sue proprietà permanenti in India potevano essere selezionati solo tra i discepoli iniziati di Srila Prabhupada:
Ciò è qualcosa che sarebbe potuto avvenire solo se un sistema ritvik di iniziazioni fosse portato avanti dopo la dipartita di Srila Prabhupada, poiché altrimenti il numero di direttori potenziali si sarebbe esaurito.
Inoltre, ogni volta che Srila Prabhupada parlò di iniziazioni dopo il 9 Luglio, riconfermò semplicemente il sistema ritvik. Egli non accennò mai che il sistema avrebbe dovuto fermarsi alla sua dipartita o che c’erano guru, che aspettavano in linea, pronti ad assumere il ruolo di diksha. Così, per lo meno per quanto riguarda l’evidenza diretta, non sembra che ci sia nulla a sostenere le assunzioni a) e b) a cui ci riferivamo. Come già affermato, queste assunzioni – che il sistema ritvik avrebbe dovuto fermarsi alla dipartita, e che i ritvik avrebbe dovuto diventare allora diksha guru – formano la base stessa del sistema dei guru corrente nell’ISKCON. Se essi provano di non essere validi allora ci sarà certamente bisogno di un radicale ripensamento da parte del GBC.
Quel che abbiamo riferito fissa la scena. L’istruzione stessa, le istruzioni a supporto e le istruzioni successive sostengono soltanto la continuazione del sistema ritvik. Tutti gli interessati ammettono che Srila Prabhupada non diede alcun ordine di terminare il sistema ritvik alla sua dipartita fisica. Tutti gli interessati accettano inoltre che Srila Prabhupada stabilì il sistema ritvik perché operasse dal 9 Luglio in poi. Così abbiamo una situazione laddove l’acharya:
Di conseguenza, per un discepolo smettere di seguire quest’ordine, con qualsiasi grado di legittimità, esige che fornisca qualche ragione solida per agire così. L’unica cosa che Srila Prabhupada di fatto ci ha detto di fare fu di seguire il sistema ritvik. Egli non ci ha mai detto di smettere di seguirlo, o che uno poteva seguirlo solo alla sua presenza fisica. L’onere della prova cadrà naturalmente su coloro che desiderano terminare qualsiasi sistema messo in funzione dal nostro acharya, e fatto procedere in seguito. Questo è un punto ovvio; uno non può semplicemente smettere di seguire l’ordine del guru in modo capriccioso:
Un discepolo non ha bisogno di giustificare il fatto che continui a seguire un ordine diretto da parte del guru, specialmente quando gli è stato detto di continuare a seguirlo. Ciò è assiomatico – questo è quel che vuol dire la parola ‘discepolo’:
Dal momento che non c’è alcuna prova diretta che affermi che il sistema ritvik avrebbe dovuto essere abbandonato alla dipartita fisica di Srila Prabhupada, il caso per abbandonarlo potrebbe essere basato solo su una prova indiretta. La prova indiretta potrebbe sorgere da circostanze speciali che circondano l’istruzione letterale diretta. Queste circostanze estreme, qualora si dovessero presentare, potrebbero essere usate per dare delle ragioni all’interpretazione letterale dell’istruzione. Ora esamineremo le circostanze che circondano l’ordine del 9 Luglio per vedere se tali circostanze modificatrici avrebbero potuto essere presenti e se ci sia indirettamente qualcosa a supporto delle assunzioni a) e b).
OBIEZIONI IN RELAZIONE DIRETTA ALLA FORMA E
ALLE CIRCOSTANZE DELL’ORDINE FINALE
Non c’è nulla nella lettera che dica che l’istruzione fosse intesa solo per il periodo mentre Srila Prabhupada era fisicamente presente. Infatti, l’unica informazione data sostiene la continuazione del sistema ritvik dopo la dipartita di Srila Prabhupada. È significativo notare che nella lettera del 9 Luglio si afferma tre volte che gli iniziati sarebbero diventati discepoli di Srila Prabhupada. Nel presentare l’evidenza per il sistema corrente dei guru, il GBC ha dibattuto vigorosamente che Srila Prabhupada aveva già fatto chiaro che, per quel che lo riguardava, era una legge inviolabile che nessuno avrebbe potuto iniziare in sua presenza. Così la necessità di affermare il possesso da parte di Srila Prabhupada dei futuri discepoli deve indicare che l’istruzione era intesa ad operare durante un periodo di tempo quando il possesso avrebbe potuto essere una questione, e cioè dopo la sua dipartita.
Per alcuni anni Srila Prabhupada aveva usato rappresentanti per cantare sui grani del japa-mala, svolgere il sacrificio del fuoco, dare il mantra gayatri, eccetera. Nessuno aveva mai messo in discussione a chi appartenessero tali nuovi iniziati. Proprio all’inizio della lettera del 9 Luglio si afferma in modo enfatico che i nominati sono ‘rappresentanti’ di Srila Prabhupada. L’unica innovazione che questa lettera conteneva era allora la formalizzazione del ruolo dei rappresentanti; qualcosa che a mala pena avrebbe potuto essere confuso con un ordine diretto per loro di diventare diksha guru a pieno titolo. L’enfasi di Srila Prabhupada sul possesso dei discepoli sarebbe stata perciò completamente ridondante se il sistema avesse dovuto operare solo in sua presenza, specialmente poiché, fintantoché egli era presente, poteva assicurarsi personalmente che nessuno rivendicasse il falso possesso dei discepoli. Come menzionato sopra, questo punto è reiterato per ben tre volte in una lettera che è in se stessa breve e al punto:
La lettera del 9 Luglio afferma che i nomi dei nuovi discepoli iniziati dovevano essere inviati a Srila Prabhupada. Poteva ciò indicare che il sistema doveva solo procedere mentre Srila Prabhupada era presente fisicamente? Alcuni devoti hanno obiettato che il sistema ritvik non può essere considerato valido poiché non possiamo più inviare questi nomi a Srila Prabhupada.
Il primo punto da notare è lo scopo affermato dietro i nomi da inviare a Srila Prabhupada, cioè affinché essi avessero potuto essere inclusi nel suo libro dei ‘Discepoli Iniziati’. Sappiamo dalla conversazione del 7 Luglio (vedere l’Appendice) che Srila Prabhupada non aveva nulla a che fare per quel che riguardava includere i nuovi nomi in questo libro. Ciò era un compito del suo segretario. Ulteriore evidenza che i nomi avrebbero dovuto essere inviati per essere inclusi nel libro, e non specificamente a Srila Prabhupada, è data nella lettera scritta ad Hamsaduta il giorno dopo stesso, dove Tamal Krishna Goswami gli spiega i suoi nuovi doveri come ritvik:
Non c’è alcuna menzione qui del bisogno di inviare i nomi dei nuovi discepoli iniziati a Srila Prabhupada. Questa procedura avrebbe potuto continuare facilmente dopo la dipartita fisica di Srila Prabhupada. Da nessuna parte nell’ordine finale si afferma che se il libro dei ‘Discepoli Iniziati’ si separa fisicamente da Srila Prabhupada, tutte le iniziazioni devono essere sospese.
Il punto successivo è che la procedura di inviare i nomi dei nuovi discepoli iniziati a Srila Prabhupada si riferisce in ogni caso ad un’attività post-iniziazione. I nomi potevano essere inviati solo dopo che i discepoli erano già stati iniziati. Così un’istruzione a proposito di quel che si sarebbe dovuto fare dopo l’iniziazione non può essere usata per emendare, o in qualsiasi modo interrompere, la pre-iniziazione, cioè le procedure d’iniziazione (il ruolo del ritvik essendo già adempiuto prima che avvenga l’effettiva cerimonia d’iniziazione). Se i nomi possono essere inviati o no a Srila Prabhupada non ha alcun peso sul sistema dell’iniziazione poiché nel momento in cui i nuovi nomi sono pronti per essere inviati, l’iniziazione è già avvenuta.
L’ultimo punto è che se inviare i nomi a Srila Prabhupada fosse stata una parte vitale della cerimonia, allora anche prima della dipartita di Srila Prabhupada, il sistema sarebbe stato nullo, o per lo meno avrebbe corso il rischio di esserlo. Era comprensione generale che Srila Prabhupada fosse pronto a lasciare in qualsiasi momento e dunque il pericolo di non avere dove inviare i nomi era presente dal primo giorno in cui l’ordine era stato rilasciato. In altre parole, accettando il possibile scenario che Srila Prabhupada lasci il pianeta il giorno dopo che un discepolo è stato iniziato attraverso il sistema ritvik, in accordo alla proposizione di cui sopra, il discepolo non sarebbe stato effettivamente iniziato semplicemente a causa della velocità con cui la posta viene consegnata. Non c’è menzione nei libri di Srila Prabhupada che il processo trascendentale di diksha, che potrebbe prendere molte vite per completarsi, possa essere ostruito dalle vicissitudini del servizio postale. Certamente non ci sarebbe nulla ad impedire che i nomi dei nuovi iniziati siano inclusi nel libro dei ‘Discepoli Iniziati’ persino ora. Questo libro potrebbe poi essere offerto a Srila Prabhupada in un momento opportuno.
Per favore, considerate i seguenti punti:
1. La lettera del 9 Luglio anche non afferma in modo specifico: ‘Il sistema ritvik dovrebbe terminare alla dipartita di Srila Prabhupada.’ Tuttavia fu interrotto immediatamente alla sua dipartita. 2. La lettera anche non afferma: ‘Il sistema ritvik dovrebbe procedere mentre Srila Prabhupada è ancora presente’. Tuttavia fu portato avanti mentre egli era ancora presente. 3. La lettera anche non afferma: ‘Il sistema ritvik dovrebbe procedere solo fino alla dipartita di Srila Prabhupada’. Tuttavia gli fu concesso di procedere solo fino alla sua dipartita. 4. La lettera anche non afferma: ‘Il sistema ritvik deve fermarsi’. Tuttavia fu fermato.
In breve, il GBC insiste sui seguenti punti:
· Il sistema ritvik deve fermarsi. · Il sistema ritvik deve fermarsi alla dipartita di Srila Prabhupada.
Nessuna delle stipulazioni di cui sopra appare nella lettera del 9 Luglio, né in qualsiasi altro ordine firmato; tuttavia essi formano le fondamenta stesse sia del sistema dell’acharya di zona sia del ‘Sistema Multiplo del Successore dell’Acharya’, o M.A.S.S. come ci riferiremo d’ora in poi. (In questo contesto usiamo la parola acharya nel senso più forte, quella di maestro spirituale iniziatore, o diksha guru).
Obiettare che poiché la lettera non è specifica a riguardo del periodo di tempo in cui il sistema doveva procedere, esso deve perciò fermarsi alla dipartita, è completamente illogico. La lettera non specifica persino che il sistema ritvik dovrebbe essere seguito il 9 Luglio, e dunque in accordo a questa logica non avrebbe dovuto essere affatto seguito. Persino accettare che ‘henceforward’ (‘d’ora innanzi’) si possa estendere per lo meno fino alla fine del primo giorno in cui l’ordine fu rilasciato, esso non dice che dovrebbe essere seguito il 10 Luglio, e perciò forse avrebbe dovuto fermarsi allora.
L’esigenza per il sistema ritvik di operare solo all’interno di un periodo di tempo pre-specificato viene contraddetto accettando la sua operazione per 126 periodi separati di 24 ore (per esempio quattro mesi) dal momento che nessuno di questi 126 periodi di tempo separati è specificato nella lettera, tuttavia ognuno sembra abbastanza felice che il sistema fu portato avanti durante questo periodo di tempo. A meno che non assumiamo che la parola ‘henceforward’ significhi letteralmente ‘in modo indefinito’, potremmo fermare il sistema in qualsiasi momento dopo il 9 Luglio, e dunque perché scegliere la dipartita? Non c’è alcun esempio, sia nelle 86 volte (trascritte e registrate) in cui Srila Prabhupada usò la parola, né nell’intera storia della lingua inglese dove la parola ‘henceforward’ (‘d’ora innanzi’) abbia mai significato:
‘Ogni periodo di tempo fino alla dipartita della persona che rilasciò l’ordine’
Tuttavia in accordo al modo di pensare corrente, questo è quel che la parola deve aver significato quando fu usata nella lettera del 9 Luglio. Tutto quel che la lettera afferma è che il sistema ritvik deve essere seguito ‘d’ora innanzi’. E dunque perché fu fermato?
Se un’istruzione è impossibile da eseguire, per esempio dare a Srila Prabhupada il suo massaggio quotidiano dopo la sua dipartita fisica, allora ovviamente non ci può essere alcuna questione di farlo. Il dovere di un discepolo è semplicemente di seguire un ordine fino a che non sia impossibile seguirlo, o fino a che il maestro spirituale non cambia l’ordine. La questione allora è se è fattibile seguire un sistema ritvik senza la presenza fisica della persona che lo stabilì.
Infatti, il sistema ritvik fu stabilito in modo specifico per essere operativo senza alcun tipo di coinvolgimento fisico da parte di Srila Prabhupada. Se il sistema ritvik fosse continuato dopo la sua dipartita, sarebbe stato identico in tutti i sensi a come esso era praticato mentre Srila Prabhupada era presente. Dopo il 9 Luglio il coinvolgimento di Srila Prabhupada divenne inesistente, e dunque persino a quel punto esso stava operando come se egli se ne fosse già andato. Stando così le cose, non possiamo classificare il sistema ritvik come non funzionale o inadoperabile sulla base della dipartita di Srila Prabhupada poiché la sua dipartita non tocca in alcun modo il procedere del sistema. In altre parole, poiché il sistema fu stabilito in modo specifico per operare come se Srila Prabhupada non fosse sul pianeta, il fatto che egli abbia lasciato il pianeta non può in se stesso annullare il sistema.
Questo argomento delle ‘lettere e dei libri’ non si applica in questo caso dal momento che questa non era una lettera ordinaria. Generalmente Srila Prabhupada scriveva una lettera in risposta ad una domanda specifica da parte di un discepolo, o per offrire guida individuale o correzione. Naturalmente, in questi casi la domanda originale del devoto, la sua situazione o deviazione poteva fornire il terreno per un’interpretazione. Non tutto nelle lettere di Srila Prabhupada può essere applicato in modo universale (per esempio, in una lettera egli consigliò un devoto che non era molto esperto con le spezie di cucinare solo con un po’ di sale e curcuma; chiaramente questo consiglio non era inteso per l’intero Movimento). Tuttavia, l’ordine finale sulle iniziazioni non è aperto a nessuna interpretazione del genere poiché non fu scritto in risposta ad una domanda specifica da parte di un particolare individuo, o per indirizzare una situazione o un comportamento individuali. La lettera del 9 Luglio fu un’istruzione procedurale, o un documento manageriale, che fu inviata ad ogni capo nel Movimento.
La lettera segue il formato di qualsiasi istruzione importante che Srila Prabhupada rilasciò e va seguita senza interpretazioni – egli l’aveva messa per iscritto, approvata e poi inviata ai suoi capi. Per esempio, egli aveva inviato una lettera il 22 Aprile 1972 rivolta a TUTTI I PRESIDENTI DI TEMPIO:
Srila Prabhupada non pubblicò un nuovo libro ogni volta che rilasciò un’istruzione importante, senza considerare se l’istruzione avrebbe dovuto continuare dopo la sua dipartita. Così, la forma in cui l’istruzione fu rilasciata non la rende vittima di interpretazioni indirette, né diminuisce la sua validità in qualsiasi modo.
Se tali circostanze esistevano, Srila Prabhupada le avrebbe affermate nella lettera, o in qualsiasi documento di accompagnamento. Srila Prabhupada diede sempre sufficienti informazioni per rendere possibile l’applicazione corretta delle sue istruzioni. Certamente egli non operò sull’assunzione che i suoi Presidenti di Tempio fossero tutti mistici lettori di mente e che egli perciò avesse bisogno di rilasciare direttive frammentarie e incomplete che in seguito sarebbe diventate chiare mediante la telepatia. Per esempio, se Srila Prabhupada avesse voluto che il sistema ritvik si fermasse alla sua dipartita, egli avrebbe aggiunto le seguenti parole alla lettera del 9 Luglio – “Questo sistema terminerà alla mia dipartita.” Uno sguardo rapido alla lettera ci dice che egli voleva che il sistema continuasse ‘d’ora innanzi’. (vedere l’Appendice)
Talvolta si obietta che il sistema ritvik fu stabilito solo perché Srila Prabhupada era malato.
I devoti potevano essere o no consapevoli di quanto Srila Prabhupada fosse malato; ma come ci si poteva aspettare che deducessero da una lettera che non dice nulla a proposito della sua salute che questa fosse l’unica ragione per cui essa era stata rilasciata? Quando Srila Prabhupada ha mai detto che qualsiasi istruzione che egli rilasciò debba sempre essere interpretata in congiunzione con il suo ultimissimo rapporto medico? Perché i destinatari dell’ordine finale sulle iniziazioni non avrebbero dovuto assumere che la lettera fosse un’istruzione generale che doveva essere seguita senza interpretazione?
Srila Prabhupada aveva già annunciato che egli era venuto a Vrindavan per lasciare il corpo. Essendo tri-kala-jna egli era molto probabilmente consapevole della sua dipartita entro quattro mesi. Egli aveva messo in moto le istruzioni finali per la continuazione del suo Movimento. Aveva già tracciato la sua volontà e altri documenti relativi alla BBT (Bhaktivedanta Book Trust) e al GBC, in modo specifico per offrire guida dopo la sua dipartita imminente. L’unica materia che non era stata ancora fissata era come le iniziazioni sarebbero state condotte quando sarebbe andato via. A questo punto c’era ancora incertezza su come le cose dovevano procedere. L’ordine del 9 Luglio chiarì a tutti precisamente come le iniziazioni dovevano procedere in sua assenza.
In breve, non si può modificare un’istruzione con delle informazioni che coloro a cui l’istruzione fu data non hanno accesso. Perché Srila Prabhupada avrebbe rilasciato di proposito un’istruzione che egli sapeva in anticipo nessuno poteva seguire correttamente poiché non aveva dato loro informazioni rilevanti dentro l’istruzione? Se il sistema ritvik fu stabilito solo perché egli era malato, Srila Prabhupada l’avrebbe detto nella lettera o in qualche documento in accompagnamento della lettera. Non c’è alcun record che Srila Prabhupada si sia mai comportato in modo così intenzionalmente ambiguo e disinformato, specialmente quando istruiva l’intero Movimento. Srila Prabhupada non firmò mai nulla in modo cavalleresco, e quando uno considera l’importanza dell’istruzione in questione, è inconcepibile che egli avrebbe lasciato da parte qualsiasi informazione vitale.
Nel manuale del GBC, GII, la sola evidenza offerta in supporto delle modifiche a) e b) è estratta da una conversazione che prese luogo il 28 Maggio 1977. La carta sembra concedere che non ci sia altra evidenza che si riferisca direttamente alla funzione dei ritvik dopo la dipartita:
Dal momento che è l’unica evidenza, abbiamo preparato una sezione esclusivamente dedicata alla conversazione del 28 Maggio. Dovrebbe essere sufficiente dire che nella lettera del 9 Luglio non c’è alcun riferimento a questa conversazione, né Srila Prabhupada ordinò che una copia della conversazione registrata fosse trasmessa insieme all’ordine finale. Da ciò possiamo dedurre con assoluta fiducia che essa non poteva contenere neanche un minimo di informazione modificatrice vitale alla comprensione dell’ordine finale. È un fatto che la conversazione del 28 Maggio non fu rilasciata fino a parecchi anni dopo la dipartita di Srila Prabhupada. E così ancora una volta ci si aspetta di modificare una chiara istruzione scritta con delle informazioni che non erano accessibili alle stesse persone a cui era stata rilasciata l’istruzione. Come si vedrà in seguito, la conversazione di Maggio non ha nulla in essa che contraddica l’ordine finale.
Come punto generale, le istruzioni posteriori da parte del guru sorpassano sempre le istruzioni precedenti: L’ordine finale è l’ordine finale e deve essere seguito:
Proprio come nella Bhagavad-gita il Signore Krishna diede tante istruzioni ad Arjuna, Egli riferì tutti i tipi di yoga dal dhyana al jñana, ma tutto ciò fu superato dall’ordine finale:
L’ordine finale dato da Shankaracharya, ‘bhaja Govinda’ fu anche inteso a superare molte delle sue affermazioni precedenti – tutte, di fatto. Come menzionato nell’introduzione, il GBC stesso riconosce questo come un principio assiomatico di logica:
Non è possibile avere un’affermazione successiva all’ultima. Perciò dobbiamo seguire il sistema ritvik in base alla stessa logica del GBC.
Srila Prabhupada non nominò o istruì mai qualcuno ad essere diksha guru dopo la sua dipartita. L’evidenza per questa rivendicazione non è mai stata prodotta, e di fatto molti capi anziani nell’ISKCON hanno concesso questo punto:
Srila Prabhupada affermò senza equivoci che il diksha guru deve essere un maha-bhagavata (lo stadio più avanzato di realizzazione di Dio), e dev’essere autorizzato in modo specifico dal proprio maestro spirituale. Egli aveva sempre condannato con forza l’assunzione del ruolo di guru da parte di coloro che non erano appropriatamente qualificati ed autorizzati. Citiamo sotto dai libri di Srila Prabhupada dove vengono affermate le qualifiche del diksha guru.
maha-bhagavata-srestho brahmano vai gurur nrnam sarvesam eva lokanam asau pujyo yatha harih maha-kula-prasuto ‘pi sarva-yajnesu diksitah sahasra-sakhadhya yi ca na guruh syad avaisnavah
A parte le qualifiche, Srila Prabhupada insegnò anche che l’autorizzazione specifica da parte dell’acharya predecessore era anche essenziale prima che uno potesse agire come diksha guru:
Così in accordo a Srila Prabhupada, uno può solo diventare diksha guru quando ci sono sia la qualifica sia l’autorizzazione. Srila Prabhupada non aveva autorizzato nessuno di questi guru, né aveva affermato che qualcuno dei suoi discepoli fosse qualificato a dare iniziazioni. Piuttosto, proprio prima del 9 Luglio, egli rimarcò che essi erano ancora ‘anime condizionate’ e che vigilanza era necessaria altrimenti qualcuno avrebbe potuto porsi come guru. (vedere l’Appendice, 22 Aprile 1977)
L’evidenza usate per sostenere un’alternativa al sistema ritvik cade in tre categorie di base:
L’istruzione per ognuno di diventare guru si trova nel verso seguente nella Chaitanya-charitamrita, che fu spesso citato da Srila Prabhupada:
Tuttavia il tipo di guru che il Signore Chaitanya sta incoraggiando tutti a diventare è stabilito chiaramente nei commenti dettagliati che seguono questo verso:
Possiamo vedere che queste istruzioni non esigono che i guru in questione prima conseguano qualsiasi particolare livello di realizzazione prima di agire. La richiesta è immediata. Da ciò è chiaro che ognuno è semplicemente incoraggiato a predicare quel che sa, e nel far ciò diventare shiksha guru, o maestri istruttori. Ciò è ulteriormente chiarito dalla stipulazione per lo shiksha guru di rimanere in quella posizione, e di non procedere poi a diventare un diksha guru:
Accettare discepoli è l’affare principale di un diksha guru, laddove uno shiksha guru ha bisogno semplicemente di portare avanti i suoi doveri e predicare la Coscienza di Krishna quanto meglio può. È chiaro dai commenti di Srila Prabhupada che nel verso di cui sopra il Signore Chaitanya sta effettivamente autorizzando dei shiksha guru e non dei diksha guru.
Ciò è reso anche abbondantemente chiaro nei molti altri riferimenti dove Srila Prabhupada incoraggia ognuno a diventare guru:
(Sorprendentemente alcuni devoti hanno usato tali citazioni come quelle di cui sopra come giustificazione per i ‘diksha guru con qualifica minima’,*(1) un soggetto mai menzionata in nessun libro, lettera, lezione o conversazione di Srila Prabhupada.)
Un esempio di un guru che non ha alcuna qualifica a parte quella di ripetere quel che ha udito si potrebbe trovare in qualsiasi corso per nuovi devoti nell’ISKCON (bhakta program). È perfettamente chiaro perciò che le citazioni menzionate sopra sono di fatto inviti a diventare maestri spirituali o shiksha guru. Noi lo sappiamo poiché Srila Prabhupada ci ha già spiegato nei suoi libri i requisiti ben più rigorosi per diventare un diksha guru:
Nella citazione di cui sopra Srila Prabhupada afferma che l’ordine per diventare guru iniziatore deve essere ricevuto in modo specifico dal proprio guru. L’istruzione generale del Signore Chaitanya era stata presente per 500 anni. È ovvio allora che Srila Prabhupada non considerava che ‘amara ajñaya guru hana’ si riferisse in modo specifico alla diksha, altrimenti perché avremmo bisogno di ancora un altro ordine specifico da parte del nostro acharya immediato? Questa istruzione generale del Signore Chaitanya si deve riferire allo shiksha guru e non al diksha guru. Il diksha guru è l’eccezione, non la regola. Laddove Srila Prabhupada ebbe la visione di milioni di shiksha guru, che includevano uomini, donne e bambini.
C’era un numero esiguo di devoti estremamente sicuri di sé ed ansiosi di dare iniziazione ai propri discepoli in presenza di Srila Prabhupada a cui Srila Prabhupada scrisse delle lettere. Queste lettere vengono usate per appoggiare il M.A.S.S. Srila Prabhupada ebbe un approccio standard mentre trattava con tali individui ambiziosi. Generalmente egli diceva loro di praticare in modo stretto e rigido e nel futuro, dopo la sua dipartita fisica, avrebbero potuto accettare discepoli:
È interessante notare che mentre GII cita la ‘legge’ di cui sopra a sostegno della dottrina M.A.S.S., nello stesso documento si afferma che essa non è affatto una legge:
“Ci sono molti esempi del genere nelle scritture a proposito di discepoli che danno iniziazioni alla presenza del guru, [...] Nelle scritture non c’è un’istruzione specifica a riguardo del fatto che un discepolo dia iniziazioni quando il suo guru è presente.” (GII, p. 23)
Brama di accettare adorazione e discepoli è di fatto una squalifica per un maestro spirituale. Possiamo solo meravigliarci del potere del falso ego che persino alla presenza dell’acharya più potente che il pianeta abbia mai visto, alcune personalità si sentissero ampiamente qualificate per dare iniziazione ed avere dei propri discepoli giusto di fronte a Srila Prabhupada! *(2)
Appare che nello scrivere a questi devoti e dir loro che potevano accettare discepoli se soltanto aspettavano un po’, Srila Prabhupada stesse semplicemente cercando di mantenerli nel servizio devozionale. Così facendo c’era per lo meno la possibilità che, nel corso del tempo, le loro mentalità ambiziose avrebbero potuto purificarsi:
Devoti umili che svolgevano diligentemente il loro servizio con sacrificio altruista verso il loro maestro spirituale non avrebbero mai ricevuto una lettera che descriveva il loro futuro sfolgorante come diksha guru. Perché Srila Prabhupada avrebbe promesso seriamente la posizione di diksha guru solo a quelli che erano i più ambiziosi e perciò i meno qualificati?
Per quanto riguarda le affermazioni a proposito del fatto che essi sarebbero stati liberi di dare iniziazioni dopo la sua dipartita, quello è vero. Proprio come in Inghilterra uno è libero di guidare un’automobile una volta che ha 17 anni. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare quelle due piccole clausole. Prima di tutto uno deve essere qualificato a guidare e secondo, uno deve essere autorizzato dall’autorità che rilascia la patente di guida. Il lettore può tracciare i suoi paralleli.
Un’altra lettera che è citata per appoggiare il M.A.S.S. afferma:
L’affermazione di cui sopra conferma la terminazione dell’ordine finale sulle iniziazioni?
Poiché questo è un tentativo di fermare il sistema ritvik attraverso l’uso di lettere personali, invocheremo qui la ‘legge della successione disciplica’ di Srila Prabhupada. La prima parte della ‘legge’ afferma che un discepolo non deve agire come acharya iniziatore alla presenza fisica del proprio guru. Poiché questa era la ‘legge’, chiaramente la lettera di cui sopra non poteva riferirsi al fatto che i discepoli di Srila Prabhupada iniziassero i propri discepoli a loro nome: Srila Prabhupada era ancora sul pianeta nel 1975. Possiamo perciò solo concludere che egli stesse già contemplando qualche sorta di sistema di iniziazioni ‘ufficianti’ già nel 1969. Come poi è venuto ad essere, nel 1975, Srila Prabhupada aveva davvero ‘potenziato’, o autorizzato, devoti come Kirtanananda a cantare sui grani del japa-mala e a condurre iniziazione a suo nome. La lettera di cui sopra appare allora solo predire l’uso futuro di rappresentanti per lo scopo delle iniziazioni. In seguito egli chiamò questi rappresentanti ‘ritvik’ e formalizzò la loro funzione nell’ordine del 9 Luglio. Ancora una volta, sarebbe sconsiderato suggerire che Srila Prabhupada stesse effettivamente autorizzando Kirtanananda ad agire come acharya iniziatore per la sampradaya solo per il fatto di aver superato alcuni esami.
Usando la citazione di cui sopra, qualcuno ha obiettato che poiché Srila Prabhupada menziona che i suoi discepoli diventino maestri spirituali in sua assenza, egli deve essersi riferito a diksha poiché essi erano già shiksha guru. Tuttavia Srila Prabhupada può aver semplicemente reiterato il suo incoraggiamento generale per tutti i suoi discepoli di diventare buoni maestri spirituali shiksha (istruttori) e che avrebbero dovuto continuare a diventare buoni maestri spirituali shiksha anche in sua assenza. Definitivamente non c’è alcuna menzione nella citazione di cui sopra del fatto che i suoi discepoli diano iniziazioni o accettino i propri discepoli. Il termine ‘maestri spirituali autentici per diffondere la Coscienza di Krishna in tutto il mondo’ è applicabile in modo uguale ad uno shiksha guru.
Persino se tali lettere alludessero a qualche altro tipo di sistema di guru, esse tuttavia non potrebbero essere usate per modificare l’ordine finale del 9 Luglio poiché queste istruzioni non furono ripetute al resto del Movimento. Le lettere in questione non furono neanche pubblicate fino al 1986. Occasionalmente si dà come pretesto che alcune di queste lettere personali siano state passate sotto banco ad altri membri dell’Associazione. Ciò potrebbe essere il caso o no, ma il punto importante da notare è che i meccanismi di tale distribuzione sembrano non essere stati fissati o approvati personalmente da Srila Prabhupada. Non abbiamo visto alcuna prova che Srila Prabhupada abbia mai ordinato che la sua corrispondenza privata fosse distribuita a tutti in modo indiscriminato. Una volta egli suggerì casualmente che le sue lettere avrebbero potuto essere pubblicate ‘se ci fosse stato tempo’, ma non intimò mai che senza questi documenti nessuno avrebbe saputo come operare il M.A.S.S. alla sua dipartita.
Per formare un caso a riguardo di quel che si sarebbe dovuto fare nel 1977, uno può solo usare l’evidenza che era prontamente disponibile in una forma autorizzata a quel tempo. Se tali lettere mantenevano veramente la chiave su come egli progettava che le iniziazioni dovessero procedere per i prossimi diecimila anni, sicuramente Srila Prabhupada avrebbe fatto della loro pubblicazione e distribuzione di massa una materia di massima urgenza. C’era, dopo tutto, la possibilità ragionevole che non tutti i suoi capi avessero letto la sua corrispondenza privata, e come risultato guadagnato una comprensione chiara di come le iniziazioni sarebbero dovute procedere precisamente dopo la sua dipartita. Noi sappiamo che questa è più di una possibilità, poiché l’intero GBC non aveva ancora idea di quel che Srila Prabhupada stesse progettando fino al 28 Maggio 1977 (vedere l’Appendice).
Alla luce di quel che si è appena detto, qualsiasi tentativo di modificare l’ordine del 9 Luglio sulla base di questo mucchio di lettere può solo essere considerato avventatamente inappropriato. Se tali lettere fossero state appendici vitali al suo ordine finale, allora Srila Prabhupada l’avrebbe reso chiaro nell’ordine stesso o in qualche documento in accompagnamento alla lettera.
Infine l’unica posizione concessa ad ognuno per quel che concerneva le iniziazioni fu come rappresentanti dell’acharya, o ritvik.
Ci sono varie affermazioni nei libri e nelle lezioni di Srila Prabhupada che sono state estratte per giustificare lo scioglimento del sistema ritvik. Ora esamineremo questa evidenza.
Nei libri di Srila Prabhupada tutto quel che troviamo sono le qualifiche di un diksha guru affermate in termini generali. Non c’è alcuna menzione specifica del fatto che i suoi discepoli continuino a diventare diksha guru. Piuttosto, le citazioni reiterano semplicemente il punto che uno deve essere altamente qualificato e autorizzato prima di cercare di diventare diksha guru:
L’ingiunzione di cui sopra dà a malapena carta bianca a chiunque di dare iniziazioni solo perché il proprio guru ha lasciato il pianeta. Il concetto del guru che lascia il pianeta non è neanche menzionato qui. Solo l’idea che essi devono essere autorizzati ed essere stati strettamente obbedienti. Sappiamo anche che devono aver prima di tutto conseguito la piattaforma di maha-bhagavata.
Alcuni devoti sottolineano la sezione nel Viaggio Facile Verso Altri Pianeti (Easy Journey to Other Planets p. 32) che tratta dei guru monitor come evidenza a sostegno del M.A.S.S. e il risultante scioglimento del sistema ritvik. Tuttavia, questa abile analogia dell’aula definisce chiaramente la posizione di uno shiksha guru e non di un diksha. In questo brano, il monitor agisce per conto dell’insegnante. Egli stesso non è un insegnante. Potrebbe qualificarsi come insegnante, ma quello è il processo, e non è descritto come automatico alla dipartita dell’insegnante (che ovviamente corrisponde al diksha guru). Un guru monitor può solo avere, per definizione, shiksha discepoli; e solo un numero limitato di essi. Una volta che tale monitor si qualifica, cioè ha conseguito la piattaforma di maha-bhagavata, ed è stato allora autorizzato dal suo acharya predecessore, non c’è alcun senso nel chiamarlo più monitor; egli sarà un maestro a pieno diritto. Una volta che è un insegnante a pieno diritto, egli potrebbe accettare discepoli in numero illimitato. E dunque il monitor è lo shiksha guru, l’insegnante è il diksha guru, e seguendo strettamente il diksha guru, lo shiksha guru può innalzarsi gradualmente alla piattaforma necessaria prima che l’autorizzazione al ruolo di diksha guru possa teoricamente prendere luogo. Inoltre un monitor assiste semplicemente l’insegnante mentre l’insegnante è presente. Ciò di nuovo sarebbe in contrasto con la ‘legge’ della successione disciplica, usata per appoggiare il sistema M.A.S.S, se i monitor fossero effettivamente diksha guru. In altre parole un monitor non è un’entità che esiste per rimpiazzare o succedere all’insegnante, ma per procedere in parallelo o insieme all’insegnante.
Certamente il sistema monitor non appoggia in alcun modo le assunzioni a) e b) del GBC: che il sistema ritvik dovesse fermarsi alla dipartita di Srila Prabhupada e che i ritvik potevano allora diventare diksha guru automaticamente.
Ci sono altre occasioni, a parte le lettere personali di Srila Prabhupada, che sono citate come un dare l’autorizzazione ai suoi discepoli per diventare diksha guru:
La prima citazione menziona chiaramente che i discepoli di Srila Prabhupada sono già il dodicesimo – ‘voi SIETE il dodicesimo’. Così questa non è una qualche autorizzazione per loro per diventare diksha guru nel futuro, ma semplicemente un’affermazione che essi stanno già portando avanti il messaggio della parampara. La seconda citazione è in una vena simile. Menziona indubbiamente che i suoi discepoli sono i prossimi in linea. Ma come afferma la prima citazione, quella successione ha già preso luogo per la forza della predica vigorosa dei discepoli. In un modo o nell’altro, non c’è un ordine chiaro ed esplicito di accettare discepoli, ma semplicemente di predicare. Solo perché egli stava chiedendo ai suoi discepoli di diventare i prossimi maestri spirituali, non significa che egli volesse che essi diventassero i prossimi maestri spirituali iniziatori. Insistere che egli intendesse ciò è pura speculazione. Sappiamo infatti che è sbagliato poiché l’ordine finale rendeva chiaro che i suoi discepoli dovessero agire solo come rappresentanti dell’acharya e non in qualsiasi tipo di ruolo di maestro iniziatore o diksha.
Obiettare che tali affermazioni scavalchino l’ordine finale è insostenibile ed è facilmente neutralizzato citando altre affermazioni fatte da Srila Prabhupada specificamente in relazione a quel che sarebbe dovuto avvenire dopo la sua dipartita che contraddice completamente la proposizione di cui sopra:
Qui c’era una buona opportunità per Srila Prabhupada di tracciare i suoi piani per il M.A.S.S. se quella fosse stata la sua intenzione. Ma invece di affermare che i suoi discepoli gli succederanno come diksha guru, egli dice che non morirà mai e i suoi libri faranno il necessario. Dallo scambio di cui sopra si può capire che Srila Prabhupada è un maestro spirituale vivente, che continua ad impartire conoscenza trascendentale (la costituente principale del diksha) attraverso i suoi libri; e che ciò continuerà fintantoché esisterà l’ISKCON. Il ruolo dei suoi discepoli dovrebbe essere quello di facilitare il processo.
La citazione di cui sopra menziona il principio dei suoi discepoli che diventano acharya. Comunque tutta l’enfasi è che essi non dovrebbero farlo ora. Infatti Srila Prabhupada sembra solo menzionare il principio dei suoi discepoli che diventino acharya per avvisarli di non farlo in sua presenza. Ciò è in una linea simile alle lettere personali menzionate prima. Questo chiaramente non è un ordine specifico per qualche individuo particolare di accettare discepoli propri, ma piuttosto un’affermazione generale di principio. Come si vedrà in seguito, nel ‘Nastro della Nomina’ che è usato nel GII come prova per il sistema M.A.S.S., Srila Prabhupada non aveva ancora dato l’ordine per diventare diksha guru fino al Maggio del 1977 (“Su mio ordine, [...] Ma su mio ordine, [...] Quando ordino”). E questa situazione rimase immutata fino alla sua dipartita. Inoltre, in seguito, nella stessa lezione, egli incoraggia i suoi discepoli ad incanalare queste ambizioni da acharya nel modo seguente:
È già stato dimostrato che l’istruzione del Signore Chaitanya fosse per ognuno di predicare con vigore, fare tantissimi seguaci coscienti di Krishna, ma non di accettare discepoli. Questo punto è rafforzato dove Srila Prabhupada incoraggia i suoi discepoli a fare molti più devoti. È significativo che Srila Prabhupada affermi “supponiamo che ora abbiate diecimila...” (cioè alla presenza di Srila Prabhupada). Da ciò è chiaro che egli sta parlando dei seguaci coscienti di Krishna, non dei ‘discepoli dei suoi discepoli’, poiché il punto principale della lezione era che essi non avrebbero dovuto dare iniziazioni in sua presenza. L’implicazione era che proprio come in quel momento avrebbero potuto esserci diecimila seguaci coscienti di Krishna, nel futuro altri milioni si sarebbero aggiunti. Il sistema ritvik doveva assicurarsi che allorquando questi seguaci fossero diventati sufficientemente qualificati per l’iniziazione, essi avrebbero potuto ricevere diksha da Srila Prabhupada proprio come potevano quando egli diede la lezione menzionata sopra.
Non c’è alcuna prova che Srila Prabhupada abbia rilasciato un ordine specifico per i suoi discepoli di diventare diksha guru e stabilendo dunque un’alternativa al sistema ritvik.
Quel che abbiamo è un mucchio di lettere personali non pubblicate (a quel tempo), inviate solo ad individui che desideravano diventare diksha guru persino in presenza di Srila Prabhupada, talvolta dopo essersi uniti al Movimento solo di recente. In tali casi viene detto loro di aspettare finché Srila Prabhupada lascerà il pianeta prima di poter realizzare le loro ambizioni. Il fatto stesso che esse non erano pubblicate nel periodo del 9 Luglio significa che esse non erano intese ad avere alcun peso diretto sul futuro delle iniziazioni nell’ISKCON.
Inoltre i libri e le conversazioni di Srila Prabhupada contengono solo istruzioni per i suoi discepoli per diventare shiksha guru. Sebbene il principio generale di un discepolo che diventa diksha guru sia menzionato, Srila Prabhupada non ordina in modo specifico ai suoi discepoli di dare iniziazioni e accettare discepoli propri.
Le citazioni di cui sopra non possono in alcun modo rimpiazzare l’istruzione esplicita del 9 Luglio, un ordine che fu distribuito all’intero Movimento come documento con una politica specifica. Chiaramente non c’è un documento equivalente che delinei il M.A.S.S.
Così l’idea che Srila Prabhupada avesse insegnato che tutti i suoi discepoli avrebbero dovuto diventare diksha guru, immediatamente alla sua dipartita, subito dopo o di fatto in qualsiasi altro momento, non è nient’altro che un mito.
Si afferma di solito che Srila Prabhupada non aveva bisogno di delineare, nella lettera del 9 Luglio, quel che si doveva fare a riguardo delle iniziazioni future, poiché egli aveva già spiegato tutto precisamente e ripetutamente nei suoi libri così come in lettere, lezioni e conversazioni quel che voleva che avvenisse. Tristemente questa affermazione, a parte essere totalmente falsa, solleva semplicemente ulteriori assurdità:
Se gli insegnamenti precedenti di Srila Prabhupada su come voleva continuare le iniziazioni in sua assenza erano veramente chiare e cristalline al punto che egli non vide alcun bisogno di rilasciare una direttiva specifica sull’argomento, in primo luogo perché allora il GBC inviò una delegazione speciale al suo letto? Una delegazione il cui obiettivo principale era di scoprire quel che bisognava fare a riguardo delle iniziazioni ‘particolarmente’ in quel periodo in cui egli non era più con loro! (Vedere il Nastro della Nomina) Srila Prabhupada non era in buona salute, era in procinto di lasciare il corpo, ed ecco i suoi uomini più anziani che gli pongono domande elementari che si suppone egli avesse già risposto decine e decine di volte durante la decade precedente.
Se Srila Prabhupada avesse delineato chiaramente il sistema M.A.S.S., perché egli lasciò così poche istruzioni sul come farlo partire al punto che subito dopo la sua dipartita i suoi uomini più anziani si sentirono spinti a interrogare Sridhar Maharaj` su come farlo funzionare?
Se era veramente così chiaro a tutti che Srila Prabhupada volesse che ognuno diventasse diksha guru, allora perché il GBC stabilì il sistema dell’acharya di zona dove il ruolo di diksha guru era strettamente limitato e permise che procedesse per quasi un’intera decade?
Sebbene siamo stati in qualche modo critici verso la carta GII del GBC, c’è un brano in essa che si riferisce a questa questione che noi sentiamo incapsula lo stato d’animo che riunirà la famiglia di Srila Prabhupada:
Non potremmo essere più d’accordo.
*(1) Questa interpretazione è appoggiata nella carta di Ajamila Das ‘Regolare o Ritvik’ pubblicata dal GBC nel ISKCON Journal del 1990, (Shivaram Swami) * (2) Vorremmo sottolineare che la maggior parte dei devoti menzionati sopra hanno da allora riconosciuto i loro errori e così ci scusiamo per qualsiasi offesa o imbarazzo di cui potevamo essere causa. Forse essi potrebbero apprezzare il fatto che le lettere personali inviate da Srila Prabhupada, per indirizzare in modo specifico i loro anartha individuali, siano usate correntemente per sostenere il M.A.S.S. all’interno dell’ISKCON.
Non c’è un’affermazione del genere nei libri di Srila Prabhupada e poiché i libri di Srila Prabhupada contengono tutti i principi essenziali degli shastra, una tale restrizione semplicemente non può esistere nella nostra filosofia.
L’uso di un sistema ritvik dopo la dipartita di Srila Prabhupada sarebbe effettivamente in linea con le molte istruzioni di Srila Prabhupada che affermano l’immaterialità dell’associazione fisica nella relazione guru-discepolo (vedere l’Appendice). Dopo aver letto queste affermazioni si può vedere come alcuni membri del GBC abbiano presentato nel corso degli anni un quadro in qualche modo differente:
È difficile riconciliare l’asserzione precedente con affermazioni quali:
Ovviamente dobbiamo avere un guru che è esterno poiché allo stadio condizionato riporre la propria fede nell’Anima Suprema non è possibile, ma da nessuna parte Srila Prabhupada insegna che questo guru fisico deve essere anche presente fisicamente.
Srila Prabhupada dimostrò in modo pratico questo principio dando iniziazione ad un gran numero di suoi discepoli senza averli per nulla mai incontrati fisicamente. Questo fatto in se stesso prova che la diksha può essere ottenuta senza alcun coinvolgimento fisico da parte del guru. Non c’è nulla negli shastra, o da parte di Srila Prabhupada, che colleghi diksha con la presenza fisica. Perciò la continuazione del sistema ritvik è perfettamente consistente con entrambi gli shastra e l’esempio che il nostro acharya stabilì mentre era presente fisicamente.
In una delle sezioni principali sulla diksha nei libri di Srila Prabhupada, si afferma che l’unico requisito per riceverla è il consenso del guru. Questo consenso fu delegato totalmente ai ritvi :
Srila Prabhupada ci istruisce che:
È significativo notare che non c’è alcuna stipulazione che il diksha guru e l’aspirante discepolo debbano avere un contatto fisico, o che il diksha guru debba essere presente fisicamente per dare il suo consenso (è anche interessante che Srila Prabhupada metta sullo stesso piano il termine sad-guru e diksha-guru). Srila Prabhupada ha affermato molte volte che il requisito per essere iniziati è semplicemente quello di conformarsi alle regole che egli aveva insegnato ripetutamente:
La definizione della parola diksha implica una connessione con il guru che sia presente fisicamente sul pianeta?
Non c’è nulla in questa definizione di diksha che in qualche modo implichi che il guru abbia bisogno di essere sullo stesso pianeta come il discepolo affinché essa funzioni nel modo appropriato. Viceversa le istruzioni di Srila Prabhupada e l’esempio personale provano in modo categorico che gli elementi che costituiscono la diksha possono essere utilizzati senza il bisogno di un coinvolgimento fisico da parte del guru:
Così tutti gli elementi della diksha – la conoscenza trascendentale, ricevere il mantra, eccetera – possono essere consegnati in modo effettivo senza la presenza fisica del guru. In breve, si può mostrare in modo conclusivo che non c’è alcun principio degli shastra, menzionato in nessuno dei libri di Srila Prabhupada, che precluda la concessione della diksha una volta che il guru lasci il pianeta Terra. Sebbene il precedente storico sia citato talvolta come obiezione, un precedente storico non è un principio degli shastra. Sebbene un precedente storico possa servire come evidenza dell’applicazione di un principio shastra, la mancanza di un precedente storico non prova necessariamente che un principio degli shastra sia stato violato. Così la nostra filosofia si basa sulle seguenti ingiunzioni degli shastra non sulla tradizione storica. Questa è la cosa che distingue l’ISKCON da virtualmente ogni altro gruppo Gaudiya Vaishnava. Ci sono molti smarta brahmana influenti in India, che criticano con forza la mancanza di aderenza alla tradizione esibita da Srila Prabhupada.
Le affermazioni degli shastra, unite all’esempio pratico di Srila Prabhupada, appoggiano pienamente il principio che la diksha non dipende in alcun modo dalla presenza fisica del guru.
Questa non può essere una ragione per rigettare l’ordine del 9 Luglio, poiché Srila Prabhupada stabilì molti precedenti – (riducendo il numero dei giri prescritti di japa da 64 a 16, svolgendo matrimoni, concedendo alle donne di vivere nei templi, dando il mantra gayatri mediante audiocassette, eccetera.) In verità, è una caratteristica distintiva degli acharya nella nostra linea che, praticamente senza eccezione, stabilirono i loro precedenti storici. Come acharya, farlo è la loro prerogativa; quantunque in accordo ai principi degli shastra. Come già affermato, l’uso dei ritvik, senza la presenza fisica del guru sul pianeta, non viola alcun principio degli shastra. I libri di Srila Prabhupada contengono tutti i principi essenziali degli shastra, e poiché non c’è menzione nei suoi libri che il guru abbia bisogno di essere sul pianeta al momento dell’iniziazione, esso non può essere un principio. Così il precedente storico di continuare a usare ritvik dopo la sua dipartita può essere solo un cambiamento come dettaglio, non come principio. Srila Prabhupada fece molte cose, in particolare in connessione con le iniziazioni, che erano senza precedenti, tuttavia non le rigettiamo. Si potrebbe obiettare che egli spiegò alcuni di questi cambiamenti nei suoi libri. Inoltre non c’era alcun bisogno di dare spiegazioni dettagliate del sistema ritvik nei suoi libri, poiché egli aveva dimostrato in modo pratico prototipi del sistema per molti anni, con i tocchi finali di come esso doveva continuare, delucidato pienamente nell’ordine del 9 Luglio. Srila Prabhupada non ci insegnò mai a seguire la tradizione ciecamente:
Se precisamente gli stessi ordini che abbiamo ricevuto da Srila Prabhupada furono anche rilasciati da un acharya precedente, è totalmente irrilevante. Il nostro unico dovere è di seguire gli ordini dati a noi dal nostro acharya.
Se un sistema di iniziazioni può essere rigettato solamente sulla base del fatto che non ha un precedente storico, allora saremmo certamente forzati a rigettare il sistema corrente di guru all’interno dell’ISKCON con lo stesso ragionamento.
Mai prima una pletora di diksha guru è stata subordinata a un comitato che potrebbe sospendere o terminare le loro attività in relazione alle iniziazioni. Nessun guru iniziatore precedente nella nostra linea è stato mai votato a svolgere il suo ruolo con un voto di maggioranza di due terzi, né è caduto vittima successivamente di attività peccaminose grossolane e come conseguenza è stato rapidamente ritratto dalla ‘successione disciplica’. Noi rigettiamo tali pratiche irregolari, non sulle basi di un precedente storico, ma perché esse cozzano violentemente con molti degli insegnamenti di base della filosofia Vaishnava trovati nei libri di Srila Prabhupada e violano in modo appariscente l’ordine finale di Srila Prabhupada.
Anche il fatto che un sistema identico al ritvik non sia direttamente menzionato negli shastra, o in antichi testi Vedici, non è pertinente. In accordo ad alcune regole Vediche, shudra e donne non dovrebbero ricevere affatto l’iniziazione brahminica:
Così, strettamente parlando, Srila Prabhupada non avrebbe dovuto iniziare nessuno dei suoi discepoli occidentali poiché essi erano nati tutti inferiori alla casta Vedica più bassa. Srila Prabhupada fu in grado di scavalcare tali leggi Vediche mediante l’invocazione di ingiunzioni degli shastra di ordine superiore. Talvolta egli esercitò queste ingiunzioni in modi che non erano mai state applicate prima:
Il punto importante è che benché il sistema ritvik potrebbe essere totalmente unico (per lo meno per quanto ne sappiamo), esso non viola i principi degli shastra di ordine superiore. È testamento al genio di Srila Prabhupada che egli fosse capace di applicare misericordiosamente tali principi degli shastra in modi nuovi in accordo a tempo, luogo e circostanza.
Forse dobbiamo ancora afferrare pienamente quanto sia unico Srila Prabhupada. Non c’è mai stato prima un acharya mondiale. Nessun acharya precedente ha mai affermato prima che i suoi libri sarebbero stati i libri di legge per diecimila anni. Non c’è mai stato prima qualcosa come l’ISKCON. Perché dovremmo essere così sorpresi che una personalità così senza precedenti potesse decidere di stabilire un sistema di iniziazioni apparentemente inusuale?
Questa obiezione riposa sulla premessa che Srila Prabhupada non avrebbe mai offerto nulla di nuovo al Movimento. Presa in senso letterale questa obiezione è assurda perché significa che qualsiasi ordine da parte del guru può essere rigettata se è nuova, o anche solo un po’ differente da quelle rilasciate precedentemente. Essa implica che nei suoi mesi finali Srila Prabhupada non avrebbe dovuto offrire istruzioni di lunga gettata a riguardo della sua Associazione a meno che ognuno non fosse già familiare con queste.
Come abbiamo spiegato, il sistema ritvik non era nuovo comunque. Prima della lettera del 9 Luglio, l’esperienza dell’iniziazione diksha nel Movimento era stata in modo predominante mediante l’uso di rappresentanti. Srila Prabhupada era il diksha guru nell’ISKCON e la maggior parte delle cerimonie d’iniziazione, particolarmente negli anni successivi, erano svolte da un Presidente di Tempio o qualche altro rappresentante o sacerdote.
La differenza più notevole dopo il 9 Luglio 1977 fu che l’accettazione dei nuovi discepoli veniva fatta ora dai rappresentanti senza ricorrere a Srila Prabhupada. La lettera che veniva inviata ai nuovi iniziati non veniva più firmata da Srila Prabhupada, e la scelta dei nomi di tutti gli iniziati veniva fatta dai ritvik. Anche la procedura era ora legata alla parola relativamente poco familiare – ‘ritvik’.
Essere collegati all’acharya autentico mediante l’uso di rappresentanti era l’esperienza di iniziazione familiare a migliaia di discepoli. La lettera del 9 Luglio definisce la parola ritvik come significato: ‘rappresentante dell’acharya’. Chiaramente il sistema di essere iniziato da Srila Prabhupada mediante l’uso di rappresentanti non era affatto nuovo. Era semplicemente la continuazione di quel che Srila Prabhupada aveva insegnato, e messo in pratica, non appena il suo Movimento raggiunse uno stato di rapida crescita.
Perché sarebbe dovuto giungere come un grande schock che questo sistema sarebbe continuato dopo il 14 Novembre 1977?
Sebbene poco familiare per molti, anche la parola ‘ritvik’ non era nuova. Nei suoi libri Srila Prabhupada aveva definito la parola e i suoi derivati per ben 32 volte. Quel che era nuovo era che, il sistema che era già stato in esistenza per molti anni, era ora messo per iscritto con gli aggiustamenti necessari per il futuro. Per nulla sorprendente poiché in quel periodo Srila Prabhupada stava rilasciando molti documenti per iscritto a riguardo del futuro del suo Movimento. Questo arrangiamento era di fatto una riconferma di un sistema che ognuno era già venuto a considerare come una pratica standard.
Ironicamente quel che fu veramente nuovo fu la metamorfosi curiosa dei ritvik in ‘acharya puri, successori materiali e spirituali’ di Srila Prabhupada. Questa innovazione particolare giunse come un tale shock che molte centinaia di discepoli lasciarono il Movimento subito dopo la sua implementazione, e migliaia in seguito.
Abbiamo dimostrato che non c’è evidenza diretta che sostenga la fine del sistema ritvik alla dipartita di Srila Prabhupada, né la trasformazione successiva dei ritvik in diksha guru – le assunzioni a) e b). Anche se ci fosse stata un’evidenza indiretta estremamente forte a supporto di a) e b), sarebbe ancora discutibile se potesse, di fatto, rimpiazzare l’evidenza diretta, poiché questa di solito ha la precedenza. Tuttavia, come già dimostrato, non c’è neanche un’ombra di evidenza indiretta a supporto dello scioglimento del sistema ritvik alla dipartita di Srila Prabhupada. Così:
Alla luce dell’analisi di cui sopra, noi sottomettiamo umilmente che la revoca dell’istruzione finale di Srila Prabhupada a riguardo delle iniziazioni, il 14 Novembre 1977, era nella migliore delle ipotesi un atto arbitrario e non autorizzato. Non possiamo trovare alcuna evidenza a sostegno delle assunzioni a) e b) che, come abbiamo detto, formano le fondamenta stesse della politica corrente sul guru nell’ISKCON. Conformarci di nuovo con l’ordine originale di Srila Prabhupada è la nostra unica opzione, come discepoli, seguaci e servitori di Srila Prabhupada.
Per poter assistere ulteriormente nel nostro desiderio di conformarci alle istruzioni di Srila Prabhupada, esamineremo la conversazione del 28 Maggio ed un numero di obiezioni relative che sembrano aver sollevato una certa confusione.
Il GBC rivendica nel GII che la sola giustificazione per le modifiche a) e b) all’ordine finale del 9 Luglio venga da una conversazione in stanza registrata che ebbe luogo a Vrindavan il 28 Maggio 1977. Queste modifiche vengono date sotto come riferimento:
Perciò questa sezione sarà dedicata ad uno scrutinio ravvicinato della conversazione del 28 Maggio per vedere se essa può essere usata in modo legittimo per modificare l’ordine finale nei termini delle modifiche a) e b) di cui sopra.
Poiché l’intera posizione del GBC riposa su quest’unico pezzo di evidenza è notevolmente preoccupante che essi abbiano già pubblicato per lo meno quattro versioni differenti, o copie, di questa stessa evidenza. Queste copie differenti apparvero nelle seguenti pubblicazioni:
1985: Under My Order (Su mio ordine, Ravindra Svarupa Das) 1990: ISKCON Journal (GBC) 1994: Continuing The Parampara (Continuando la parampara, Shivaram Swami) 1995: Gurus and Initiation in ISKCON (Guru e iniziazione nell’ISKCON, GII, GBC)
Ritrovarsi con quattro versioni differenti della stessa conversazione registrata solleva in se stesso un numero di domande serie. Per esempio, non sarebbe irragionevole chiedere, qual è la versione corretta? Perché, in primo luogo, ci sono versioni differenti? È la copia la composizione di più di una conversazione? È stata rilasciata più di una versione del nastro? Se è così, possiamo essere sicuri che qualsiasi versione sia vera in relazione a qualsiasi effettiva conversazione? Già così, anche prima che l’evidenza venga esaminata, siamo posti nella detestabile posizione di doverci aspettare di modificare una lettera firmata sulla base dell’analisi di una trascrizione registrata su cui pendono seri dubbi di autenticità.
Tuttavia, al fine di esaminare il nastro, useremo una composizione delle quattro diverse copie. E ecco dunque la conversazione, con le varianti tra parentesi:
Come abbiamo menzionato precedentemente, né l’ordine del 9 Luglio né qualsiasi documento successivo firmato da Srila Prabhupada, si riferisce in modo specifico alla conversazione di cui sopra. Ciò è abbastanza peculiare, poiché l’argomento centrale di GII è che questo breve scambio di parole sia assolutamente cruciale alla comprensione appropriata dell’ordine del 9 Luglio. Questo non era il modo regolare in cui Srila Prabhupada rilasciava istruzioni alla sua vasta organizzazione mondiale, cioè, rilasciando direttive scritte incomplete e fuorvianti che potevano essere solo comprese appropriatamente frugando attraverso vecchie conversazioni registrate.
Quando uno considera l’importanza dell’ordine in questione, e cioè la continuazione della missione del sankirtan nei prossimi diecimila anni, e quel che accadde alla Gaudiya Math precisamente su questa questione, sembra inconcepibile che Srila Prabhupada abbia gestito le cose in questo modo. Comunque questo è quel che dobbiamo credere se dobbiamo accettare la posizione attuale del GBC. Procediamo ora con attenzione attraverso la trascrizione prestando particolare attenzione a tutte le righe che GII rivendica appoggino le modifiche menzionate sopra all’ordine del 9 Luglio.
Righe 1-3: Qui Satsvarupa Das Goswami chiede a Srila Prabhupada una domanda specifica a riguardo di come le iniziazioni procederanno nel futuro – ‘particolarmente in quel tempo quando tu non sarai più con noi’. Qualsiasi risposta Srila Prabhupada dia, noi sappiamo sarà particolarmente rilevante per dopo la sua dipartita, poiché quello è il periodo di tempo a riguardo del quale Satsvarupa è chiaramente preoccupato, cioè ‘quando tu non sarai più con noi’.
Righe 4-7: Qui Srila Prabhupada risponde alla domanda di Satsvarupa Das Goswami. Egli dice che starà per nominare alcuni discepoli ad agire come ‘acharya ufficianti’, o ‘ritvik’. Dopo aver risposto con chiarezza alla domanda, Srila Prabhupada rimane in silenzio. Egli non offre ulteriore elaborazione a questo punto, né qualifica, o cerca di qualificare la sua risposta. Perciò dobbiamo assumere che questa fosse la sua risposta. Le uniche alternative a questo punto di vista sono o:
1) Srila Prabhupada rispose alla domanda deliberatamente in modo scorretto o fuorviante, 2) O egli non udì la domanda in modo appropriato e pensò che Satsvarupa das Goswami gli stesse chiedendo solo quel che bisognava fare mentre egli era ancora presente.
Nessun discepolo di Srila Prabhupada considererebbe mai l’opzione 1), e se l’opzione 2) fosse stata il caso, allora la conversazione non può dirci nulla a proposito del futuro delle iniziazioni dopo la sua dipartita; per cui saremmo lasciati con un ordine del 9 Luglio non modificato come la sua unica affermazione sulle iniziazioni future.
Talvolta qualcuno ha obiettato che la risposta piena è rivelata appropriatamente solo, frammentaria com’era, attraverso il resto della conversazione. Il problema con questa proposizione è che, nel rilasciare istruzioni in tale modo, Srila Prabhupada risponderebbe correttamente solo alla domanda originale posta da Satsvarupa Das Goswami se venivano soddisfatte le seguenti condizioni:
· Che qualcuno si assumesse la responsabilità di porre altre domande. · Che per semplice colpo di fortuna essi otterrebbero così, alle giuste domande, la risposta corretta alla domanda originale di Satsvarupa das Goswami.
Ciò sarebbe un modo eccentrico per chiunque di rispondere ad una domanda, che dire di dirigere un’organizzazione mondiale, e certamente non era lo stile di Srila Prabhupada. In realtà se, come è stato proposto dal GBC, egli si prese l’affanno di rilasciare una lettera per l’intero Movimento con istruzioni sulle iniziazioni che dovevano avere rilevanza solo per quattro mesi, sicuramente egli non l’avrebbe fatto in un modo così oscuro con istruzioni che potevano procedere per un periodo lungo diecimila anni.
Chiaramente se stiamo guardando alla trascrizione per appoggiare in modo incontestabile le modifiche a) e b), decisamente non stiamo andando bene finora. È stato chiesto a Srila Prabhupada quel che avverrà a riguardo delle iniziazioni, in modo particolare quando egli non ci sarà più; egli risponde che nominerà dei ritvik. Ciò contraddice completamente entrambe le modifiche proposte dal GBC e rinforza semplicemente l’idea che l’ordine del 9 Luglio fosse inteso a procedere ‘henceforward’, cioè ‘d’ora innanzi’. Continuiamo a leggere:
Righe 8-9: Qui Satsvarupa Das Goswami chiede quale relazione colui che dà l’iniziazione ha con la persona che sta per essere iniziata. Satsvarupa Das Goswami non finisce completamente la sua domanda quando Srila Prabhupada risponde immediatamente ‘egli è guru’. Poiché i ritvik, per definizione, non sono coloro che danno l’iniziazione, Srila Prabhupada può essersi riferito solo a se stesso come il ‘guru’ di coloro che stanno per essere iniziati. Ciò è confermato nella lettera del 9 Luglio dove si afferma tre volte che coloro che dovranno essere iniziati sarebbero stati discepoli di Srila Prabhupada.
Talvolta si porta avanti la teoria curiosa che quando Srila Prabhupada dice ‘egli è guru’, egli stia veramente parlando dei ritvik stessi. Ciò è assai bizzarro poiché Srila Prabhupada ha definito la parola ritvik come ‘acharya officiante’, letteralmente un sacerdote che conduce qualche tipo di funzione religiosa o cerimoniale. Nella lettera del 9 Luglio Srila Prabhupada chiarisce precisamente quale funzione cerimoniale condurranno questi sacerdoti. Essi dovevano dare nomi spirituali ai nuovi iniziati e nel caso della seconda iniziazione cantare sul loro filo per il gayatri – tutto per conto di Srila Prabhupada. Tutto qui. Non c’è menzione che essi siano diksha guru, e che diano iniziazioni ai propri discepoli o che siano Maestri Spirituali a pieno diritto. La lettera definisce in modo specifico ritvik come ‘rappresentante dell’acharya’. Essi dovevano agire per conto dell’acharya, non come acharya a pieno diritto. Stando così le cose, perché Srila Prabhupada avrebbe dovuto offuscare la questione chiamando i ritvik ‘guru’? Se erano semplicemente guru iniziatori, perché non chiamarli in quel modo per eliminare la confusione?
Nel discutere questioni filosofiche o manageriali a riguardo della sua posizione come Acharya, Srila Prabhupada parlava spesso di sé in terza persona. È particolarmente comprensibile che gli facesse così qui poiché le domande di Satsvarupa das Goswami a questo punto sono poste in quel modo.
Così la conversazione può avere senso solo se la prendiamo a significare che Srila Prabhupada è il ‘guru’ che stava iniziando nuovi discepoli, mediante i suoi rappresentanti, i ritvik.
Sebbene le risposte di Srila Prabhupada siano abbastanza chiare e coerenti, sembra come se ci sia della confusione nella mente di chi fa la domanda a questo punto. Questo è dove Satsvarupa Das Goswami chiede nella Riga 10 – “Ma lo fa su tuo nome’. La persona a cui Satsvarupa das Goswami si stava riferendo è il ritvik, laddove la persona a cui Srila Prabhupada si stava riferendo, come abbiamo mostrato, poteva essere stato solo lui stesso, poiché egli è l’unico iniziatore nel sistema ritvik. Nonostante l’apparente confusione del suo discepolo, Srila Prabhupada adatta abilmente la sua prossima risposta per accordarsi alla preoccupazione attuale di Satsvarupa Das Goswami, cioè il rango di questi futuri ritvik.
Righe 11-13: Qui è dove si rivendica nel GII che ci sia evidenza per la modifica a). Prima di considerare se queste linee costituiscano evidenza o no, dovremmo ricordare prima l’analisi delle righe 1-7.
Se le righe 11-13 stabiliscono la modifica a) ciò sarà solo a spese di contraddire le righe 1-7 dove Srila Prabhupada ha gia spiegato chiaramente che i ritvik dovevano essere nominati ‘particolarmente’ per dopo la sua dipartita. Dunque se veramente la modifica a) è stabilita nelle righe 11-13, l’implicazione è che Srila Prabhupada contraddice un’affermazione che egli stesso aveva fatto alcuni momenti prima. Se questo fosse il caso, ciò renderebbe la trascrizione ancora una volta inutile per determinare qualsiasi cosa a riguardo delle future iniziazioni poiché due posizioni totalmente contraddittorie sarebbero confermate ugualmente nella stessa conversazione. Di nuovo saremmo forzati a riferirci all’ordine finale del 9 Luglio in una condizione non modificata.
Vediamo se ciò, di fatto, avvenne. Ricordiamo che stiamo cercando un’affermazione specifica che i ritvik debbano cessare i loro doveri una volta che Srila Prabhupada lascia il pianeta. In altre parole che essi possano operare solo in sua presenza.
Nel leggere le righe 11-13 vediamo che tutto quel che si afferma è che i ritvik devono operare in sua presenza perché in sua presenza essi non possono essere guru. Così Srila Prabhupada sta semplicemente riaffermando un principio che invocò occasionalmente mentre trattava con discepoli ambiziosi: in presenza del guru uno deve agire solo a nome suo. Tuttavia quel che Srila Prabhupada non dice è che questo ‘agire a nome suo’ debba cessare una volta che egli lasci il pianeta. Egli non dice anche che ‘l’agire a nome suo’ possa solo avvenire mentre egli è presente. In verità, da nessuna parte finora, egli ha legato direttamente la sua presenza fisica, in qualche modo, con il concetto dell’agire a nome suo, ma piuttosto l’afferma semplicemente come una ragione che prevenga i suoi discepoli dall’essere guru. È questo ‘non essere guru’ che è legato all’agire come un ritvik.
In altre parole, al momento di questa conversazione, una delle ragioni per cui essi non potevano essere diksha guru era la presenza fisica di Srila Prabhupada. Ma questo non è l’unico ostacolo che preveniva i suoi discepoli dall’assumere il manto di diksha guru, come impariamo dalla stessa riga successiva.
Nella riga 12 vediamo che essere guru dipende anche dal fatto di ricevere un ordine specifico da parte di Srila Prabhupada – ‘Su mio ordine’. Egli ripete questa condizione nella riga 13 – ‘Ma su mio ordine’, e ancora una volta nella riga 25 – ‘Quando ordino’. È abbastanza chiaro che questo non può essere l’ordine effettivo, altrimenti perché dire ‘Quando ordino’? Se questo era l’ordine effettivo per diventare guru dopo la sua dipartita, come sostiene il GBC, allora sicuramente egli avrebbe detto qualcosa come: ‘Ora vi ordino che non appena lascerò il corpo, voi smettiate di essere ritvik e diventiate diksha guru.’ Una tale affermazione darebbe certamente una certa credibilità alla posizione attuale del GBC e della dottrina M.A.S.S.. Tuttavia, come si può vedere, nulla che rassomigli persino in modo remoto a tale affermazione si può trovare da nessuna parte nella conversazione del 28 Maggio.
Si obietta ulteriormente che l’uso del verso ‘amara ajñaya’ a questo punto significa che l’ordine per essere diksha guru era già stato dato poiché questo ordine da parte del Signore Chaitanya era stato ripetuto molte volte da Srila Prabhupada. Tuttavia, l’ordine ‘amara ajñaya’, come abbiamo visto, si riferisce solo allo shiksha guru; noi sappiamo che l’ordine di diventare diksha guru non era stato ancora dato poiché Srila Prabhupada afferma ‘Quando ordino’. Perciò l’uso, da parte di Srila Prabhupada, del verso a questo punto è semplicemente per convenire la nozione di un ordine che era necessario fosse dato prima di diventare guru in qualsiasi modo.
Non c’è certamente nulla nelle righe 11-13 che in qualche modo modifichi la risposta chiara di Srila Prabhupada alla domanda originale di Satsvarupa (righe 1-7) Così la nostra comprensione delle righe 1-7 rimane intatta. Srila Prabhupada non si contraddì, l’ordine del 9 Luglio rimane finora non modificato.
Quel che le righe 11-13 stabiliscono con certezza è che il sistema ritvik dovesse operare mentre Srila Prabhupada era ancora presente, ma non che esso potesse operare solo mentre egli è presente. La lettera del 9 Luglio chiarisce questo punto ad ogni modo con l’uso della parola ‘henceforward’ (d’ora innanzi). La parola ‘henceforward’ racchiude ogni periodo di tempo da quel giorno in poi, senza considerare la prossimità fisica di Srila Prabhupada. Continuiamo a leggere:
Righe 14-15: In modo interessante, a questo punto Satsvarupa das Goswami pone una domanda in prima persona: ‘Così allora essi saranno anche considerati tuoi discepoli?’ Srila Prabhupada risponde: ‘Sì, essi sono discepoli...’ confermando ancora una volta il possesso di qualsiasi discepolo futuro. Sebbene non sia chiaro quel che Srila Prabhupada stia per dire, la sua risposta iniziale è abbastanza precisa. Gli è stata posta una domanda diretta, in prima persona, ed egli risponde ‘Sì’.
Se il GBC avesse qualche speranza di sostenere le modifiche a) e b), Srila Prabhupada avrebbe dovuto rispondere a questa domanda qualcosa del genere: ‘No, essi non sono i miei discepoli.’ Qualsiasi cosa Srila Prabhupada stesse per dire è irrilevante poiché nessuno potrà mai saperlo. Noi sappiamo soltanto che quando gli è stato chiesto se i futuri iniziati sarebbero stati suoi discepoli, egli rispose ‘Sì’. Ancora una volta non un buon segno per le modifiche a) e b).
Righe 16-18: Tamal Krishna Goswami sembra percepire qui una certa confusione e interrompe Srila Prabhupada. Egli chiarisce ulteriormente la domanda di Satsvarupa das Goswami chiedendo a Srila Prabhupada di chi sono discepoli coloro a cui verrà data diksha dai ritvik. Ancora una volta Srila Prabhupada risponde in terza persona (essendo stato interrogato in terza persona): ‘Essi sono i suoi (his) discepoli.’ Come abbiamo discusso, egli può solo riferirsi a se stesso poiché i ritvik non posseggono, per definizione, loro propri discepoli. Inoltre sappiamo che egli si stava definitivamente riferendo a se stesso poiché risponde alla domanda al singolare [‘I suoi (his) discepoli... (chi sta dando le iniziazioni) who is initiating’)] dopo che la domanda a proposito dei ritvik gli era stata posta al plurale (‘questi ritvik acharya’).
Un’idea che viene proposta a volte è che a questo punto nella conversazione, Tamal Krishna Goswami stia ponendo la domanda in qualche modo vagamente futuristico a proposito di un periodo di tempo non specificato in cui i ritvik si sarebbero in qualche modo trasformati in diksha guru. In accordo a questa teoria, quando Srila Prabhupada, che è ora presumibilmente misticamente in sintonia con la mente di Tamal Krishna, risponde che i futuri iniziati sono ‘I suoi (his) discepoli’, ciò che egli vuol dire effettivamente è che essi sono discepoli dei ritvik, che ora non sono affatto ritvik, ma diksha guru. Lasciando da parte il fatto che questo fantasioso ‘incontro di menti’ è sia improbabile sia altamente speculativo, c’è per lo meno ancora un altro problema con questa ipotesi:
Fino a questo punto Srila Prabhupada non ha affermato che i ritvik, che egli deve ancora nominare, agiranno in qualsiasi altra capacità a parte quella di ritvik. E dunque perché Tamal Krishna Goswami avrebbe assunto che il loro rango dovesse cambiare?
Righe 19-20: Tamal Krishna Goswami ripete la risposta, e poi Srila Prabhupada continua; ‘Chi sta dando iniziazione... discepolo del suo discepolo.’ Abbiamo scelto la versione ‘discepolo del suo discepolo’ (his grand-disciple) rispetto alla versione ‘egli è discepolo del discepolo’ (he is grand-disciple) poiché essa rassomiglia più da vicino all’ascolto del nastro e sembra scorrere meglio con il senso della conversazione. (Altrimenti la persona che dà l’iniziazione diventerebbe simultaneamente discepolo del discepolo! – ‘who is initiating... he is grand-disciple.’)
L’argomento che, parlando qui in terza persona, Srila Prabhupada debba riferirsi ai ritvik e non a se stesso può essere messo alla prova modificando la conversazione in accordo a questo punto di vista rimpiazzando le affermazioni in terza persona con la prima persona (mostrata in parentesi) per le righe 17-20. {Nota del Traduttore in Italiano: Dovuto alla complessità linguistica del punto in questione, riporto queste battute del dialogo in Inglese. La versione in Italiano è stata gia resa all’inizio di questo capitolo.}:
Data la premessa che i ritvik sono solo ufficianti, e che il loro ruolo è solo rappresentativo, dovrebbe essere auto-evidente al lettore che questa interpretazione delle righe 17-20 non ha senso. È una contraddizione in termini per un ritvik di avere i propri discepoli, che dire dei discepoli dei discepoli.
Ci si potrebbe accusare che noi stiamo in qualche modo distorcendo le parole di Srila Prabhupada prendendo le affermazioni in terza persona come se fossero in prima persona. Tuttavia sentiamo che la nostra interpretazione è coerente con la funzione assegnata da Srila Prabhupada ai suoi ritvik. Sembrano che ci siano solo due opzioni possibili di interpretazione nel considerare questa conversazione:
1) I nuovi discepoli futuri dovevano appartenere ai sacerdoti ritvik, che per definizione non sono diksha guru, ma ufficianti che sono stati fissati in modo specifico ad agire come delegati. 2) I nuovi discepoli futuri dovevano appartenere al diksha guru, Srila Prabhupada.
L’opzione 1) è semplicemente assurda. Perciò abbiamo scelto l’opzione 2) come l’unica scelta razionale e dunque abbiamo interpretato il nastro in accordo a questa ottica.
Righe 25-26: Srila Prabhupada conclude con la stipulazione senza equivoci che solo quando egli darà l’ordine, qualcuno diventerà guru. In tale frangente i nuovi iniziati sarebbero ‘discepoli del mio discepolo’.
Si è fatto un gran baccano a riguardo dell’uso del termine ‘discepolo del discepolo’. Per molti l’uso di questa frase da parte di Srila Prabhupada agisce come argomento decisivo poiché si possono avere discepoli dei discepoli solo se ci sono diksha guru. Questo è vero. Sfortunatamente si ignorano di solito le parole che seguono il termine ‘discepolo del discepolo’. Srila Prabhupada procede per affermare che un discepolo del discepolo e per cui un diksha guru esisterà solo quando Srila Prabhupada ordinerà al suo discepolo di diventare diksha guru. In altre parole Srila Prabhupada sta semplicemente dicendo che quando un guru ordina al suo discepolo di diventare diksha guru, egli avrà discepoli dei discepoli (‘his grand-disciple’) poiché il nuovo diksha guru starà a quel punto iniziando a pieno diritto (‘egli diventa discepolo del mio discepolo’).
Ciò sembra abbastanza chiaro, un punto su cui nessuno potrebbe obiettare. Ma dov’è l’ordine per diventare guru? Certamente non nelle righe 25-26, né per quel che ci riguarda da nessun’altra parte nella conversazione.
Infatti la conversazione del 28 Maggio non ordina ad alcuna persona specifica di fare nulla di preciso. Srila Prabhupada sta semplicemente rendendo nota la sua intenzione di nominare dei ritvik in qualche momento nel futuro. Poi procede a rispondere a domande leggermente confuse a proposito della relazione guru-discepolo nel sistema ritvik. Poi conclude con un’affermazione a riguardo di quel che avverrebbe se egli dovesse decidere di dare l’ordine rilevante a qualcuno di diventare diksha guru. È chiaro comunque che l’ordine specifico di nominare delle persone a svolgere funzioni specifiche fu fatto per la prima volta il 7 Luglio (vedere l’Appendice), e poi confermato nella lettera firmata del 9 Luglio. Ma come si può vedere leggendo la lettera del 9 Luglio, non c’è alcuna menzione di nessun tipo che gli undici ritvik nominati diventino ad un certo punto diksha guru; o che il sistema ritvik debba a fermarsi ad un certo punto..
Dopo la nostra analisi esauriente della conversazione del 28 Maggio, è chiaro che quel che il GBC sta presentando è un classico argomento circolare:
Al fine di sostenere le modifiche a) e b) che sono assolutamente vitali per la posizione attuale dei guru nell’ISKCON, ci viene detto che dobbiamo modificare la lettera del 9 Luglio usando un ordine che Srila Prabhupada diede nella trascrizione del 28 Maggio. Tuttavia, dopo aver letto la trascrizione attentamente, vediamo che Srila Prabhupada dice che essi possono essere guru solo ‘Quando io darò l’ordine’. E dunque come si può affermare che questo ‘Quando io darò l’ordine’ sia lo stesso ‘ordine’ che fu alla fine messo in atto il 7 e il 9 Luglio poiché questo ‘ordine’ è puramente per la creazione di ritvik, ed è lo stesso ‘ordine’ che il GBC richiese di modificare in primo luogo per sostenere le loro modifiche cruciali a) e b)?
Sfortunatamente, nell’adottare la linea di ragionamento difesa nel GII, ci troviamo attratti inesorabilmente verso l’assurdo impasse dialettico di cui sopra.
In ultima analisi il problema più grosso con tutta la teoria della ‘modifica’, a parte l’assenza ovvia di qualsiasi evidenza a supporto, è che non si può modificare in modo legittimo un’istruzione con delle informazioni che non erano disponibili alle stesse persone che si supponesse avrebbero dovuto portare avanti l’istruzione.
Se era veramente il caso che la conversazione del 28 Maggio avesse contenuto istruzioni chiare a supporto delle modifiche a) e b), allora sicuramente la lettera finale avrebbe dovuto contenerne almeno qualche traccia. Infatti lo scopo principale dell’incontro del 28 Maggio era di stabilire chiaramente quel che bisognava fare a riguardo delle iniziazioni dopo che Srila Prabhupada avesse lasciato il pianeta. E tuttavia viene proposto che quando Srila Prabhupada rilasciò infine la sua ultima direttiva scritta sulle iniziazioni, egli, in un modo o nell’altro, aveva indirizzato solo quel che bisognava fare prima che egli lasciasse il pianeta.
In altre parole, sul soggetto che non era stato chiesto a Srila Prabhupada, egli eventualmente diede direttive chiare ed enfatiche; mentre la questione veramente importante, l’unica a riguardo della quale ognuno voleva sapere, cioè il futuro delle iniziazioni per i prossimi diecimila anni, egli l’omise interamente per indirizzarla nella sua ultima istruzione firmata sull’argomento.
Noi non troviamo alcun esempio che Srila Prabhupada abbia mai diretto la sua Associazione nel modo seguente:
La difesa comune - che Srila Prabhupada non avesse bisogno di delineare nell’ordine finale quel che si doveva fare a riguardo delle iniziazioni future poiché egli aveva già spiegato chiaramente nei suoi libri e nelle sue lezioni come volesse che ognuno diventasse un diksha guru – è stata già confutata nell’obiezione 7 di cui sopra.
C’è un ulteriore tentativo fatto nel GII per estrarre qualcosa dalla conversazione del 28 Maggio a supporto di a) e b) quando sottolinea l’uso da parte di Srila Prabhupada del verso ‘amara ajñaya guru hana’ nella riga 12. Il verso è anche ripetuto più in là nella conversazione del 28 Maggio dopo una discussione che si riferisce alla traduzione dei suoi libri. In base a questo punto di vista, l’ordine ritvik è identico all’ordine per essere un diksha guru semplicemente per il fatto che Srila Prabhupada menziona questa istruzione famosa del Signore Chaitanya per ‘ognuno di diventare guru’ nella stessa conversazione mentre egli discute i ritvik. Ma tutto quel che Srila Prabhupada afferma è che:
I punti essenziali da considerare qui sono:
1. Qual era l’ordine del guru che essi dovevano comprendere? – Agire come ritvik. (“Io raccomanderò qualcuno tra di voi ad agire come acharya ufficianti.”) 2. Per che cosa essi sono eventualmente scelti? – Per agire come ritvik (vedere la lettera del 9 Luglio in Appendice) 3. E seguendo l’ordine del guru, che tipo di guru diventano? – Come è stato visto in precedenza dall’analisi dell’ordine del Signore Chaitanya di ‘diventare guru’, chiunque esegua fedelmente quest’ordine è qualificato automaticamente come shiksha guru.
Il GII presenta la proposizione contraddittoria che nel seguire l’ordine del guru ad agire soltanto come ritvik (non come diksha guru), uno dovrebbe automaticamente agire come diksha guru.
Con questa logica, chiunque segua qualsiasi ordine dato dal guru, ha anche ricevuto in qualche modo automaticamente un ordine specifico per diventare diksha guru! Sfortunatamente il GII non offre alcuna evidenza per sostenere questa tesi. Come mostrato in precedenza, l’uso del verso ‘amara ajñaya’ è semplicemente un ordine per ognuno di diventare soltanto uno shiksha guru (“È meglio non accettare discepoli.”)
Si dovrebbe notare che ci sono state per lo meno quattro trascrizioni differenti e quattro interpretazioni ‘ufficiali’ differenti del GBC di questa stessa conversazione. Molti devoti sentono per questa ragione soltanto che la conversazione non possa essere considerata come evidenza conclusiva. Se questa dovesse essere la conclusione del lettore, allora egli non avrà altra scelta, ma ritornare ancora una volta alla lettera del 9 Luglio come l’ordine finale poiché è una lettera firmata, scritta e inviata chiaramente all’intero Movimento. Questa sarebbe certamente la conclusione in un tribunale; l’evidenza scritta firmata prende sempre la precedenza sui nastri registrati. L’unica ragione per cui abbiamo esaminato la conversazione del 28 Maggio così attentamente qui è perché il GBC l’ha presentata come l’unico pezzo di evidenza a supporto delle modifiche a) e b).
Siamo forzati dunque a rigettare totalmente le modifiche a) e b), le fondamenta stesse della posizione attuale del GBC sulle iniziazioni nell’ISKCON poiché non c’è alcuna evidenza per appoggiarle. Di conseguenza le istruzioni date nel documento del 9 Luglio costituiscono di fatto l’ordine finale di Srila Prabhupada sulle iniziazioni e perciò dovrebbero essere seguite.
Nelle pagine seguenti riportiamo alcune obiezioni in relazione alla questione che abbiamo pensato sarebbe utile esaminare.
Ritvik: 4.6.1 / 4.7.16 / 5.3.2 / 5.3.3 / 5.4.17 / 7.3.20 / 8.20.22 / 9.1.15.
Ritvijah: 4.5.7 / 4.5.18 / 4.7.27 / 4.7.45 / 4.13.26 / 4.19.27 / 4.19.29 / 5.3.4 / 5.3.15 / 5.3.18 / 5.7.5 / 8.16.53 / 8.18.21 / 8.18.22 / 9.4.23 / 9.6.3.
Ritvijam: 4.6.52 / 4.21.5 / 8.23.13 / 9.13.1.
Ritvigbhyah: 8.16.55.
Ritvigbhih: 4.7.56 / 9.13.3.
(Tutti questi riferimenti sono tratti dallo Srimad-Bhagavatam)
Normalmente la diksha implica una cerimonia, ma essa non è assolutamente essenziale, è più che altro una formalità:
Dunque la cerimonia d’iniziazione è una formalità eseguita per solidificare nella mente del discepolo gli impegni seri che egli si è preso con il processo della diksha. Tali impegni includono:
Srila Prabhupada ha affermato chiaramente che la formalità della cerimonia è giusto quello, una formalità, non una cosa essenziale. Inoltre questa formalizzazione dell’iniziazione attraverso una cerimonia, comporta in se stessa un numero di elementi:
Sono solo i punti 2 e 4 che comportano di necessità l’uso di un sacerdote ritvik. Gli altri due sono di solito portati avanti dal Presidente del Tempio.
Come menzionato precedentemente, da nessuna parte si è mai affermato che il guru e il discepolo debbano coesistere sullo stesso pianeta affinché il discepolo possa ricevere qualsiasi elemento della diksha, cioè la conoscenza trascendentale, l’annientamento delle reazioni peccaminose, una cerimonia del fuoco e un nome spirituale. D’altra parte, ogni elemento della diksha (trasmissione di conoscenza, lo yajña, ecc.) può essere dato abbastanza facilmente senza la presenza fisica del guru. Ciò fu dimostrato praticamente da Srila Prabhupada dal momento che egli diede tutti gli elementi della diksha attraverso intermediari quali i suoi discepoli e i suoi libri. Così nessun principio spirituale viene cambiato mediante l’uso dei ritvik. Ciò comporta solo un cambio nei dettagli.
Così, per mettere in prospettiva l’uso dei ritvik, è stato mostrato che stiamo trattando con i dettagli di una cerimonia di formalizzazione; una cerimonia che in se stessa costituisce solo un elemento, ed un elemento persino non importante, del processo trascendentale della diksha. Notiamo che Srila Prabhupada trattò tutti questi elementi in una maniera proporzionale alla loro importanza:
Così la mancanza di menzione specifica nei libri di Srila Prabhupada a riguardo dell’uso di ritvik nelle procedure d’iniziazione, sia storica o contemporanea, e coerente con l’approccio generale di Srila Prabhupada ad argomenti che circondano l’iniziazione; la menzione specifica nei suoi libri essendo direttamente proporzionale al significato delle innovazioni coinvolte.
Questa domanda sorge dalla richiesta affermata che un discepolo debba ‘avvicinare’, ‘chiedere a’ e ‘rendere servizio a’ un guru (Bg. 4.34), e che il guru debba ‘osservare’ il discepolo (C.c. 24.330). Se esaminiamo questi versi con attenzione, i punti seguenti diventano apparenti:
Questa facilitazione di usare dei rappresentanti è ripetuta di nuovo alcune righe dopo nel discutere l’osservazione richiesta per i candidati ad una seconda iniziazione potenziale:
Alcune righe dopo vediamo com’è vitale l’uso di rappresentanti:
Si potrebbe obiettare che l’eliminazione della pariksha personale era giustificata perché il guru era ancora presente sul pianeta. Tuttavia questo argomento non ha basi perché:
§ Non c’è alcuna menzione di questa clausola speciale di uscita per la pariksha personale in qualsiasi scrittura. Sarebbe semplicemente un’invenzione per adattarsi alle circostanze dopo il fatto. § Nel descrivere l’uso di rappresentanti per la pariksha personale, Srila Prabhupada non afferma mai che essi possano esistere solo se egli è sul pianeta. Quale principio shastra, finora non menzionato, forza una limitazione sull’uso dei rappresentanti in certe circostanze che si riferiscono alla prossimità fisica della persona che li impiega? § Come dimostrato, il bisogno di pariksha personale non è un requisito degli shastra. L’uso di rappresentanti, quali i suoi discepoli e i suoi libri, come sostituti alla pariksha personale è appoggiato da Srila Prabhupada. E dunque la questione di quando la pariksha personale possa essere eliminata o no non sorge affatto. § Che la diksha veniva data senza contatto fisico è in se stessa la prova che la diksha può essere ricevuta senza la pariksha personale. § Il fatto stesso che non ci fosse sempre la pariksha personale, anche quando era possibile farla, prova che non può essere necessaria al processo di diksha.
Srila Prabhupada rese molto chiaro quali standard si aspettasse da un discepolo; i Presidenti di Tempio e i ritvik erano intesi per vedere che tali standard continuassero. Gli standard per l’iniziazione oggi sono identici a quelli stabiliti da Srila Prabhupada mentre egli era presente. E dunque se egli richiese di non essere consultato mentre era presente, che cosa ci fa pensare che vorrebbe intervenire urgentemente ora? L’unica nostra preoccupazione è di assicurarci che gli standard siano mantenuti rigidamente senza cambiamento o speculazione.
Il 7 Luglio, nello stabilire il sistema ritvik, Srila Prabhupada afferma che i ritvik potevano accettare devoti come suoi discepoli senza consultarlo. Così, Srila Prabhupada non era coinvolto nel processo di vagliare, o approvare nuovi discepoli. I ritvik avevano piena autorità e discrezione. Il coinvolgimento fisico di Srila Prabhupada non era richiesto.
Inoltre i nomi dati dai ritvik venivano inclusi da Tamal Krishna Goswami nel libro dei ‘discepoli iniziati’. Così, per lo meno esternamente, Srila Prabhupada non sarebbe stato neanche consapevole dell’esistenza del discepolo. Di conseguenza, il processo ora sarebbe lo stesso come fu allora poiché il ritvik ha il pieno potere di delega.
Per lo meno l’asserzione di cui sopra concede il punto che è possibile avvicinare, interrogare e servire un maestro spirituale fisicamente assente. L’ingiunzione che questo è solo possibile – ‘se il collegamento diksha è fatto prima che il guru lasci il pianeta’ – è pura invenzione, e non ci sono riferimenti nei libri di Srila Prabhupada e perciò può essere ignorata. La diksha non richiede neanche una cerimonia formale d’iniziazione perché funzioni; essa è la trasmissione di conoscenza trascendentale dal guru al discepolo ricettivo (insieme all’annientamento delle reazioni peccaminose:
È irrazionale asserire che il processo trascendentale della diksha non possa operare appropriatamente se il guru non è presente fisicamente durante un sacrificio del fuoco che non è essenziale particolarmente perché:
Si potrebbe obiettare che sebbene Srila Prabhupada non fosse presente alle iniziazioni, tuttavia egli era presente fisicamente sullo stesso pianeta al momento in cui esse presero luogo. Così è la presenza fisica del guru sul pianeta durante l’iniziazione essenziale alla diksha? Al fine di concedere peso a questo argomento, avremmo bisogno di trovare un’ingiunzione nei libri di Srila Prabhupada che dimostri che:
‘La diksha può prendere luogo solo se il guru è all’interno di una distanza non più grande del diametro della terra rispetto al suo discepolo durante una cerimonia formale d’iniziazione.’
Fino ad oggi nessuno è stato in grado di trovare un’ingiunzione del genere. Piuttosto, come la citazione sotto mostra, un esempio ben noto di diksha nella nostra filosofia (Bg. 4.1) contraddice di fatto la proposizione di cui sopra:
Sembrerebbe che la diksha non sia toccata dalle distanze fisiche tra guru e discepoli.
Queste pratiche ‘cristiane’ particolari non furono mai insegnate da Gesù e furono condannate totalmente da Srila Prabhupada:
Anche i devoti possono assistere nelle due attività di cui sopra (predicando, con la distribuzione di libri, ecc.), ma essi sono vartma-pradarshaka guru, non diksha guru, sebbene attraverso tale servizio essi possano anche diventare anime liberate.
La confusione tra diksha guru e shiksha guru avviene perché i loro titoli sono confusi con le loro funzioni. Così talvolta si assume che solo lo shiksha guru possa dare shiksha, non il diksha guru. Tuttavia, come l’ultimo verso appena citato dimostra, anche il diksha guru istruisce. Ciò dovrebbe essere ovvio, altrimenti come trasmetterà la divya jñana?
Che la shiksha trascendentale sia l’essenza della diksha è evidente dal verso più conosciuto sulla relazione tra guru e discepolo (Bg. 4.34). In questo verso la parola ‘upadekshyanti’ è tradotta nella traduzione parola-per-parola con il significato di ‘iniziare’. Ma nella traduzione effettiva la parola ‘iniziare’ è rimpiazzata da ‘impartire conoscenza’, un processo che è assistito attraverso ‘l’interrogare’ da parte del discepolo. Così il processo d’iniziazione è qui descritto come sinonimo di impartire conoscenza. Di conseguenza gli avvocati del ‘Prabhupada è shiksha e non diksha’ sono catturati in una trappola logistica costruita da loro stessi. Se Srila Prabhupada è capace di ‘impartire conoscenza’ quando egli non è sul pianeta – allora egli deve, per definizione, dare divya jñana – la conoscenza trascendentale. Così, se Srila Prabhupada può essere uno shiksha guru senza il bisogno di interazione fisica, allora perché anche non diksha? È ridicolo obiettare che Srila Prabhupada possa dare shiksha quando non è sul pianeta se agisce come shiksha guru, ma non può dare shiksha se noi cambiamo il suo titolo. Il fatto stesso che egli può essere uno shiksha guru mentre non è sul pianeta, è l’evidenza stessa che egli può simultaneamente dare diksha.
Alcuni sono andati un passo più in là obiettando che Srila Prabhupada non possa neanche dare la shiksha trascendentale senza un corpo fisico. Se questo fosse il caso, ci si meraviglia perché Srila Prabhupada si impegnò così tanto a scrivere così tanti libri e stabilire un trust con il solo scopo di propagarli per i prossimi diecimila anni? Se non è più possibile ricevere istruzioni trascendentali dai libri di Srila Prabhupada, perché li stiamo distribuendo, e perché le persone si stanno abbandonando ancora puramente sulla forza di quei libri?
No, tutto quel che stiamo affermando è che Srila Prabhupada stabilì il sistema ritvik per permettere che le iniziazioni continuassero. Che Srila Prabhupada abbia creato puri devoti o no, non è rilevante in relazione al suo ordine finale, chiaro e senza equivoci. Come discepoli il nostro dovere è di seguire semplicemente le istruzioni del guru. Non è appropriato abbandonare l’istruzione del guru e invece speculare a riguardo di quanti puri devoti ci siano ora, o ci saranno nel futuro.
Anche prendendo il caso dello scenario peggiore, che non ci siano infatti puri devoti al presente, si dovrebbe considerare la situazione che esisteva dopo la dipartita di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati. Dopo quasi 40 anni Srila Prabhupada indicò che c’era solo un acharya iniziatore autorizzato prodotto dalla Gaudiya Math:
Ciò potrebbe essere visto come un’accusa schiacciante dell’opera di predica di Srila Bhaktisiddhanta. Tuttavia, sarebbe veramente poco saggio obiettare che Srila Bhaktisiddhanta fu un ‘fallimento’. È noto che Srila Bhaktisiddhanta abbia detto che se la sua missione avesse prodotto anche solo un puro devoto, egli l’avrebbe considerata un successo.
Ad ogni modo l’implementazione di un sistema ritvik non esclude, a priori, l’esistenza possibile di puri devoti. Ci sono vari scenari che potrebbero accomodare facilmente sia ritvik sia puri devoti, per esempio:
Il fatto che Srila Prabhupada non abbia autorizzato nessuno dei suoi discepoli ad agire come diksha guru non vuol dire necessariamente che nessuno di loro fosse un puro devoto. Anche uno shiksha guru può essere un’anima liberata. Potrebbe semplicemente essere che il piano di Krishna non richiedesse che essi assumessero un ruolo del genere. Non di meno i seguaci di Srila Prabhupada hanno certamente un ruolo importante da giocare, proprio come quando egli era presente fisicamente sul pianeta. Che è di agire come suoi assistenti, non acharya successori:
Così la questione non è se Srila Prabhupada abbia creato dei puri devoti, ma il fatto che egli stabilì il sistema ritvik. Sebbene il diksha guru in questo momento non è presente fisicamente, ciò non significa che egli non sia il diksha guru. In sua assenza ci si aspetta che noi si prenda istruzioni da shiksha guru autentici, dei quali eventualmente ce ne potrebbero essere milioni.
Come si è discusso in precedenza,per agire come diksha guru uno deve prima di tutto conseguire la piattaforma più elevata del servizio devozionale e cioè maha-bhagavata, e poi essere autorizzato a dare iniziazioni dal proprio acharya predecessore. La filosofia di cui sopra del guru cheque-post-datato è una speculazione offensiva come illustra la citazione seguente:
Proprio come sarebbe un insulto chiamare un cieco ‘quello dagli occhi di loto’, rivolgersi ad un’anima parzialmente condizionata come ‘tanto buona come Dio’ (GII p.15, punto 8) è similmente offensivo; non solo verso la persona che è stata adulata in modo falso, ma anche verso la pura successione disciplica di anime effettivamente realizzate fino al Signore Supremo stesso.
‘Seguire rigorosamente’ è il processo mediante cui un discepolo avanza, non una qualifica in se stessa. I devoti confondono spesso il processo con la qualifica, e talvolta giungono a predicare che siano identici. Solo perché qualcuno sta seguendo rigorosamente non vuol dire che sia un maha-bhagavata, o che gli sia stato chiesto di dare iniziazioni da parte del proprio maestro spirituale; e se un discepolo comincia a dare iniziazioni prima di essere appropriatamente qualificato e autorizzato, certamente non sta neanche ‘seguendo rigorosamente’.
Talvolta i devoti citano il verso 5 del Nettare dell’Istruzione (commento) per provare che ‘un Vaishnava neofita o un Vaishnava sulla piattaforma intermedia può anche accettare discepoli...’ per qualche ragione essi non notano che il resto della frase avverte i discepoli di tali guru che ‘essi non possono avanzare tanto verso lo scopo ultimo della vita sotto la sua guida insufficiente (cioè di tale guru).’ Poi si afferma:
“Perciò un discepolo dovrebbe stare attento ad accettare un uttama-adhikari come maestro spirituale.’
Anche i guru squalificati ricevono un avvertimento:
Se un guru sta offrendo solo una ‘guida insufficiente’, allora egli non può per definizione essere un diksha guru poiché ciò richiede la trasmissione della piena divya-jñana. ‘Insufficiente’ significa – non abbastanza. È auto-evidente che sia meglio evitare completamente dei guru iniziatori che non possono aiutare qualcuno ad ‘avanzare molto bene’.
La successione disciplica, o guru parampara, è eterna; non c’è questione di fermarla. In accordo a Srila Prabhupada, il Movimento del Sankirtan (e per cui l’ISKCON) esisterà solo per i prossimi 9.500 anni. Paragonati all’eternità 9.500 anni non sono nulla, una frazione di tempo infinitesimale nel tempo cosmico. Ciò sembrerebbe essere il periodo di tempo durante il quale Srila Prabhupada rimarrà il ‘legame corrente’ nell’ISKCON, a meno che egli o Krishna revochino l’ordine del 9 Luglio, o qualche circostanza esterna faccia sì che sia impossibile seguire l’ordine (come un totale annientamento termo-nucleare).
Acharya precedenti sono rimasti correnti per lunghi periodi di tempo, migliaia (Srila Vyasadeva) o anche milioni di anni (vedere la citazione sotto). Non vediamo alcuna ragione perché la durata del regno di Srila Prabhupada come ‘legame corrente’, anche se si estende fino alla fine del Movimento del Sankirtan, dovrebbe porre qualche problema particolare.
L’ordine del 9 Luglio è significativo poiché vuol dire che Srila Prabhupada sarà l’acharya prominente, per lo meno per i membri dell’ISKCON, fintantoché l’Associazione esisterà. Solo l’intervento diretto di Srila Prabhupada o Krishna può revocare l’ordine finale (un tale intervento avrebbe bisogno di essere per lo meno tanto chiaro e senza equivoci come una direttiva firmata inviata all’intera Associazione). Così fino a quando verrà data una contro-istruzione, la scienza del servizio devozionale continuerà ad essere trasmessa direttamente da Srila Prabhupada alle generazioni successive dei suoi discepoli. Dal momento che questo è un fenomeno comune nella nostra successione disciplica, non c’è ragione di allarmarsi. La successione può solo essere considerata ‘finita’ se questa scienza del servizio devozionale è perduta. In tali occasioni, il Signore Krishna stesso di solito discende per ristabilire i principi della religione. Fintantoché i libri di Srila Prabhupada saranno in circolazione, questa ‘scienza’ rimarrà vigorosamente intatta e perfettamente accessibile.
Il sistema ritvik comporta collegare potenzialmente numeri illimitati di discepoli sinceri con l’acharya più grande che abbia mai benedetto la terra, cioè Srila Prabhupada. Questi discepoli avranno una relazione con Srila Prabhupada basata sullo studio dei suoi libri e sul servirlo all’interno della sua Associazione dove c’e ampia opportunità perché esista un numero illimitato di relazioni shiksha guru-discepolo. Com’è che ciò determina la fine delle relazioni guru-discepolo?
I dettagli di come le relazioni diksha guru-discepolo siano vincolate potrebbero essere adattati da un acharya in base a tempo, luogo e circostanza, ma il principio rimane lo stesso:
Similmente, questo principio di accettare l’iniziazione da un maestro spirituale autentico non è diminuito o compromesso in alcun modo dal sistema ritvik.
Alcune persone indicano i guru tradizionali che vivono nei villaggi in India come un modello per l’ISKCON. Ogni guru ha alcuni discepoli che egli addestra personalmente. Per quanto gradevole ciò possa sembrare, ciò non ha nulla nemmeno remotamente a che fare con la missione mondiale che il Signore Chaitanya predisse e che Srila Prabhupada stabilì. All’interno di quella missione Srila Prabhupada è l’acharya mondiale con migliaia, e potenzialmente milioni, di discepoli. Srila Prabhupada stabilì un Movimento mondiale attraverso cui chiunque può ‘avvicinarsi a lui’ ‘interrogarlo’ e ‘servirlo’ ovunque nel mondo. Perché dovremmo voler introdurre un sistema di guru-del-villaggio nell’ISKCON quando ciò non era quel che Srila Prabhupada ordinò di stabilire?
Se ognuno sta meditando su centinaia di guru che differiscono nei punti di vista, nelle opinioni e nei livelli di realizzazioni, come ci può essere unità? Piuttosto di questo approccio fortunoso alla vita spirituale, come abbiamo dimostrato, Srila Prabhupada ci ha dato un sistema provato che facilitava l’abbandono a lui stesso che è 100% garantito. Noi sappiamo che egli non ci deluderà mai, e in questo modo l’ISKCON rimarrà unita, non solo in nome, ma come coscienza.
Alcuni devoti sentono che senza una successione di diksha guru, guru iniziatori, viventi e fisicamente presenti, la scienza del servizio devozionale sarà perduta. Tuttavia, questo principio non è mai stato affermato, neanche una volta, da Srila Prabhupada, e perciò non può esistere nella nostra filosofia. Fintantoché il sistema ritvik rimarrà attivo (ovviamente una volta che esso verrà istituito di nuovo), ci sarà una successione di shiksha guru viventi che agiscono per conto di un maha-bhagavata vivente sebbene non presente fisicamente. Fintantoché questi shiksha guru non cambiano nulla, non inventano la filosofia, non disobbediscono ad ordini importanti, e si pongono in modo non autorizzato come diksha guru, la scienza del servizio devozionale rimarrà perfettamente intatta. Se un comportamento scorretto dovesse ostruire la scienza imperitura della bhakti, allora Krishna interverrebbe certamente in qualche modo, forse inviando di nuovo un residente di Goloka per stabilire una nuova Associazione autentica. Lavoriamo insieme per assicurarci che ciò non sia necessario.
Lasciando da parte le due importanti condizioni preliminari per dare iniziazione a qualcuno, è chiaro che l’attività della diksha all’interno della nostra parampara è enormemente diversa. Abbiamo osservato che le violazioni del cosiddetto sistema ‘regolare’ cadono in cinque categorie di base sebbene non neghiamo che ce ne potrebbero essere molte altre:
Tutte le circostanze quando un acharya nella parampara lascia il pianeta e non c’è il prossimo anello per cominciare immediatamente a dare iniziazioni. O la persona che sta per diventare il prossimo anello non riceve immediatamente l’autorizzazione dal suo maestro spirituale per dare iniziazioni alla sua dipartita o direttamente dopo. Per esempio, ci fu un intervallo di circa venti anni tra la dipartita di Srila Bhaktisiddhanta e la successiva iniziazione autentica nella nostra sampradaya. Intervalli di più di cento anni non sono insoliti tra membri della successione disciplica.
Tutte le occasioni dove un acharya non ha ancora lasciato il corpo prima che i suoi discepoli comincino a dare iniziazione. Il Signore Brahma, per esempio, non ha ancora lasciato il corpo, e tuttavia generazioni di guru successori hanno iniziato milioni e milioni di discepoli. Srila Bhaktisiddhanta diede iniziazioni quando entrambi Srila Bhaktivinoda e Srila Gaura Kishora erano ancora presenti fisicamente. In accordo al GII (p. 23) questo è un fenomeno comune nella nostra sampradaya.
Ci sono casi di un discepolo che accetta un acharya come il suo maestro spirituale principale dopo che quest’ultimo ha lasciato il pianeta. Se l’acharya dipartito è uno shiksha guru o un diksha guru è spesso difficile da discernere. Srila Prabhupada non specifica generalmente la natura precisa di queste interazioni spirituali. Per esempio, la natura esatta della relazione tra Srila Vishvanatha Chakravarti Thakur e Narottam Das Thakur che vissero oltre cent’anni l’uno dall’altro non è dettagliata da Srila Prabhupada. Noi potremmo volerla chiamare una relazione shiksha, ma questa è solo speculazione poiché Srila Prabhupada dice semplicemente:
Sebbene tali discepoli normalmente passino attraverso qualche sorta di cerimonia con qualcuno che è presente fisicamente, ciò tuttavia non preclude all’acharya dipartito di essere il suo diksha guru; proprio come una cerimonia ritvik non significa che il ritvik o Presidente del Tempio sia il diksha guru. Anche tali discepoli normalmente hanno ottenuto il permesso da un’autorità che era presente fisicamente per accettare un sad-guru che non lo era. In modo simile, se il sistema ritvik fosse ripristinato, i nuovi discepoli di Srila Prabhupada otterrebbero prima di tutto l’approvazione del Presidente del Tempio e del ritvik prima di essere iniziati.
Queste sono forme anomale di iniziazione dove forme uniche o inconcepibile di trasmissione diksha prendono luogo. Per esempio, il Signore Krishna al Signore Brahma; o il Signore Chaitanya che sussurra nell’orecchio di un buddista. La diksha interplanetaria potrebbe cadere in questa categoria. Questa è dove le personalità danno l’iniziazione, o trasmettono la diksha, ad un discepolo che risiede su un pianeta differente, per esempio Manu ad Ikshvaku nella Bhagavad-gita (4.1)
Ciò si riferisce a differenti sistemi di successione all’interno della nostra sampradaya. Per esempio Srila Bhaktivinoda adottò come sistema di successione un ’potente figlio Vaishnava’. Srila Bhaktisiddhanta ebbe la visione di un sistema di successione con ‘un acharya auto-rifulgente’ Per quanto possiamo capire, Srila Prabhupada lasciò dietro di sè un sistema del ‘rittiko rappresentante dell’acharya, allo scopo di eseguire le iniziazioni’ laddove ‘i nuovi devoti iniziati sono discepoli di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada.’ Il sistema attuale favorito dal GBC è il ‘Sistema Multiplo del Successore dell’Acharya’.
È chiaro che l’approccio di ogni acharya è unico; perciò parlare di un sistema ‘regolare’ per continuare la parampara è praticamente insignificante.
Due cose prevengono questa dall’essere un’opzione genuina:
È auto-evidente che Srila Prabhupada è l’acharya della sampradaya che successe a Srila Bhaktisiddhanta. Srila Prabhupada è perciò il nostro anello corrente ed è così la persona corretta da avvicinare per ricevere l’iniziazione.
Srila Prabhupada non afferma l’ingiunzione di cui sopra.
Dunque consideriamo: Può un maestro spirituale essere ‘corrente’ se è assente fisicamente?
Per quel che possiamo vedere le definizioni di cui sopra possono essere applicate a Srila Prabhupada e ai suoi libri:
Queste definizioni prestano validità ad una relazione diretta con Srila Prabhupada senza il bisogno di intermediari, e ancora una volta senza dover considerare la presenza/assenza fisica.
In conclusione non vediamo alcuna evidenza a suggerirci che l’emergenza di un anello corrente sia basato su considerazioni fisiche o non fisiche.
Ponendosi come acharya iniziatori, i discepoli di Srila Bhaktisiddhanta agirono sfidando direttamente l’ordine del loro maestro spirituale (di formare un GBC e attendere un acharya auto-rifulgente). Srila Prabhupada condannò severamente i suoi confratelli per la loro insubordinazione e li descrisse come inutili per la predica, che dire di iniziare gli altri:
Possiamo vedere dall’esperienza recente quanto caos solo una di queste personalità abbia potuto causare alla missione di Srila Prabhupada. Suggeriremmo rispetto dalla più grande distanza possibile. Certamente noi possiamo permetterci di usarli come modelli ruolo per come un discepolo dovrebbe condurre la missione del loro maestro spirituale. Essi hanno distrutto la missione del loro maestro spirituale e sono capaci di fare la stessa cosa all’ISKCON se glielo permettiamo.
A riguardo del sistema dei guru nella Gaudiya Math, questo può essere l’unico precedente storico che il M.A.S.S. può rivendicare, cioè che fu stabilito in sfida diretta degli ordini chiari dell’acharya fondatore.
Dove mai Srila Prabhupada differenzia tra acharya iniziatori con ‘a’ minuscola e con ‘A’ maiuscola? Dove parla mai di una razza specifica di acharya iniziatori che possano dirigere istituzioni e indica che c’è una specie inferiore che non può a causa di qualche handicap?
Ma quest’idea non fu mai insegnata da Srila Prabhupada. Essa fu introdotta da Pradyumna das in una lettera a Satsvarupa das Goswami in data 7/8/78. Questa lettera fu in seguito ristampata nella carta Per Mio Ordine, e fu usata come una delle pietre miliari della tesi di quella carta su come il sistema dei guru nell’ISKCON avrebbe dovuto essere riformato. A sua volta è questa carta ‘Compreso’ che forma la base della dottrina GII sull’iniziazione (come menzionato nell’Introduzione). Questa carta condusse alla trasformazione del sistema dell’acharya di zona nel M.A.S.S. del presente.
Nella sua lettera Pradyumna spiega che la parola acharya può essere compresa in tre modi:
Noi accettiamo la definizione 1 poiché fu usata da Srila Prabhupada. Questa definizione si applicherebbe automaticamente a qualsiasi predicatore effettivo, che sia uno shiksha guru o un diksha guru.
Movendoci verso la definizione 2: Pradyumna spiega che questo tipo di acharya può iniziare discepoli ed essere chiamato acharyadeva , ma solo dai suoi discepoli:
“Colui che concede l’iniziazione o è un guru può essere chiamato ‘acharyadeva ’, ecc. solo dai suoi discepoli. Chiunque l’abbia accettato come guru deve offrirgli rispetto in tutti i modi, ma ciò non si applica a coloro che non sono suoi discepoli.” (Pradyumna 7/8/78)
Questa è una speculazione. Da nessuna parte Srila Prabhupada descrive mai un guru iniziatore la cui natura assoluta deve essere riconosciuta solo dai suoi discepoli, ma non dal mondo intero, o persino da altri Vaishnava nella stessa linea. Vediamo come Srila Prabhupada definisce la parola acharyadeva . I seguenti sono estratti dall’offerta di Vyasa Puja di Srila Prabhupada stampata ne La Scienza della Realizzazione Spirituale (capitolo 2) dove egli usa il termine in relazione al proprio maestro spirituale, Srila Bhaktisiddhanta:
“Il guru, o acharyadeva , come impariamo dalle scritture autentiche, concede il messaggio del mondo assoluto...”
“...quando noi parliamo del principio fondamentale di gurudeva, o acharyadeva , parliamo di qualcosa che è di applicazione universale.”
“L’acharyadeva per cui ci siamo riuniti stasera ad offrire il nostro umile omaggio non è il guru di un’istituzione settaria o uno tra i tanti esponenti della verità. Al contrario, egli è il Jagad Guru, o il guru di tutti noi...”
L’uso e la definizione della parola acharyadeva da parte di Srila Prabhupada sono diametralmente opposti a quelli di Pradyumna. Implicito in quel che Pradyumna dice è che il termine acharyadeva possa essere falsamente applicato a persone che non sono di fatto su quella piattaforma altamente elevata. Così egli relativizza la posizione assoluta del diksha guru.
Il termine acharyadeva può essere applicato solo a qualcuno che è di fatto ‘il guru di tutti noi’; qualcuno che dovrebbe essere adorato dal mondo intero:
Nella definizione 3 Pradyumna spiega che la parola acharya indica il capo di un’istituzione e che questo significato è molto specifico:
“Ciò non significa giusto qualcuno. Significa solo colui che è stato dichiarato in modo specifico dall’acharya precedente come il suo successore sopra tutti gli altri al seggio dell’istituzione spirituale che egli dirige. [...] Questa è la tradizione stretta in tutta la Sampradaya Gaudiya.” (Lettera di Pradyumna a Satsvarupa das Goswami, 7/8/78)
Noi concordiamo certamente che per dare iniziazioni uno debba essere prima di tutto autorizzato dall’acharya predecessore (un punto che non è neanche menzionato nell’elaborazione della definizione 2):
Tuttavia, che cosa ha a che fare tutto ciò con l’impossessarsi del ‘seggio dell’istituzione spirituale’ è piuttosto sconcertante poiché Srila Prabhupada è l’Acharya di un’istituzione interamente separata da quella del suo Guru Maharaj`. Perciò in accordo alla filosofia di Pradyumna, Srila Prabhupada potrebbe corrispondere solo alla definizione 2 dell’acharya. Qualsiasi ‘tradizione stretta’ a cui Pradyumna si riferisca qui, certamente non fu mai menzionata da Srila Prabhupada e dunque possiamo scartarla tranquillamente. In seguito vedremo esattamente da dove originarono le idee insidiose di Pradyumna:
“Di fatto nelle diverse Gaudiya Math, anche se un confratello è nella posizione di acharya, di solito, per umiltà, accetta solo un asana di stoffa leggera e niente di più elevato.”
Nessuno dei confratelli di Srila Prabhupada era un acharya autorizzato. Uno penserebbe che l’umiltà genuina dovrebbe tradursi nel rinunciare alla propria attività non autorizzata, qualsiasi essa sia, riconoscere la posizione preminente di Srila Prabhupada e poi arrendersi al vero Jagad Guru. Sfortunatamente neanche pochi membri della Gaudiya Math l’hanno mai fatto. Il fatto che Pradyumna citi queste personalità come esempi autentici significa che egli sta denigrando ancora una volta la posizione del vero acharyadeva.
È una vergogna che Pradyumna Prabhu abbia ignorato questa istruzione diretta del suo Guru Maharaj` e abbastanza sorprendente che questi punti di vista devianti furono ammessi per dare forma al siddhanta corrente sui guru nell’ISKCON.
Così, quando Srila Prabhupada disse che nessuno dei suoi confratelli era qualificato a diventare acharya, sia che egli intendesse la definizione 1 dell’acharya o la 3 è irrilevante. Se essi non erano qualificati in base alla definizione 1, ciò significa che essi non insegnavano con l’esempio, e ciò li squalificherebbe automaticamente dalla definizione 3, e per cui anche dal dare iniziazioni. E se essi non erano qualificati in base alla definizione 3, allora essi non erano autorizzati, per cui, ancora una volta, essi non potevano dare iniziazioni.
a) Tutti i predicatori dovrebbero aspirare a diventare acharya in base alla definizione 1, cioè shiksha guru. b) L’elaborazione della Definizione 2 da parte di Pradyumna Dasa è completamente fasulla. È vietato per chiunque, discepolo o no, considerare il guru autentico, o acharyadeva, come un uomo ordinario. E se egli è, di fatto, un uomo ordinario allora egli non può dare iniziazioni a nessuno ed essere chiamato acharyadeva. Inoltre non c’è alcuna menzione del bisogno di ricevere un’autorizzazione specifica dall’acharya predecessore nella successione disciplica senza cui nessuno può dare iniziazioni. c) La Definizione 3 è l’unico tipo di acharya che può dare iniziazioni; cioè uno che è stato autorizzato dal proprio maestro spirituale o acharya della sampradaya. Essendo stato autorizzato in questo modo, egli potrebbe dirigere o no un’istituzione, ciò è irrilevante.
All’interno dell’ISKCON tutti i devoti vengono istruiti perché diventino acharya secondo la definizione 1, insegnando attraverso l’esempio, o shiksha guru. Un buon inizio sul sentiero per diventare questo tipo di acharya è di cominciare a seguire strettamente gli ordini del maestro spirituale.
Infatti la relativizzazione del diksha guru iniziatore ha portato ad ogni tipo di confusione all’interno dell’ISKCON. Alcuni guru dell’ISKCON rivendicano che essi stanno portando i loro discepoli da Dio agendo come anelli correnti nella linea di Srila Prabhupada che è l’acharya fondatore; e alcuni dicono che essi stanno semplicemente introducendo i discepoli a Srila Prabhupada che è l’anello attuale corrente che li sta riportando a Dio (quasi filosofia ritvik). Alcuni guru dicono che Srila Prabhupada è ancora l’acharya corrente, altri dicono che non lo è; mentre un paio di loro ha rivendicato di essere l’unico acharya successore dl Srila Prabhupada. Alcuni guru dell’ISKCON credono ancora che Srila Prabhupada abbia nominato 11 acharya successori (un mito che fu riportato recentemente come un fatto nel LA Times); altri che egli abbia nominato 11 ritvik che dovevano trasformarsi in acharya con la ‘a minuscola’ immediatamente alla sua dipartita; altri che non erano solo gli 11 che avrebbero dovuto trasformarsi in acharya con la a minuscola, ma tutti i discepoli di Srila Prabhupada (eccetto le donne, a quanto pare).
Se ritorniamo ancora una volta al GII, possiamo vedere che il GBC è assai ambivalente verso i guru che ‘autorizza’.
Mentre riconosce che l’approvazione degli acharya della sampradaya sia falso (GII p.15, punto 6), il GBC non di meno, in effetti, svolge precisamente questa funzione ogni Gaura Purnima a Mayapur, anno dopo anno. Ora abbiamo qualcosa come cento guru iniziatori, tutti consacrati con il timbro di approvazione di ‘nessuna obiezione’. Tutti questi guru sono adorati come sakshad hari (tanto buoni come Dio) in accordo alle direttive proprie del GBC per i discepoli (GII p.15, punto 8). Questi acharya iniziatori sono annunziati come anelli correnti di una successione disciplica di maha-bhagavata che va indietro di migliaia di anni fino al Signore Supremo stesso:
Nello stesso tempo comunque il discepolo aspirante è avvisato severamente che l’approvazione dell’ISKCON...
Da qualche parte riceviamo un avviso ulteriore:
Abbiamo mostrato che l’unico tipo di diksha guru autentico è un maha-bhagavata autorizzato; (abbiamo anche mostrato che l’ordine effettivo era per i ritvik e gli shiksha guru). Così, descrivere qualcuno come anello corrente o guru iniziatore è l’equivalente di rivendicare che egli sia una A maiuscola, o la definizione 3 dell’acharya, un uttama adhikari o puro devoto.
Oseremmo dire che è infelice approvare, o non obiettare, la creazione di diksha guru e simultaneamente rinnegare qualsiasi colpa o responsabilità nel caso in cui dovessero deviare. Ciò è definito ‘vivere nel rinnegamento’ in accordo al gergo psicologico moderno. Siamo sicuri che Srila Prabhupada non intendesse che l’ISKCON fosse un tipo di lotteria, o roulette russa, dove la posta è la vita spirituale di qualcuno. Forse il GBC dovrebbe astenersi dall’approvare altri guru fintantoché essi non possano appoggiare al cento per cento coloro che approvano. Dopo tutto ognuno di noi è sicuro al cento per cento a proposito di Srila Prabhupada come maestro spirituale autentico; e dunque un tale riconoscimento consensuale di qualifiche personali non è impossibile.
L’ambivalenza del guru GBC fu riassunta in modo succinto di recente da Jayadvaita Swami:
Quando guardiamo il record spaventoso dei guru nell’ISKCON è a mala pena sorprendente che debba esistere una tale mancanza di fiducia. Per citare ancora una volta dalla carta di Jayadvaita Swami:
Ai nuovi arrivati nell’ISKCON viene detto che l’onere è su di loro di esaminare con attenzione i guru dell’ISKCON sulla base dei libri e delle istruzioni di Srila Prabhupada, di assicurarsi da loro stessi che essi siano qualificati per dare iniziazioni. Tuttavia, se un tale aspirante discepolo giungesse alla conclusione che nessuno dei guru ‘presenti fisicamente’ in offerta è secondo lo standard, e desiderasse invece riporre la sua fede in Srila Prabhupada come il suo diksha guru, allora questi viene cacciato crudelmente dall’Associazione. È giusto ciò? Dopo tutto sta solo facendo quel che il GBC gli ha detto di fare. Dovrebbe essere punito per non giungere alla ‘giusta’ conclusione, specialmente dal momento che c’è un’evidenza così chiara e senza equivoci che questa scelta è precisamente quel che Srila Prabhupada voleva tutto il tempo?
È ragionevole aspettarsi che qualcuno abbia una fede intrepida in un guru corrente dell’ISKCON quando vede che il GBC stesso ha sentito la necessità di costruire un sistema penale rigoroso solo per mantenere i guru in linea? Un sistema penale che non è mai stato menzionato nemmeno una volta in quegli stessi libri e in quelle stesse istruzioni su cui all’aspirante discepolo è stato richiesto di basare la propria decisione. Sarebbe difficile trovare un caso più chiaro di incoerenza.
Sarebbe più sicuro per tutti gli interessati se noi seguissimo soltanto l’ordine chiaro di Srila Prabhupada di mantenerlo come l’unico iniziatore all’interno dell’ISKCON. Chi potrebbe obiettare a ciò?
Chi l’ha detto?
La citazione qui sopra contrasta con quel che Srila Prabhupada pensò di uno di questi ‘acharya’:
e con quel che disse del resto:
È vero che in certe occasioni Srila Prabhupada tratto` i suoi confratelli in modo diplomatico e si riferì a Sridhar Maharaj` come al suo shiksha guru, ecc. Srila Prabhupada era anche una persona calorosa che aveva un affetto e una cura genuini per i suoi confratelli e cercava sempre di trovare modi di impegnarli nel Movimento del Sankirtan. Dobbiamo realizzare però che se questi fossero stati acharyadeva autentici, Srila Prabhupada non avrebbe mai parlato male di loro, neanche una volta. Parlare di diksha guru autentici come disobbedienti, serpenti invidiosi, cani, porci, vespe, ecc., sarebbe stata un’offesa seria in se stessa, e dunque non qualcosa che Srila Prabhupada avrebbe fatto. Per illustrare il modo in cui Srila Prabhupada considerava i suoi confratelli, offriremo estratti da una conversazione in stanza nella quale Bhavananda sta leggendo un opuscolo pubblicato dalla math di Tirtha Maharaj`:
È ovvio quale tipo di ‘acharyadeva’ Srila Prabhupada consideri Tirtha Maharaj` (lo stesso Tirtha che veniva salutato come acharya autentico nell’ISKCON Journal del 1990 menzionato prima). In seguito l’opuscolo descrive come Srila Bhaktisiddhanta fu così fortunato da avere una personalità così meravigliosa da portare avanti la missione.
Acharya autentici non possono mai essere descritti come mascalzoni invidiosi che vogliono causare problemi. Tristemente, fino ad oggi, alcuni membri della Gaudiya Math, stanno ancora causando problemi. Rispetto da una certa distanza deve essere la politica più sicura.
Srila Prabhupada afferma precisamente l’opposto:
Per definizione quei guru deviati non potrebbero mai essere stati membri della successione disciplica eterna. Piuttosto essi erano sacerdoti di famiglia non-liberati e autorizzati da se stessi che si ponevano come acharya iniziatori. I membri autentici della successione disciplica non deviano mai:
Non c’è un singolo esempio nei libri di Srila Prabhupada di un diksha guru formalmente autorizzato, nella nostra successione disciplica, che abbia mai deviato dal sentiero del servizio devozionale. Il rigetto di Shukracharya viene usato talvolta per confermare la visione che gli acharya cadono, o possono essere rigettati, ma quest’esempio è altamente fuorviante poiché egli, Shukracharya, non era mai stato un membro autorizzato della nostra successione disciplica. A volte vengono menzionati i passatempi del Signore Brahma con sua figlia. Tuttavia è affermato chiaramente nello Srimad-Bhagavatam che questi incidenti occorsero prima che il Signore Brahma diventasse il capo della nostra sampradaya. Infatti, quando il discepolo Nitai si riferi` a questo passatempo come un esempio di un acharya che cade, Srila Prabhupada si dispiacque molto. In accordo a Srila Prabhupada, solo dei guru non autorizzati possono essere trasportati via dall’opulenza e dalle donne.
Nonostante un’assenza totale dai libri di Srila Prabhupada di guru autentici che deviano, il libro del GBC, GII, ha una sezione intera su quel che un discepolo dovrebbe fare quando il suo guru che era precedentemente autentico devia! Il capitolo comincia asserendo l’importanza di un anello corrente, e di ‘non saltare’ (GII p. 27). Tuttavia, gli autori procedono a fare precisamente questo citando numerosi acharya precedenti in un tentativo di stabilire principi che Srila Prabhupada non ha mai insegnato.
I guru descritti da questi acharya precedenti non avrebbero mai potuto essere membri autentici della parampara:
Il pericolo di ‘saltare’ nella maniera prevalente nel GII è dimostrato chiaramente nel capitolo sulla ‘re-iniziazione’ (Un termine in se stesso mai usato da Srila Prabhupada, né da qualche acharya precedente). In questa sezione di domande e risposte (GII p. 35, domanda 4) sono descritte le condizioni secondo le quali uno può rigettare un guru e prendere la ‘re-iniziazione’. Segue ‘la spiegazione’:
La parola ‘fortunatamente’ implica piuttosto sfortunatamente che ‘poiché Srila Prabhupada ha trascurato di dirci che cosa fare quando un guru devia, allora va bene che noi si salti sopra di lui fino a tutti questi acharya precedenti.’ Ma Srila Prabhupada ci disse che tutto quel che avevamo bisogno di sapere sulla vita spirituale era nei suoi libri. Perché stiamo introducendo sistemi mai menzionati dal nostro acharya?
Nulla, fintantoché non cerchiamo di usarli per aggiungere nuovi principi che non furono menzionati dal nostro acharya. L’idea che un guru autentico possa deviare è totalmente aliena a qualsiasi cosa Srila Prabhupada ci abbia insegnato. I problemi sulla ‘questione dell’origine della jiva’, derivano tutti da questa propensità a ‘saltare’:
Come ci si permette di adottare principi filosofici interamente nuovi, mai menzionati da Srila Prabhupada, vedendo ‘gli acharya precedenti attraverso Prabhupada?’
Anche se l’interpretazione che il GBC nel GII ha posto sugli scritti di questi acharya precedenti fosse corretta, tuttavia noi non potremmo usarla per modificare o aggiungere agli insegnamenti di Srila Prabhupada. Ciò è spiegato chiaramente in due versi nel libro di Srila Narahari Sarakara, Sri Krishna Bhajanamrita. Il GII avrebbe dovuto menzionare questi versi come avvertenza dal momento che ciò era a sostegno della sua tesi con altri versi tratti dallo stesso libro:
Noi suggeriremmo umilmente che nell’interesse delle vite spirituali di tutti i membri dell’ISKCON, il libro GII sia revisionato in una maniera congrua con l’ingiunzione di cui sopra.
In accordo all’ordine finale di Srila Prabhupada, egli doveva essere l’iniziatore per un futuro molto lontano, e un anello autorizzato nella successione disciplica, non c’era questione che egli deviasse dal sentiero del puro servizio devozionale nemmeno per un secondo:
Srila Prabhupada ha insegnato che un guru cadrà solo se non è autorizzato appropriatamente a dare iniziazioni:
Quando un guru cade è la prova conclusiva che egli non era mai stato autorizzato nel modo appropriato dal suo acharya predecessore. Persino se nessun guru dell’ISKCON fosse mai caduto, tuttavia uno potrebbe ancora chiedere legittimamente da dove venne la loro autorizzazione a dare iniziazioni.
Il problema per il GBC è che nell’accettare la nuda verità di citazioni come quella di cui sopra, varie ramificazioni spiacevoli appaiono minacciosamente davanti a loro. Poiché tutti i guru dell’ISKCON rivendicano di essere autorizzati allo stesso grado come parte dello stesso pacco, (il ‘cosiddetto’ ordine di Srila Prabhupada essendo applicabile in modo uguale a tutti loro), il fatto stesso che molti di loro siano caduti in modo visibile è la prova positiva che l’ordine fu compreso male. Se essi avessero veramente ricevuto l’autorizzazione, allora non ci sarebbe stata questione che qualcuno di loro cadesse. Di fatto sarebbero tutti maha-bhagavata.
Talvolta riferendosi ad essa come ‘ritvik morbido’, l’ingiunzione di cui sopra rimane sulla premessa che il sistema ritvik era stato messo in moto perché al tempo prima della dipartita di Srila Prabhupada, non c’erano discepoli qualificati.
Tuttavia, questa premessa è speculazione poiché essa non fu mai articolata da Srila Prabhupada. Non c’è alcuna evidenza che il sistema ritvik sia stato stabilito solo come reazione ad una scarsità di persone qualificate, e che una volta emersa una persona qualificata, avremmo dovuto fermarlo. Questa nozione ha lo sfortunato effetto collaterale di far sembrare che il sistema ritvik sia meno del meglio quando di fatto è il piano perfetto di Krishna. Rende anche possibile per qualche personalità carismatica senza scrupoli in futuro di fermare il sistema attraverso qualche falsa dimostrazione di devozione.
In teoria anche se ora fossero presenti discepoli uttama adhikari, essi dovrebbero seguire tuttavia il sistema ritvik se volessero rimanere in ISKCON. Non c’è ragione per cui una persona qualificata non sarebbe più che felice di seguire l’ordine di Srila Prabhupada, come abbiamo già affermato.
Una fonte possibile di questa concezione erronea potrebbe essere le istruzioni che Srila Bhaktisiddhanta lasciò alla Gaudiya Math. Srila Prabhupada ci disse che il suo Guru Maharaj` aveva richiesto che ci fosse un GBC, e che nel corso del tempo un acharya auto-rifulgente sarebbe emerso. Come sappiamo la Gaudiya Math non seguì questa istruzione, con un effetto catastrofico. Alcuni devoti credono che dobbiamo essere all’erta per l’apparizione di un acharya auto-rifulgente; e che poiché potrebbe venire in qualsiasi momento, il sistema ritvik è solo un rimedio temporaneo.
La difficoltà con questa teoria è che le istruzioni che Srila Bhaktisiddhanta lasciò ai suoi discepoli e quelle che Srila Prabhupada ci ha lasciato sono differenti. Certamente Srila Prabhupada lasciò l’istruzione che il GBC avrebbe dovuto continuare ad amministrare la sua Associazione, ma non disse nulla da nessuna parte a riguardo dell’emergenza di un futuro acharya auto-rifulgente per l’ISKCON. Invece egli stabilì un sistema ritvik laddove egli sarebbe rimasto l’acharya ‘henceforward’, cioè ‘d’ora innanzi’. Ovviamente come discepoli non possiamo saltare Srila Prabhupada e cominciare a seguire Srila Bhaktisiddhanta.
Se Srila Prabhupada avesse ricevuto qualche comando da Krishna che la sua Associazione sarebbe stata guidata in tempi brevi da un nuovo acharya, allora egli avrebbe sicuramente lasciato qualche clausola a riguardo di ciò nelle sue istruzioni finali. Invece egli ordinò che solo i suoi libri avrebbero dovuto essere distribuiti e che sarebbero stati la legge per i prossimi diecimila anni. Che cosa avrebbe da fare un futuro acharya? Srila Prabhupada ha già messo in moto il Movimento che adempierà ogni profezia e commento della nostra successione disciplica per il resto del Movimento del Sankirtan.
Come sarà possibile che un nuovo diksha guru auto-rifulgente emerga nell’ISKCON quando l’unica persona a cui è permesso dare diksha è Srila Prabhupada?
Alcuni hanno obiettato che gli acharya hanno il potere di cambiare le cose, e così uno nuovo potrebbe alterare il sistema ritvik all’interno dell’ISKCON. Ma un acharya autorizzato contraddirebbe mai gli ordini lasciati da un acharya precedente ai suoi seguaci? Fare una cosa del genere sminuirebbe sicuramente l’autorità dell’acharya precedente. Causerebbe certamente confusione e smarrimento per quei seguaci che dovrebbero fronteggiare la scelta tortuosa di seguire gli ordini di chi.
Tutte queste preoccupazioni si fondono una volta che leggiamo l’ordine finale. Semplicemente non c’è alcuna menzione dell’ingiunzione ritvik ‘morbida’. La lettera dice soltanto ‘henceforward’, cioè ‘d’ora innanzi’. Così dire che terminerà con l’emergenza di un nuovo acharya, o discepolo perfetto, è sovrimporre la propria speculazione su una richiesta perfettamente chiara. La lettera appoggia solo una comprensione ritvik ‘dura’ e cioè:
‘Srila Prabhupada sarà il guru iniziatore nell’ISKCON per tutto il periodo in cui l’Associazione esisterà.’
Questa comprensione è coerente con l’idea che Srila Prabhupada abbia già messo in moto da solo il successo della sua missione (vedere l’obiezione 8: “State dicendo che Srila Prabhupada non creò puri devoti?”)
A volte si obietta che poiché la lettera del 9 Luglio autorizza solo gli 11 ritvik originali nominati, il sistema debba fermarsi una volta che le 11 persone nominate deviano o muoiono.
Questo è un argomento piuttosto estremo. Dopo tutto la lettera del 9 Luglio non afferma che solo Srila Prabhupada possa scegliere i ritvik, o che la lista dei ritvik ufficianti non possa mai espandersi. Ci sono altri sistemi amministrativi messi in moto da Srila Prabhupada, come il GBC, dove nuovi membri sono aggiunti o sottratti liberamente ogni qualvolta si ritenga necessario. È illogico distinguere un sistema amministrativo, e trattarlo in un modo interamente differente da altri ugualmente importanti. Ciò è particolarmente vero perché Srila Prabhupada non accennò mai che l’approccio per mantenere il sistema ritvik avrebbe dovuto differire in qualche modo dal mantenimento di altri sistemi che egli mise in moto personalmente.
Questo argomento è diventato popolare e dunque invitiamo il lettore a considerare i seguenti punti:
1) Nella trascrizione della conversazione ‘Topanga Canyon’ Tamal Krishna Goswami riferisce la seguente domanda che egli chiese mentre si preparava a battere a macchina la lista dei ritvik selezionati:
Certamente se alcuni o tutti i ritvik morissero o deviassero seriamente, quella potrebbe essere considerata una circostanza ‘necessaria’ per aggiungere altri ritvik.
2) La lettera del 9 Luglio definisce il ritvik come ‘rappresentante dell’acharya’. Rientra perfettamente nella giurisdizione del GBC dare o togliere a chiunque il potere di rappresentare Srila Prabhupada, che si tratti di sannyasi, Presidenti di Tempio o persino degli stessi membri del GBC. Al presente essi approvano i diksha guru che si suppone siano i rappresentanti diretti del Signore Supremo stesso. Così dovrebbe essere facilmente nella loro capacità di scegliere alcuni sacerdoti per-dare-i-nomi ad agire in modo responsabile per conto di Srila Prabhupada. 3) La lettera del 9 Luglio mostra che l’intenzione di Srila Prabhupada era di portare avanti un sistema ritvik ‘henceforward’, d’ora innanzi. Srila Prabhupada stabilì il GBC come autorità amministrativa finale, affinché potesse mantenere e regolare tutti i sistemi che egli aveva messo in moto. È compito del GBC mantenere quel sistema, aggiungendo o togliendo del personale, così come può fare in tutte le aree su cui è autorizzato a presiedere. 4) Le lettere rilasciate il 9 Luglio e poi l’11 e il 21, tutte indicano che la lista poteva essere espansa con l’uso di tali frasi come ‘finora’, ‘lista iniziale’ ecc. Così un meccanismo per aggiungere altri ritvik deve essere stato messo in moto anche se deve ancora essere messo in pratica. 5) Nel cercare di capire un’istruzione, naturalmente si considererà lo scopo che sta dietro ad essa. La lettera afferma che Srila Prabhupada nominò ‘alcuni dei suoi discepoli più anziani ad agire come “ritvik – rappresentanti dell’acharya, allo scopo di eseguire le iniziazioni...”, e che a quel tempo Srila Prabhupada aveva dato ‘finora’ undici nomi. Lo scopo di un discepolo obbediente è di comprendere e soddisfare lo scopo del sistema. Lo scopo dell’ordine finale era chiaramente non di legare in modo esclusivo tutte le iniziazioni future ad un gruppo ‘elite’ di individui (‘alcuni’... ‘finora’) che devono eventualmente morire e nel far ciò terminare il processo delle iniziazioni nell’ISKCON. Piuttosto lo scopo era di assicurarsi che le iniziazioni potessero praticamente continuare da quel momento in poi. Perciò questo sistema deve rimanere in funzione fintantoché c’è bisogno di iniziazioni. Così l’aggiunta di alcuni ‘discepoli anziani’ ad agire come ‘rappresentanti dell’acharya’, come e quando essi siano richiesti, assicurerebbe che lo scopo del sistema continuasse ad essere soddisfatto. 6) Considerato insieme al testamento di Srila Prabhupada (indicante che tutti i direttori futuri per le proprietà permanenti in India potevano essere selezionati solo tra i suoi discepoli iniziati), è abbastanza chiaro che l’intenzione di Srila Prabhupada fosse quella di far procedere il sistema in modo indefinito, e che il GBC avrebbe semplicemente amministrato il tutto.
Detto ciò, è sempre possibile che Srila Prabhupada, volendolo, potrebbe revocare l’ordine. Come affermato in precedenza, la contro-istruzione avrebbe bisogno di essere per lo meno tanto chiara e senza equivoci come la lettera firmata personalmente che mise in moto il sistema ritvik in primo luogo. Con Krishna e il suo puro devoto tutto è possibile:
Tuttavia noi sentiamo che è più sicuro seguire gli ordini che abbiamo ricevuto dal nostro acharya piuttosto che speculare a proposito di quelli che potrebbero venire o no nel futuro, o peggio ancora inventarci i nostri.
Questa accusa si basa sulla concezione erronea che al fine di arrendersi a un maestro spirituale, egli debba essere presente fisicamente. Se questo fosse il caso, allora nessuno dei discepoli originali di Srila Prabhupada potrebbe correntemente arrendersi a lui. Arrendersi al maestro spirituale significa seguire le sue istruzioni, e ciò può essere fatto sia che egli sia presente fisicamente o no. Lo scopo dell’ISKCON è di fornire guida appropriata e incoraggiamento a tutti i nuovi arrivati attraverso relazioni shiksha potenzialmente illimitate. Una volta che il corrente GBC si arrenda all’ordine di Srila Prabhupada, questo sistema ispirerà naturalmente sempre più abbandono da parte degli altri, eventualmente forse anche attraendo gli attivisti ritvik più duri a fare lo stesso.
Persino se tutti coloro che propongono il sistema ritvik fossero effettivamente e testardamente riluttanti ad arrendersi a un guru, ciò tuttavia non annullerebbe l’ordine del 9 Luglio. Il fatto che i ritvik siano presumibilmente così poco propensi ad arrendersi dovrebbe rendere il GBC ancora più ansioso di seguire l’ordine finale di Srila Prabhupada, se non per un’altra ragione che quella di fornire un contrasto.
Ci sarà un diksha guru, Srila Prabhupada; e la guida e il servizio verranno dati esattamente nello stesso modo come quando egli era presente, attraverso la lettura dei suoi libri e attraverso relazioni di shiksha con altri devoti. Prima del 1977, quando qualcuno si univa al tempio, veniva istruito dal responsabile dei nuovi devoti, il capo del sankirtan, il sannyasi in visita, il cuoco, il pujari, il Presidente del Tempio, ecc. Era estremamente raro ricevere guida personale direttamente da Srila Prabhupada; infatti egli scoraggiava costantemente tale interazione affinché potesse concentrarsi a scrivere. Noi suggeriamo che le cose dovrebbero procedere proprio come Srila Prabhupada le aveva stabilite.
Srila Prabhupada ha usato il termine ‘guru fisico’ per spiegare che nello stato condizionato non possiamo affidarci in modo puro al chaitya-guru o Anima Suprema per essere guidati. È imperativo che ci si arrenda alla manifestazione esterna dell’Anima Suprema. Questo è il diksha guru. Un tale maestro spirituale, che è considerato un residente del mondo spirituale, e un associato intimo del Signore Krishna, fa la sua apparizione fisica al fine di guidare le anime condizionate cadute. Spesso un tale maestro spirituale scriverà libri fisici; darà lezioni che possono essere ascoltate con orecchie fisiche e saranno registrate con registratori fisici; egli potrebbe lasciare murti fisiche e persino un GBC fisico per continuare a gestire tutto una volta che diparte fisicamente.
Tuttavia quel che Srila Prabhupada non insegnò mai fu che questo guru fisico doveva anche essere presente fisicamente per poter agire come guru. Come abbiamo già sottolineato, se fosse stato questo il caso, allora oggi nessuno potrebbe essere considerato suo discepolo. Se il guru deve essere sempre presente fisicamente affinché venga impartita la conoscenza trascendentale, allora non appena Srila Prabhupada lasciò il pianeta, tutti i suoi discepoli avrebbero dovuto prendere la ‘re-iniziazione’. Inoltre migliaia di discepoli di Srila Prabhupada furono iniziati senza aver avuto alcun contatto con il corpo fisico di Srila Prabhupada. Tuttavia tutti accettano che essi avevano avvicinato il maestro spirituale fisico, gli avevano posto domande, si erano arresi a lui, lo avevano servito e avevano preso iniziazione da lui. Nessuno obietta che le loro iniziazioni fossero invalidate dovuto alle tre citazioni di cui sopra.
Come abbiamo già menzionato c’è solo un posto in tutti gli insegnamenti di Srila Prabhupada dove la qualifica di un diksha guru è menzionata in modo specifico. (C.c. Madhya 24.330) Questo punto è nella sezione della Chaitanya-charitamrita che tratta in modo specifico della diksha. La citazione stabilisce con chiarezza che il diksha guru deve essere un maha-bhagavata. Il punto pertinente da notare è l’uso da parte di Srila Prabhupada delle parole ‘deve’ e ‘solo’. Non è possibile essere più enfatici. Non ci sono citazioni che affermino che il diksha guru possa essere un’anima condizionata. Ciò non è sorprendente altrimenti Srila Prabhupada starebbe predicando una contraddizione nel guru-tattva. Ci sono citazioni che potrebbero dare l’impressione che appoggino l’idea di un guru non-liberato, ma di solito tali citazioni rientrano sotto due categorie:
Queste citazioni sottolineano com’è facile agire da guru, come persino i bambini possono farlo, e di solito sono collegate con il verso amara ajñaya del Signore Chaitanya.
Di solito queste citazioni hanno sempre dentro la parola ‘diventa’. Questo perché ‘seguendo strettamente’ il processo delineato, uno avanza e si qualifica per diventare guru. In questo modo uno ‘diventa’ guru. Le citazioni non dicono mai che la qualifica del guru risultante è meno del maha-bhagavata. Di solito esse descrivono solo il processo.
Abbiamo mantenuto questo punto in breve poiché esso è un soggetto sul quale si potrebbe scrivere un’altra carta; e più importante, è un argomento che non è direttamente rilevante alla questione che ci tocca – e cioè quel che Srila Prabhupada effettivamente ordinò. Il fatto che il diksha guru debba essere un maha-bhagavata non significa che dobbiamo avere un sistema ritvik, o che Srila Prabhupada stabilì un tale sistema. Viceversa, anche se la qualifica di un diksha guru fosse minima, ciò non significa che Srila Prabhupada non abbia ordinato un sistema ritvik. Noi abbiano semplicemente bisogno di esaminare quel che Srila Prabhupada ha fatto e seguirlo; non quel che Srila Prabhupada avrebbe potuto o dovuto fare. Questa carta ha trattato in modo esclusivo le istruzioni finali effettive di Srila Prabhupada.
· Srila Prabhupada non autorizzò` mai il GBC a cambiare nessuno dei sistemi amministrativi che egli aveva messo in moto personalmente:
· Il sistema ritvik fu la sua scelta per gestire le iniziazioni nell’ISKCON. Il lavoro del GBC è di assicurarsi che esso proceda in modo conciliante, non di scioglierlo e cominciare il proprio sistema e nel processo sviluppare la propria filosofia:
Il GBC dovrebbe agire solamente all’interno dei parametri in cui fu fissato da Srila Prabhupada. Ci addolora vedere il corpo rappresentativo di Srila Prabhupada compromesso in qualche modo, poiché era il desiderio di Srila Prabhupada che ognuno cooperasse sotto la direzione del GBC.
Cooperiamo sotto la direzione dell’ordine finale di Srila Prabhupada.
Speriamo che il lettore abbia ora guadagnato un apprezzamento più profondo per l’importante ordine finale di Srila Prabhupada sul futuro delle iniziazioni nell’ISKCON. Ci scusiamo se qualsiasi parte della nostra presentazione ha offeso qualcuno; non era quella la nostra intenzione, e dunque, per favore, perdonate la nostra inadeguatezza.
Abbiamo cominciato questa carta sottolineando il fatto di come siamo sicuri che se sono stati fatti degli errori, essi non erano deliberati e perciò non si dovrebbe sentire la necessità della caccia alla strega o di spendere senza necessità energia dando la colpa a qualcuno. È un fatto che quando l’acharya se ne va, c’è automaticamente della confusione. Quando si considera che il Movimento è destinato ad andare avanti per lo meno per altri 9500 anni, diciannove anni di confusione è davvero poca cosa. È tempo ora di digerire quel che è andato male, imparare dai nostri errori e poi porre il passato alle spalle e lavorare insieme per costruire un ISKCON migliore.
Potrebbe essere considerato necessario diluire il sistema ritvik con gentilezza, forse in fasi. Potrebbe anche procedere in concomitanza con il M.A.S.S. per un periodo di tempo breve e specificato al fine di non creare tensioni e disturbi indebiti. Tali punti avranno bisogno di una considerazione attenta e di discussione. Finché il nostro obiettivo è di ristabilire l’ordine finale di Srila Prabhupada, ci dovrebbe essere abbastanza scopo per trattare con gentilezza i sentimenti di ognuno. Dobbiamo trattare i devoti con cura e considerazione, concedendo loro il tempo per adattarsi. Se può essere introdotto un programma esteso dove gli insegnamenti e le istruzioni di Srila Prabhupada sul guru e sulle iniziazioni vengono presentati in modo sistematico, siamo fiduciosi che l’intera faccenda potrebbe essere svoltata rapidamente, e con un minimo di disturbo e cattivi sentimenti.
Una volta che si è d’accordo che il sistema ritvik è la via giusta, allora ci sarà bisogno di un periodo di raffreddamento che possa far si che si dissipi l’inimicizia che si è costruita da entrambi i lati della questione. Dovrebbero essere organizzati dei ritiri dove entrambi i campi possano riunirsi e fare amicizia. Sfortunatamente c’è considerevole immaturità al presente, sia da parte di coloro che propongono il sistema ritvik sia da parte di tutti gli altri. Certamente, per quel che ci riguarda, non crediamo che se fossimo stati discepoli anziani al momento della dipartita di Srila Prabhupada, avremmo necessariamente agito in un qualche modo differente, o meglio. Più probabilmente avremmo peggiorato le cose.
Nella nostra esperienza molti devoti nell’ISKCON, persino i più anziani, non hanno mai veramente avuto la possibilità di esaminare da vicino la questione ritvik nel dettaglio. Sfortunatamente la forma di certa letteratura ritvik è sufficiente per sconcertare chiunque, piena com’è di attacchi personali e molto poca filosofia. La soluzione migliore, per quanto possiamo capire, è che il GBC stesso risolva la questione. Con la corretta informazione davanti a loro, siamo fiduciosi che tutto si aggiusterà in modo corretto nel corso del tempo. Ciò sarebbe certamente più desiderabile che essere costantemente messo sotto pressione a cambiare da una banda di devoti scontenti e amareggiati, alcuni dei quali potrebbero anche avere le loro agende non interamente in linea con l’ordine finale di Srila Prabhupada.
Ovviamente noi siamo anche soggetti ai quattro difetti e così diamo un caloroso benvenuto a qualsiasi commento o critica. La nostra speranza più grande nello scrivere questo libro è che la discussione che esso potrebbe ispirare possa andare nella direzione di risolvere una delle controversie più protratte e difficili che l’ISKCON abbia fronteggiato dalla dipartita di Sua Divina Grazia. Per favore, perdonate le nostre offese. Tutte le glorie a Srila Prabhupada.
Solo Srila Prabhupada può unirci.
Spesso i ritvik sono definiti in uno dei due modi sbagliati:
Ora paragoneremo queste definizioni con il ruolo di ritvik come viene dato da Srila Prabhupada.
Guardando prima di tutto alla definizione 1). Il posto di ritvik è una posizione molto responsabile. Ciò dovrebbe essere ovvio poiché `Srila Prabhupada scelse in modo specifico 11 devoti che avevano già avuto un record dimostrato di responsabilità all’interno della sua missione. Egli non estrasse semplicemente dei nomi da un cappello. Così, sebbene per la maggior parte la loro funzione sarebbe stata di routine, essi sarebbero stati anche i primi a identificare le deviazioni dagli standard stretti necessari per l’iniziazione. Piuttosto, come il lavoro di un poliziotto è per lo più di routine, poiché la maggior parte dei cittadini segue la legge, tuttavia egli spesso sarà la prima persona a sapere quando viene commesso qualche misfatto. Srila Prabhupada esprimeva spesso la sua preoccupazione che l’iniziazione avrebbe dovuto prendere luogo solo quando uno studente avesse dimostrato, per lo meno per sei mesi, di poter essere in grado di cantare 16 giri al giorno, seguire i quattro principi regolatori, leggere i suoi libri, ecc. Se un Presidente del Tempio cominciasse a mandare raccomandazioni ad un ritvik per studenti che dovessero fallire in una di queste aree essenziali, il ritvik avrebbe il potere di rifiutare l’iniziazione. In questo modo il ritvik assicurerebbe che gli standard nell’ISKCON rimanessero gli stessi come il giorno in cui Srila Prabhupada lasciò il pianeta.
Certamente un ritvik dovrebbe anche lui seguire strettamente, e sarebbe perciò uno shiksha guru qualificato. Se il ritvik avesse una relazione di shiksha cioè di istruzione con le persone che sono state iniziate, ciò sarebbe una questione separata. Potrebbe avercela oppure no. Per un devoto che assume questa posizione, il suo portafoglio da ritvik è separato e distinto dal suo portafoglio da shiksha guru, benché i due si possano a volte sovrapporre. Mentre Srila Prabhupada era presente, i nuovi iniziati non incontravano necessariamente il ritvik che agiva nella sua zona. Molto spesso la cerimonia di iniziazione veniva condotta dal Presidente del Tempio, e il nome dell’iniziato arrivava via posta dal suo ritvik designato. Nello stesso tempo non riusciamo a vedere alcuna ragione perché un ritvik non dovrebbe incontrare nuovi iniziati, e persino svolgere la cerimonia se un tale arrangiamento è in accordo con il Tempio locale. Ora esamineremo la definizione 2). Come abbiamo menzionato parecchie volte, al fine di accettare discepoli, uno deve essere un maha-bhagavata pienamente autorizzato. Prima che Srila Prabhupada andasse via, mise in moto un sistema che rese illegale a chiunque, a parte se stesso, di dare iniziazioni nell’ISKCON. Così non c’è alcuna autorizzazione per nessuno, in ogni tempo nel futuro dell’ISKCON, a dare iniziazioni per conto loro, a parte Srila Prabhupada stesso. Così, persino se un ritvik, o chiunque altro, dovesse conseguire il livello di maha-bhagavata, avrebbe tuttavia il bisogno di seguire il sistema ritvik se desiderasse rimanere nell’ISKCON. Ci è stato dato un ordine il 9 Luglio 1977 e non dice nulla a proposito dei ritvik che diventino mai diksha guru.
a) Il ritvik accetta il discepolo, rilascia un nome spirituale ai nuovi iniziati, canta sui grani del japa-mala, e per la seconda iniziazione dà il mantra gayatri – tutto ciò a nome di Srila Prabhupada (vedere la lettera del 9 Luglio nell’Appendice). Questo fu il metodo scelto da Srila Prabhupada per avere devoti responsabili a sovrintendere le procedure d’iniziazione e gli standard nell’ISKCON. Il ritvik esaminerà tutte le raccomandazioni inviate dai Presidenti di Tempio per assicurarsi che i discepoli aspiranti abbiano incontrato gli standard richiesti della pratica devozionale. b) Un ritvik è un sacerdote e dunque deve essere un brahmana qualificato. Nel selezionare i ritvik, Srila Prabhupada suggerì prima di tutto alcuni ‘sannyasi anziani’, sebbene egli seleziono` anche persone che non erano sannyasi (vedere la conversazione del 7 Luglio nell’Appendice). I ritvik scelti erano devoti maturi e responsabili, in grado di assicurare che il processo dell’iniziazione procedesse in modo armonioso in tutto il mondo. c) I ritvik futuri possono essere selezionati dal GBC. Il modo in cui i ritvik verrebbero selezionati, ripresi, o sciolti, sarebbe praticamente identico al modo in cui i diksha guru sono gestiti al presente dal GBC nell’ISKCON. Ciò è definitivamente alla portata dei potere concessi al GBC da Srila Prabhupada, poiché il GBC aveva l’autorità di selezionare e riesaminare molti devoti anziani con incarichi, come sannyasi, amministratori, segretari di zona, ecc. Che altri ritvik potrebbero essere aggiunti dal GBC fu ammesso anche da Tamal Krishna Goswami nei discorsi a Topanga Canyon nel 1980. (vedere l’Appendice)
Dunque, in breve, il sistema dovrebbe operare esattamente come fece quando Srila Prabhupada era ancora sul pianeta. Lo stato d’animo, l’atteggiamento, la relazione tra i vari gruppi ecc. continuerà immutata dal modo in cui era per un breve periodo di quattro mesi nel 1977. Come Srila Prabhupada ha affermato in modo enfatico nel secondo paragrafo della sua Volontà:
“Il sistema amministrativo continuerà così com’è e non c’è alcun bisogno di alcun cambiamento.”
La presenza fisica è immateriale. La presenza del suono trascendentale ricevuto dal maestro spirituale dovrebbe essere la guida della vita. Ciò renderà la nostra vita spirituale un successo. Se sentite tantissimo la mia assenza, potete porre le mie fotografie nei luoghi dove mi sedevo e ciò sarà per voi fonte d’ispirazione. (SP Lettera a Brahmananda e ad altri studenti, 19.1/67)
Ma ricorda sempre che io sono sempre con te. Come tu mi stai sempre pensando, allo stesso modo anch’io ti sto pensando sempre. Sebbene fisicamente non siamo insieme, non siamo separati spiritualmente. Dunque dovremmo essere preoccupati solo di questa connessione spirituale. (SP Lettera a Gaurasundara 13/11/69)
Così dovremmo associarci attraverso la vibrazione e non mediante la presenza fisica. Quella è la vera associazione. (SP Lezioni SB 18/08/68)
Ci sono due concezioni, la concezione fisica e la concezione vibratoria. La concezione fisica è temporanea. La concezione vibratoria è eterna. [...] Quando sentiamo separazione da Krishna o dal maestro spirituale, dovremmo soltanto cercare di ricordare le loro parole o istruzioni e non sentiremo più quella separazione. Tale associazione con Krishna e con il maestro spirituale dovrebbe essere un’associazione attraverso la vibrazione e non la presenza fisica. Questa è la vera associazione. (Elevazione alla Coscienza di Krishna capitolo 4)
Sebbene in base alla visione materiale Sua Divina Grazia Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati Thakur Prabhupada scomparve da questo mondo materiale l’ultimo giorno di Dicembre del 1936, io considero tuttavia che Sua Divina Grazia sia sempre presente con me mediante la sua vani, le sue parole. Ci sono due modi di associarsi – mediante vani e mediante vapuh. Vani significa parole e vapuh significa presenza fisica. La presenza fisica si può talvolta apprezzare e talvolta no, ma vani continua ad esistere eternamente. Perciò ci si deve avvantaggiare della vani e non della presenza fisica. (C.c. Antya, parole conclusive)
Perciò dovremmo prendere vantaggio della vani e non della presenza fisica. (SP Lettera a Suci Devi, 4/11/75)
Io rimarro` la vostra guida personale, presente fisicamente o no, proprio come io ottengo guida dal mio guru maharaj`. (SP Conversazione in stanza, Vrindavan 14/7/77)
A volte si fraintende che se ci si deve associare con persone impegnate nel servizio devozionale, non si sarà in grado di risolvere il problema economico. Per rispondere a questo argomento, qui viene descritto che ci si deve associare con persone liberate non direttamente, fisicamente, ma comprendendo i problemi della vita attraverso la filosofia e la logica. (S.B. 3.31.48, commento)
Sono sempre con voi. Non importa se sono assente fisicamente. (SP Lettera a Jayananda 16/9/67)
Paramananda: Noi sentiamo sempre la tua presenza in modo molto forte, Srila Prabhupada, semplicemente grazie ai tuoi insegnamenti e alle tue istruzioni. Noi meditiamo sempre sulle tue istruzioni. Srila Prabhupada: Grazie. Quella è la vera presenza. La presenza fisica non è importante. (SP Conversazione in stanza, 6/10/77, Vrindavan)
Tu scrivi che hai desiderio di approfittarti di nuovo della mia associazione, ma perché ti dimentichi che sei sempre in associazione con me? Quando tu aiuti le mie attività missionarie, io sto sempre pensando a te e tu stai sempre pensando a me. Quella è la vera associazione. Proprio come io sto sempre pensando al mio guru maharaj` ad ogni istante, sebbene egli non sia presente fisicamente e poiché sto cercando di servirlo al meglio delle mie capacita, io sono sicuro che egli mi sta aiutando con le sue benedizioni spirituali. E dunque ci sono due tipi di associazione: fisica e didattica. L’associazione fisica non è così importante come quella didattica. (SP Lettera a Govinda dasi, 18/8/69)
Per quanto riguarda le mie benedizioni, esse non richiedono la mia presenza fisica. Se tu stai lì cantando Hare Krishna, e segui le mie istruzioni, leggi i libri, prendi solo Krishna prasadam ecc., allora non c’è questione che tu non riceva le benedizioni del Signore Chaitanya la cui missione sto cercando di spingere con umiltà. (SP Lettera a Bala Krishna 30/6/74)
‘Chiunque abbia sviluppato una fede intrepida nel Signore e nel maestro spirituale può capire la scrittura rivelata che si rivela davanti a lui.’ E così continua con il tuo atteggiamento attuale e avrai successo nel tuo progresso spirituale. Io sono sicuro che se non sarò presente fisicamente davanti a te, tu sarai comunque in grado di eseguire tutti i doveri spirituali nella Coscienza di Krishna, se segui i principi di cui sopra. (SP Lettera a Subala 29/9/67)
Così sebbene un corpo fisico non sia presente, la vibrazione dovrebbe essere accettata come la presenza del maestro spirituale, la vibrazione. Quello che abbiamo udito dal maestro spirituale, quello è vivo. (SP Lettera 13/1/69, Los Angeles)
Devoto: ...così talvolta il maestro spirituale è lontano. Potrebbe essere a Los Angeles. Qualcuno sta venendo al Tempio di Amburgo e pensa, ‘Come sarà soddisfatto il maestro spirituale?’ Srila Prabhupada: Segui semplicemente il suo ordine. Il maestro spirituale è con te attraverso le sue parole. Proprio come il mio maestro spirituale non è presente fisicamente, ma io mi sto associando con lui mediante le sue parole. (SP Lezioni, 18/08/71)
Proprio come me, io sto lavorando e perciò il mio guru maharaj è qui, Bhaktisiddhanta Sarasvati, fisicamente potrebbe non esserci, ma è qui in ogni azione. (SP Conversazione in stanza, 2/5/77, Vrindavan)
Ciò è chiamato prakata, presente fisicamente. E poi c’è un’altra fase, che è chiamata aprakata, non presente fisicamente. Ma ciò non significa, Krishna è morto o Dio è morto. Non vuol dire questo, prakata e aprakata, presente fisicamente oppure no, non importa. (SP Lezione 11/12/73, Los Angeles)
Così spiritualmente non c’è questione di essere separati, anche se fisicamente potremmo essere in un luogo distante. (SP Lettera a Shyama Dasi, 30/08/68)
Io sono venuto nella vostra nazione per diffondere questa informazione della Coscienza di Krishna e voi mi state aiutando nella mia missione, benché io non sia presente lì fisicamente, ma spiritualmente sono sempre con voi. (SP Lettera a Nandarani, Krishna Devi e Subala, 3/10/67)
Di fatto non siamo separati. Ci sono due – vani e vapuh – dunque vapuh è la presenza fisica e vani è la presenza attraverso la vibrazione, ma sono la stessa cosa. (SP Lettera ad Hamsadutta 22/06/70)
Così in assenza della presentazione fisica del maestro spirituale, il vaniseva è più importante. Potrebbe sembrare che il mio maestro spirituale Sarasvati Goswami non sia presente fisicamente, ma poiché cerco di servire le sue istruzioni, non mi sento mai separato da lui. (Lettera a Karandhara 22/8/70)
Neanch’io sento separazione dal mio guru maharaj`. Quando sono impegnato al suo servizio le sue foto mi danno sufficiente forza. Servire le parole del maestro è più importante che servirlo fisicamente. (Lettera a Shyamasundara 19/7/70)
Per quel che concerne l’associazione personale con il guru, io sono stato con il mio guru maharaj` solo 4 o 5 volte, ma non ho mai lasciato la sua associazione, neanche per un momento. Poiché sto seguendo la sua istruzione, non ho mai sentito alcuna separazione. Ci sono alcuni dei miei confratelli qui in India che hanno avuto associazione personale costante con guru maharaj`, ma che stanno trascurando i suoi ordini. Ciò è proprio come la cimice che è seduta sul grembo del re. Potrebbe inorgoglirsi della sua posizione, ma tutto quel che può riuscire a fare è mordere il re. L’associazione personale non è così importante come l’associazione attraverso il servizio. (SP Lettera a Satyadhana 20/2/72)
E così, spiritualmente, l’apparizione e la scomparsa, non c’è differenza... spiritualmente non c’è tale differenza, apparizione o scomparsa. Così sebbene questo sia il giorno della scomparsa di Om Vishnupada Sri Srimad Bhaktisiddhanta Sarasvati Thakur, non c’è nulla di cui lamentarsi, benché noi proviamo separazione. (SP Lezione, Los Angeles 13/12/73)
Così il mio guru maharaj` sarà molto, molto soddisfatto di voi... non è che è morto e non c’è più. Questa non è comprensione spirituale... egli sta vedendo. Io non sento mai di essere solo. (SP Lezione 2/3/75)
Vani è più importante di vapuh. (SP Lettera a Tusta Krishna Das, 14/12/72)
Sì, sono felice che il tuo centro stia procedendo così bene e che tutti i devoti stiano ora apprezzando la presenza del loro maestro spirituale seguendo le sue istruzioni, sebbene egli non sia più presente. Questo è il giusto spirito. (SP Lettera a Karandhara 13/9/70)
Con le sue parole il maestro spirituale può penetrare nel cuore della persona sofferente e iniettare conoscenza trascendentale che da sola può estinguere il fuoco dell’esistenza materiale. (SB 1.7.22, commento)
Ci sono due termini, vani e vapuh. Vani significa parole, e vapuh significa il corpo fisico. Vapuh finisce. Questo corpo materiale dovrà finire, è così per natura. Ma se ci rifacciamo a vani, alle parole del maestro spirituale, allora possiamo rimanere molto fissi... se voi rimanete sempre intatti, collegati alle parole delle istruzioni superiori, allora sarete sempre freschi. Questa è comprensione spirituale. (SP Lezioni, 2/3/75)
Così dovremmo dare più enfasi alla vibrazione sonora, sia di Krishna sia del maestro spirituale. Non pensate mai che io sia assente da voi. La presenza fisica non è essenziale; la presenza attraverso il messaggio (o ascoltando) è il vero contatto. (SP Lettera a studenti 2/8/67)
La ricezione della conoscenza spirituale non è mai frenata da alcuna condizione materiale. (S.B. 7.7.1, commento)
La potenza del suono trascendentale non è mai minimizzata dal fatto che colui che vibra quel suono è apparentemente assente. (S.B. 2.9.8, commento)
Il discepolo e il maestro spirituale non sono mai separati perché il maestro spirituale mantiene sempre la compagnia del discepolo finché il discepolo segue strettamente le istruzioni del maestro spirituale. Ciò è chiamata l’associazione di vani. La presenza fisica è chiamata vapuh. Finché il maestro spirituale è presente fisicamente, il discepolo dovrebbe servire il corpo fisico del maestro spirituale, e quando il maestro spirituale non c’è più fisicamente, il discepolo dovrebbe servire le istruzioni del maestro spirituale. (S.B. 4.28.47, commento)
Se non c’è possibilità di servire il maestro spirituale direttamente, un devoto dovrebbe servirlo ricordando le sue istruzioni. Non c’è differenza tra le istruzioni del maestro spirituale e il maestro spirituale stesso. Perciò in sua assenza, le sue parole di direzione dovrebbero essere l’orgoglio del suo discepolo. (C.c. Adi 1.35, commento)
Egli vive per sempre attraverso le sue istruzioni divine, e il seguace vive con lui. (S.B. Prefazione)
Ragiona male chi dice che i Vaishnava muoiono, poiché essi vivono ancora attraverso il suono. (Bhaktivinoda Thakur, Songs of the Vaisnava Acaryas 1972)
Sì, l’estasi della separazione dal maestro spirituale è persino più grande di quella di incontrarlo. (SP Lettera a Jadurani, 13/1/68)
Krishna e il suo rappresentante sono identici. Proprio come Krishna può essere presente simultaneamente in milioni di posti, similmente il maestro spirituale può essere presente ovunque voglia il discepolo. Un maestro spirituale è il principio, non il corpo. Proprio come una televisione può essere vista in migliaia di posti grazie al principio di collegamento monitor. (SP Lettera a Malati, 28/5/68)
È meglio il servizio a Krishna e al maestro spirituale in un sentimento di separazione, talvolta c’è rischio per quel che riguarda il servizio diretto. (SP Lettera a Madhusudana 30/12/67)
Così utilizza qualsiasi tempo trovi per fare uno studio approfondito dei miei libri. Allora tutte le tue domande troveranno risposta. (SP Lettera ad Upendra 7/1/76)
Se è possibile andare al tempio, allora prendi vantaggio del tempio. Un tempio è un luogo dove si dà l’opportunità di rendere servizio devozionale diretto al Signore Supremo Sri Krishna. Insieme a ciò dovresti sempre leggere i miei libri ogni giorno e tutte le tue domande troveranno risposta e avrai ferme fondamenta della Coscienza di Krishna. In questo modo la tua vita sarà perfetta. (SP Lettera a Hugo Salemon 22/11/74)
Ognuno di voi deve leggere i nostri libri regolarmente per lo meno due volte al giorno, di mattina e di sera, e automaticamente tutte le domande troveranno risposta. (SP Lettera a Randhira 24/01/70)
Nei miei libri la filosofia della Coscienza di Krishna è spiegata pienamente, così se c’è qualcosa che non capisci, allora semplicemente devi leggere ripetutamente. Leggendo ogni giorno, la conoscenza ti verrà rivelata e grazie a questo processo la tua vita spirituale si svilupperà. (SP Lettera a Brahmarupa Das, 22/11/74)
“Dopo 80 anni non ci si aspetta che qualcuno possa vivere a lungo. La mia vita è quasi finita. E dunque voi dovete procedere e questi libri faranno tutto.” (SP Conversazione in stanza, 18/2/76)
Paramahamsa: La mia domanda è, un puro devoto, quando commenta sulla Bhagavad-gita, qualcuno che non lo vede fisicamente, ma viene a contatto con il commento, la sua spiegazione, è la stessa cosa?
Srila Prabhupada: Sì. Tu puoi associarti con Krishna leggendo la Bhagavad-gita. E queste persone sante, hanno dato le loro spiegazioni, i loro commenti. E dunque dov’è la difficolta`? (SP Passeggiata mattutina, Parigi 11/6/74)
Non c’è nulla di nuovo da dire. Qualsiasi cosa dovevo dire, l’ho già detta nei miei libri. Ora dovete cercare di capire e continuare con i vostri sforzi. Se sono presente o no, non importa. (SP Conversazione in stanza, 17/5/77, Vrindavan)
Se io diparto non c’è motivo di lamentarsi. Io sarò sempre con voi attraverso i miei libri e i miei ordini. Io rimarrò sempre con voi in questo modo. (BTG 13.1-2, Dicembre 1977)
Il legame eterno tra il discepolo e il maestro spirituale comincia dal giorno in cui egli ascolta. (SP Lettera a Jadurani 4/9/72)
L’influenza dei puri devoti è tale che se qualcuno viene ad associarsi con lui con un po’ di fede, ottiene la possibilità di ascoltare a riguardo del Signore da scritture autorevoli come Bhagavad-gita e Srimad-Bhagavatam. Questo è il primo stadio di associazione con i puri devoti. (Il Nettare della Devozione, - Edizione in Inglese del 1982, p. 146)
Questi non sono libri ordinari. È canto registrato. Chiunque legga, ascolta. (Lettera a Rupanuga Das, 19/10/74)
A riguardo del sistema parampara, non c’è nulla da meravigliarsi per i grandi intervalli di tempo... Dobbiamo cogliere l’acharya prominente e seguirlo. (Lettera a Dayananda 12/4/68)
Tu hai chiesto se è vero che il maestro spirituale rimane nell’universo fintantoché tutti i suoi discepoli sono trasferiti nel mondo spirituale. La risposta è sì, questa è la regola. (SP Lettera a Jayapataka 11/7/69)
CONVERSAZIONE IN STANZA 19 Luglio 1977, Vrindavan
CONVERSAZIONE IN STANZA 18 Ottobre 1977, Vrindavan
CONVERSAZIONE IN STANZA 22 Aprile 1977, Bombay
CONVERSAZIONE IN STANZA 27 Maggio 1977, Vrindavan
CONVERSAZIONE IN STANZA 7 Luglio 1977, Vrindavan
CONVERSAZIONE IN STANZA 2 Novembre 1977, Vrindavan
(Srila Prabhupada sta spiegando quel che si stava discutendo con gli ospiti)
CONVERSAZIONE IN STANZA 28 Maggio 1977, Vrindavan
CONFESSIONI DELLA CASA PIRAMIDE, 3 Dicembre 1980
Tridandi Goswami A.C. Bhaktivedanta Swami
Acharya Fondatore: Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna
CENTRO: Krishna-Balaram Mandir Bhaktivedanta Swami Marg Raman Reti, Vrindavan, U.P.
DATA: 4 Giugno 1977
DICHIARAZIONE TESTAMENTARIA
Io, A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada, acharya fondatore dell’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna, fondatore del Bhaktivedanta Book Trust, e discepolo di Om Vishnupada 108 Sri Srimad Bhaktisiddhanta Sarasvati Goswami Maharaj` Prabhupada, che risiede al presente nel Sri Krishna-Balaram Mandir a Vrindavan, faccio questa la mia ultima Volontà:
1. Il Corpo di Commissione Governativo (GBC) sarà l’autorità manageriale finale dell’intera Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna. 2. Ogni tempio sarà una proprietà dell’ISKCON e sarà gestito da tre direttori esecutivi. Il sistema amministrativo continuerà così com’è ora e non c’è alcun bisogno di alcun cambiamento. 3. Le proprietà in India saranno gestite dai seguenti direttori esecutivi:
a) Proprietà a Sri Mayapur Dham, Panihati, Haridaspur e Calcutta: Gurukripa Swami, Jayapataka Swami, Bhavananda Goswami e Gopal Krishna Das Adhikari. b) Proprietà a Vrindavan: Gurukripa Swami, Akshoyananda Swami e Gopal Krishna Das Adhikari. c) Proprietà a Bombay: Tamal Krishna Goswami, Giriraj Das Brahmachari e Gopal Krishna Das Adhikari. d) Proprietà a Bhubaneshwar: Gour Govinda Swami, Jayapataka Swami e Bhagavat Das Brahmachari. e) Proprietà a Hyderabad: Mahamsa Swami, Sridhar Swami, Gopal Krishna Das Adhikari e Bali Mardan Das Adhikari.
I direttori esecutivi che ho qui designato sono nominati a vita. Nei casi di morte o fallimento ad agire per qualsiasi ragione di qualcuno dei direttori menzionati, un direttore successore o direttori successori potrebbero essere nominati dai direttori rimanenti a patto che il nuovo direttore sia mio discepolo iniziato e segua strettamente tutte le regole dell’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna come si trovano nei dettaglio nei miei libri, e a patto che non ci siano mai meno di tre direttori esecutivi o più di cinque che agiscano allo stesso tempo.
4. Io ho creato, sviluppato e organizzato l’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna, e come tale io qui voglio che nessuna delle proprietà immobili nel nome dell’ISKCON in India sia mai ipotecata, prestata, venduta, trasferita o in qualsiasi modo gravata, disposta o alienata. Questa direzione è irrevocabile. 5. In principio anche le proprietà fuori dall’India non dovrebbero essere mai ipotecate, prestate, vendute, trasferite o in qualsiasi modo gravate, disposte o alienate, ma se sorge il bisogno, potrebbero essere ipotecate, prestate, vendute, ecc,, con il consenso dei membri del comitato del GBC associati con la particolare proprietà. 6. Le proprietà fuori dall’India e i loro associati membri del GBC sono come segue: a) Proprietà a Chicago, Detroit ed Ann Arbor: Jayatirtha Das Adhikari, Harikesa Swami e Balavanta das Adhikari. b) Proprietà nelle Hawai, a Tokyo ed Hong Kong: Guru Kripa Swami, Ramesvara Swami e Tamal Krishna Goswami. c) Proprietà a Melbourne, Sidney, Fattoria in Australia: Guru Kripa Swami, Hari Sauri ed Atreya Rishi. d) Proprietà in Inghilterra (London Radlett), Francia, Germania, Paesi Bassi, Svizzera e Svezia: Jayatirtha Das Adhikari, Bhagavan das Adhikari, Harikesa Swami. e) Proprietà in Kenya, Mauritius, Sud Africa: Jayatirtha Das Adhikari, Brahmananda Swami ed Atreya Rishi. f) Proprietà in Messico, in Venezuela, Brasile, Costa Rica, Peru`, Ecuador, Colombia, Cile: Hridayananda Goswami, Pancha Dravida Swami, Brahmananda Swami. g) Proprietà a Georgetown, Guyana, Santo Domingo, St. Augustine: Adi Kesava Swami, Hridayananda Goswami, Pancha Dravida Swami. h) Proprietà a Vancouver, Seattle, Berkeley, Dallas: Satsvarupa Goswami, Jagadish Das Adhikari, Jayatirtha Das Adhikari. i) Proprietà a Los Angeles, Denver, San Diego, Laguna Beach: Ramesvara Swami, Satsvarupa das Goswami, Adi Kesava Swami. j) Proprietà a New York, Boston, Puerto Rico, Port Royal, St. Louis, Fattoria di St. Louis: Tamal Krishna Goswami, Adi Kesava Swami, Ramesvara Swami. k) Proprietà in Iran: Atreya Rishi, Bhagavan das Adhikari, Brahmananda Swami. l) Proprietà a Washington D.C., Baltimora, Philadelphia, Montreal e Ottawa: Rupanuga Das Adhikari, Gopal Krishna Das Adhikari e Jagadish Das Adhikari. m) Proprietà a Pittsburg, New Vrindavan, Toronto, Cleveland, Buffalo: Kirtanananda Swami, Atreya Rishi e Balavanta das Adhikari. n) Proprietà ad Atlanta, Fattoria nel Tennessee, Gainsville, Miami, New Orleans, Fattoria del Mississippi, Houston: Balavanta Das Adhikari, Adi Kesava Swami, Rupanuga Das Adhikari. o) Proprietà nelle Fiji: Hari Sauri, Atreya Rishi, Vasudev.
7. Io dichiaro, dico e confermo che tutte le proprietà, sia mobili sia immobili registrate su mio nome, incluso i conto correnti, i conti di risparmio e i depositi fissi nelle varie banche, sono le proprietà e i patrimoni dell’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna, e gli eredi e i successori della mia vita antecedente, o chiunque rivendichi qualcosa attraverso di loro, non hanno alcun diritto, rivendicazione o interesse in queste proprietà di alcun tipo, ad eccezione di quel che è provveduto qui di seguito. 8. Sebbene il denaro che è a mio nome personale in differenti banche sia speso per l’ISKCON e appartenga all’ISKCON, io ho mantenuto alcuni depositi segnati in modo specifico per assegnare una pensione mensile di 1000 rupie ad ognuno dei membri della mia famiglia precedente (due figli, due figlie e moglie). Dopo la morte dei membri della mia famiglia precedente questi depositi specifici (corpus, interesse e risparmi) diventeranno proprietà dell’ISKCON per il corpus del trust, e ai discendenti della mia famiglia precedente o a chiunque rivendicasse qualcosa attraverso di loro non verrà concessa alcuna pensione. 9. Io nomino qui Guru Kripa Swami, Hridayananda Goswami, Tamal Krishna Goswami, Ramesvara Swami, Gopal Krishna Das Adhikari, Jayatirtha Das Adhikari e Giriraj Das Brahmachari ad agire come esecutori di questa Volontà. Io ho fatto questa Volontà questo 4 Giugno 1977 essendo in possesso dei miei sensi e di una mente equilibrata, senza alcuna persuasione, forza o costrizione da parte di qualcuno.
Testimoni:
A.C. Bhaktivedanta Swami
La Volontà di cui sopra fu firmata da Srila Prabhupada e sigillata e testimoniata dai seguenti: Tamal Krishna Goswami, Bhagavan das Adhikari e parecchi altri testimoni. (le firme appaiono sul documento originale)
CODICILLO
Io, A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada, un sannyasi e acharya fondatore dell’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna, fondatore del Bhaktivedanta Book Trust, e discepolo di Om Vishnupada 108 Sri Srimad Bhaktisiddhanta Sarasvati Goswami Maharaj` Prabhupada, che risiede al presente nel Sri Krishna-Balaram Mandir a Vrindavan, rendo qui la mia ultima Volontà e un codicillo per dare libero corso alla mia intenzione e per chiarire certe cose che sono fino a un certo punto un po’ vaghe nella mia Volontà precedente in data 4 Giugno 1977, come segue:
Io avevo rilasciato una Volontà il 4 Giugno 1977 e avevo posto certe clausole. Una di questa era una clausola di pensione per il mantenimento di Sri M.M. De, Brindaban Chandra De, Miss Bhakti Lata De e Smt. Suluxmana De che erano nati da me durante il mio grihasta ashram e a Smt. Radharani De, che era mia moglie nell’ashram da grihasta, per le loro vite in base al paragrafo 8 della Volontà menzionata sopra. Poiché ad una considerazione attenta io sento che il paragrafo di cui sopra non descrive veramente le mie intenzioni, ordino qui che per quel che riguarda Smt Radharani De, ella otterra` 1000 Rupie al mese per tutta la vita da un interesse che deve essere estratto da un deposito fisso di un lakh e ventimila rupie che deve essere fatto dall’ISKCON in qualsiasi banca che le autorità della detta Associazione pensino appropriata per un periodo di sette anni nel nome dell’ISKCON, il cui ammontare non sarà disponibile a nessuno dei suoi eredi, e dopo la sua morte il detto ammontare sarà appropriato dall’ISKCON in qualsiasi modo le autorità dell’ISKCON pensino appropriato rispetto agli obiettivi dell’Associazione.
Per quel che riguarda Sri M.M. De, Sri Brindaban Chandra De, Smt Suluxmana De e Miss Bhakti Lata De, l’ISKCON depositerà un lakh e ventimila rupie sotto 4 ricevute di depositi fissi, ognuna per centoventimila (120,000) rupie per sette anni in una banca per guadagnare l’interesse di almeno 1000 rupie al mese per ogni ricevuta. Della detta somma di 1000 rupie, solo 250 rupie al mese saranno pagate ad ognuno di loro dall’interesse delle ricevute dei loro depositi fissi. Le rimanenti 750 rupie saranno depositate di nuovo sotto nuove ricevute di deposito fisso nei loro nomi rispettivi per sette anni. Alla maturità di queste ricevute di depositi fissi creati dall’interesse mensile delle 750 rupie per i primi sette anni, le dette somme saranno investite dalle persone nominate in qualche polizza governativa, ricevute di fisso deposito o sotto qualsiasi schema di deposito governativo o sarà usato per acquistare qualche proprietà immobile così che l’ammontare possa rimanere al sicuro e non possa essere dissipato. In caso, comunque, che le persone nominate sopra, o qualcuno di loro, violino queste condizioni e usino la detta somma per uno scopo o degli scopi diversi da quelli descritti sopra, le autorità dell’ISKCON saranno libere di fermare il pagamento del mantenimento mensile di tale persona o persone dai depositi fissi originali di centoventimila (120,000) rupie e daranno invece l’ammontare dell’interesse di 1000 rupie al mese al Bhaktivedanta Swami Charity Trust. È reso chiaro che gli eredi delle dette persone non avranno diritto a nulla delle dette somme e che queste somme sono solo per l’uso personale delle dette persone della mia vita antecedente durante le loro rispettive vite soltanto.
Io ho nominato alcuni esecutori della mia detta Volontà. Ora qui aggiungo il nome di Sri Jayapataka Swami, mio discepolo, che risiede a Sri Mayapur Chandrodaya Mandir, Distretto di Nadia, Bengala Occidentale, come esecutore della mia detta Volontà insieme ai precedenti già nominati nella detta Volontà in data 4 Giugno 1977. Io ordino qui ulteriormente che i miei esecutori avranno il diritto di agire insieme o individualmente per adempiere i loro obblighi sotto la mia Volontà.
Perciò qui io emendo, modifico e altero la mia detta Volontà in data 4 Giugno 1977 nella maniera menzionata sopra. In tutti gli altri aspetti la detta Volontà continua a rimanere buona e rimarrà sempre buona.
Io appongo qui questo Codicillo alla Volontà questo 5 Novembre 1977 in piena coscienza e con mente equilibrata, senza alcuna persuasione, forza o costrizione da parte di qualcuno.
Testimoni:
(le firme appaiono sul documento originale)
A.C. Bhaktivedanta Swami |